“Una Storia di Arte e Poesia”: la mostra di Mendrisio
Ospitata al Museo d’Arte di Mendrisio e curata da Simone Solidi, visitabile fino al 6 luglio, la mostra esplora l'intersezione tra immagine e linguaggio, intrecciando dediche, letture, fotografie, quadri e opere

Come e dove lo scrittore trova le parole per raccontare l’arte? È questa una delle domande centrali della mostra Una Storia di Arte e Poesia, ospitata al Museo d’Arte di Mendrisio e curata da Simone Solidi, visitabile fino al 6 luglio. Riprendendo il pensiero del grande storico dell’arte novecentesco Roberto Longhi, la mostra esplora il legame tra la critica d’arte e la parola, intesa non solo come strumento descrittivo, ma come creazione di un nuovo linguaggio capace di restituire il senso profondo delle opere. “Riconsegnare la critica, e perciò la storia dell’arte, nel cuore di un’attività letteraria”.
Non si tratta solo di tradurre l’arte in parole, ma di generare un’intenzione linguistica nuova, capace di spezzare i codici canonici della critica tradizionale. Nascono termini e costruzioni linguistiche inedite, che non appartengono alla logica tecnica ma alla dimensione evocativa, poetica, intuitiva.
Questo processo avviene in due modi: attraverso la costruzione di un linguaggio evocativo che si distacca dal tecnicismo e, soprattutto, mediante l’esperienza diretta dell’arte nel suo farsi. Il critico visita lo studio dell’artista, osserva l’opera prendere forma, trasformarsi e, talvolta, disfarsi. È in questo confronto con il processo creativo che le parole trovano il loro ritmo e la loro verità. La mostra esplora proprio questa intersezione tra immagine e linguaggio, intrecciando dediche, letture, fotografie, quadri e opere.
Ubaldo Monico e Giorgio Orelli: il segno che trasforma la realtà
Mi hanno colpito principalmente due gruppi di opere. Il primo gruppo è composto da tre xilografie dell’artista ticinese Ubaldo Monico (1912-83) realizzate tra fine degli anni ’60 e ’70. Giorgio Orelli (1921-2013), poeta svizzero di lingua italiana, ebbe una profonda amicizia con Monico, con il quale condivise l’esperienza del servizio militare sul San Gottardo. Questa relazione influenzò significativamente entrambi, portando a diverse collaborazioni artistiche. Nel 1953, Orelli pubblicò la sua raccolta poetica Poesie, che includeva un ritratto dell’autore realizzato da Monico.
Qui in mostra le tre opere hanno come soggetto Le teste. “Vive in esse la morte, la sua azione trasmutante”, Orelli suggerisce che le teste non siano semplici ritratti statici, ma immagini che portano con sé un processo di trasformazione interiore e simbolica. La morte, lungi dall’essere solo un elemento macabro, diventa un principio attivo che trasfigura la realtà e il senso dell’opera. “La qualità del senso, molto mentale, è quella più atta a spostare la natura, la verità”: il significato delle Teste non è puramente visivo o realistico, ma profondamente intellettuale. Il loro valore risiede nella capacità di alterare la percezione della realtà e della verità stessa, come se l’arte avesse il potere di mettere in discussione e ridefinire ciò che consideriamo vero e naturale. Orelli sembra quindi descrivere un’arte che non si limita a rappresentare il mondo, ma lo scuote, costringendo l’osservatore a confrontarsi con concetti più profondi e perturbanti, come la trasformazione e la precarietà dell’esistenza. Orelli ci descrive un processo in cui il segno grafico acquisisce progressivamente maggiore autonomia, diventando sempre più autosufficiente rispetto alla realtà rappresentata richiamando la teoria simbolista di Mallarmé, in cui il significato non è mai diretto ma emerge per risonanza e vibrazione.
Federica Galli: la poesia degli alberi tra luce e memoria
Sempre nel contrasto tra bianco e nero, mi ha colpito una coppia di acqueforti realizzate da Federica Galli, una delle artiste italiane specializzate nelle acqueforti più conosciute del secolo scorso (1932-2009). Il soggetto delle opere è rappresentato dagli alberi, elementi centrali nella sua produzione. A tal proposito, il grande filologo varesino Dante Isella osserva “un regno esclusivamente arboreo”… “Ma anche un albero singolo, l’individuo isolato, come la quercia o la brinata, con i tetti bianchi da sembrare quasi innevati, non fosse loro un bianco leggero, soffiato, come di un vetro appannato dal nostro respiro.” L’uso di immagini delicate e sensoriali (“un bianco leggero soffiato, come di un vetro appannato dal nostro respiro”) conferisce all’opera di Galli una qualità quasi eterea, suggerendo una visione della natura non solo fisica, ma anche emotiva e poetica. “Il vetro appannato dal respiro” richiama un senso di fragilità e transitorietà, come se questi alberi e paesaggi fossero intrisi di un tempo sospeso, tra memoria e attimo presente.
L’albero singolo, come la quercia, può essere interpretato come simbolo di forza e resistenza, ma anche di solitudine e unicità.
Credo che l’originalità di questa mostra risieda proprio nella possibilità di cogliere, in questo intreccio di letteratura e arte, ciò che più si avvicina alla propria sensibilità, come in un labirinto in cui ognuno ricerca qualcosa—forse una parte di sé.
Anche il percorso per raggiungere il museo, partendo dalla stazione, diventa una sorta di ricerca consapevole, un viaggio attraverso le vie e le mura che sembrano raccontare storie da sole. Ricordo in particolare un momento: mentre vagavo per Mendrisio alla ricerca del museo, una persona mi ha aiutata a trovare la strada. Solo dopo ho scoperto che era uno degli artisti in mostra, Samuele Gabai. Non dimenticherò mai il modo in cui i suoi occhi brillavano mentre, in quei pochi minuti, mi raccontava con intensità la bellezza di quel piccolo paese e solo dopo con orgoglio e grande delicatezza presentarsi come artista.
Informazioni sulla mostra
Una storia di arte e di poesia
Arcangeli, Bertolucci, Biamonti, Isella, Orelli, Sereni, Tassi, Testori e i loro pittori
Museo d’arte Mendrisio
30 marzo – 6 luglio 2025
A cura di Simone Soldini e del Museo d’arte Mendrisio
Un progetto di Simone Soldini
Sede
Museo d’arte Mendrisio
Piazzetta dei Serviti 1 | CH – 6850 Mendrisio
Tel. +41 (0)58 688 33 50 | museo@mendrisio.ch
museo.mendrisio.ch
Orari
Ma–Ve 10–12 e 14–17 | Sa–Do e festivi 10–18
Lunedì chiuso
Ingresso
Intero: CHF 12 | Ridotto: CHF 10
Gratuito: ragazzi fino a 18 anni, AMS, ICOM, ASSSA, ASASI, Visarte, Pass. Musei Svizzeri
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