Per l’incendio doloso alla fattoria di Leggiuno chiesto il rinvio a giudizio di tre persone
Due donne sono accusate di aver appiccato le fiamme che mandarono i fumo 250 rotoballe di fieno e mezzi agricoli. Al terzo imputato contestato il favoreggiamento personale, “avvisò un'indagata di imminenti perquisizioni"

Era considerata la “stalla della discordia”, poiché finita al centro delle polemiche di alcuni gruppi di ambientalisti che contestavano le condizioni in cui venivano allevati gli animali, in particolare un bovino. Fin qui la vicenda aveva riempito le pagine dei giornali, suscitando reazioni tra favorevoli, contrari e indifferenti.
Ma, nel 2022, una settimana dopo quelle polemiche rimaste tra saliva e inchiostro, qualcuno passò ai fatti: la stalla venne data alle fiamme, causando ingenti danni all’azienda agricola. Ora, per quegli accadimenti sui quali indagarono i carabinieri della Compagnia di Luino, si è arrivati al dunque sul piano processuale, dal momento che la Procura di Varese (Pm Lorenzo Dalla Palma) ha chiesto il rinvio a giudizio per tre persone.
Due sono attiviste ambientaliste, alle quali vengono contestati i reati di incendio aggravato in concorso; il terzo soggetto, invece, è chiamato a rispondere di favoreggiamento personale: venuto a conoscenza delle indagini (perquisizioni da parte dei militari) a carico di una delle due persone indagate per l’incendio, aveva avvisato l’altra che presto i militari della Stazione di Laveno Mombello sarebbero andati a bussare anche alla sua porta.
L’incendio, secondo gli inquirenti, venne appiccato la notte del 10 ottobre 2022, nell’azienda agricola di via Fontane a Leggiuno, da tre persone incappucciate (una delle quali risulta tuttora ignota) e causò danni di valore particolarmente elevato: andarono in fiamme 250 rotoballe di fieno e diversi macchinari agricoli utilizzati per la coltivazione dei campi e per il foraggiamento degli animali. Questo aspetto aggrava la posizione degli indagati, poiché il reato è stato commesso ai danni di un’azienda agricola.
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Partirono le indagini dei carabinieri, che, anche attraverso l’analisi delle videocamere (la foto a corredo di questo articolo non riguarda la sera dell’incendio ma è una delle immagini videoregistrate del circuito di sorveglianza della fattoria, dunque su di una proprietà privata, che ritrae una intromissione illegale risalente a qualche settimana prima dei fatti nda) permisero di identificare e denunciare due donne come esecutrici materiali del fatto: una di 40 anni, residente nel Milanese, e un’altra di 39 anni, che risiede in un comune dell’Alto Varesotto. Inoltre, come accennato, venne denunciato per favoreggiamento un 48enne, anche lui della provincia di Varese.
Due sono le parti offese del reato: padre e figlio, imprenditori agricoli e titolari dell’azienda andata in fumo. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Domenico Marasciulo, Francesca Cramis, Giusi Garbelli e Maria Galli.
L’udienza preliminare, prevista per mercoledì e nella quale sarebbe stata discussa la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura, è stata rinviata al 15 ottobre per un difetto di notifica.
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