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Da agricoltori a delinquenti: la cannabis light diventa fuorilegge

Il decreto sicurezza del Governo rischia di criminalizzare improvvisamente un mercato da 2 miliardi di euro e oltre 20mila posti di lavoro. Ne parlano gli imprenditori varesini Flavio Ibba e Giovanni Rossi

Generico 07 Apr 2025

“La cannabis light non fa nemmeno un morto all’anno. Ora sarà vietata. Non c’è un motivo per questa scelta, ma ci sono delle vittime concrete. Il tabacco fa 40mila morti all’anno. Il consumo di alcol fa 20mila morti all’anno. Però c’è una pianta che al governo sta sui coglioni. E così ci sono 22mila persone che sono passati da essere agricoltori a essere dei criminali”.

Luca Bizzarri non la manda a dire e interviene in modo diretto nel suo podcast quotidiano Non hanno un amico per Chora media sul recente provvedimento del Governo. La puntata di oggi martedì 8 aprile si intitola Agricoltori e delinquenti.

La cannabis light fuorilegge

Il decreto Sicurezza, approvato venerdì sera, entrerà in vigore 24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, prevista a breve. Il provvedimento stabilisce che anche le infiorescenze di canapa con livelli di THC entro i limiti legali saranno considerate stupefacenti, causando forte preoccupazione nel settore agricolo e della cannabis light.

Nonostante mesi di tentativi di dialogo da parte di associazioni di categoria, operatori del settore, rappresentanti politici e società civile, il governo ha proceduto senza confronto. La misura, adottata con decreto d’urgenza, rischia di criminalizzare improvvisamente un mercato da 2 miliardi di euro e oltre 20mila posti di lavoro.

Le reazioni sono state dure: imprenditori e agricoltori temono ripercussioni legali per prodotti finora leciti e già immagazzinati. Canapa Sativa Italia e ICI denunciano un attacco alla legalità e annunciano ricorsi urgenti e azioni legali. Anche le principali associazioni agricole – Confagricoltura, CIA, Copagri e Coldiretti – chiedono l’apertura immediata di un tavolo di confronto, denunciando l’incertezza normativa e i rischi sanzionatori per migliaia di aziende.

“Il paradosso italiano: penalizzare un settore promettente. Mentre altri Paesi europei come Francia e Germania incentivano la crescita della canapa industriale, riconoscendone i benefici economici e ambientali, l’Italia rischia di perdere una grande opportunità. La canapa industriale contribuisce non solo all’economia, ma anche alla sostenibilità ambientale, grazie alla sua capacità di assorbire CO2 e alla riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari.

In conclusione, è in gioco il futuro della canapa in Italia. Le organizzazioni agricole e di filiera si uniscono in un appello al governo affinché riveda le sue posizioni e intraprenda un percorso condiviso con le parti interessate. È tempo che le istituzioni ascoltino le voci di migliaia di cittadini, imprenditori e lavoratori che chiedono solo di poter operare nel rispetto delle leggi europee e di contribuire allo sviluppo economico e sostenibile del Paese”.

LA CANNABIS LIGHT NEL VARESOTTO

Nella nostra provincia ci sono due esperienze interessanti che possono aiutare a capire quali sono stati gli sviluppi di questi anni e quali potranno essere gli effetti del recente provvedimento.

Generico 07 Apr 2025

Le foto riprendono l’ex azienda del varesino Ibba

“Nel 2017 – racconta Flavio Ibba – la Comunità europea finanziò lo sviluppo della coltivazione della canapa in Europa. La Svizzera era il mercato più avanti nello sviluppo e Varese è stata il ponte a livello nazionale. Nel 2018 mi ero reso conto che in zona non c’erano grosse realtà produttive e così ho preso una fattoria in Piemonte con serre e terreni per la coltivazione. Negli anni l’azienda era cresciuta e avevamo sviluppato avanzate tecniche di produzioni. Nel tempo si erano sviluppate anche fiere come a Bologna e Roma e stava crescendo un settore specializzato. Io sono rimasto solo nella produzione e ho osservato come ognuno si sia occupato di pezzi della filiera. Nel periodo del raccolto lavoravano nella mia azienda una decina di persone, mentre quelle fisse erano quattro”.

Ibba è molto conosciuto a Varese per il suo dinamismo e anche un periodo di impegno politico nel centrodestra. Ha affrontato la crisi con la consapevolezza dei rischi.  “Il decreto colpisce aziende agricole, famiglie, lavoratori fondi d’investimento, banche insomma un po’ tutti quelli che hanno colto l’opportunità di investire in un nuovo settore fino a ieri legale. Io horiparato il danno perché ho avuto la fortuna di rivendere a dicembre la fattoria che avevo comprato, ma le altre persone cosa fanno?”

Una domanda che abbiamo girato a Giovanni Rossi, titolare della Legal weed, un’azienda di Gavirate che si occupa di distribuzione. Nata nel 2016 è leader nel settore cannabinoico ed è stato uno dei primi brand italiani a trattare e distribuire in Italia ed Europa prodotti a base di canapa e derivati. Tutto nasce nel 2016 con la “Tisana Fior Di Canapa”, evolvendosi negli anni e nel 2018 è diventato anche coltivatore diretto.

“Noi abbiamo sviluppato un network intercontinentale e questo andrà avanti, ma il mercato italiano verrà a mancare.  Siamo da 8 a 25 persone alcune di queste hanno già perso il lavoro. Siamo sottoposti ad attacchi continui dal 2018 e questo crea incertezze e danni reali. La situazione attuale non è per niente positive anche se si stanno attivando diverse azioni legali per contrastare il decreto legge. L’Italia incorrerà certamente in sanzioni perché non può contrastare le discipline europee e la cannabis light non genera problemi sanitari”.

Cosa cambia per la filiera della cannabis light

Le modifiche introdotte dall’articolo 18 del Decreto-legge limitano la coltivazione della canapa esclusivamente a scopi industriali leciti, come bioedilizia e cosmesi, e vietano la commercializzazione e il consumo delle infiorescenze di canapa, anche se derivate da coltivazioni legali. Di conseguenza, le attività legate alla cannabis light vengono ora assimilate allo spaccio di stupefacenti, con implicazioni penali, segnando di fatto la fine dei cannabis shop in Italia.

Cannabis light e sentenza della Corte Europea

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza del 4 ottobre 2023 (causa C-793/22), ha stabilito che gli Stati membri non possono vietare la coltivazione e la vendita di infiorescenze e altre parti della pianta di canapa a uso industriale, purché a basso contenuto di THC. Tali restrizioni possono essere giustificate solo da comprovati rischi per la salute pubblica, finora mai dimostrati.

Questa pronuncia si scontra con il  DDL Sicurezza del Governo Meloni, che mira a limitare tali attività. Tuttavia, secondo il principio della gerarchia delle fonti, il diritto europeo prevale su quello nazionale. Di conseguenza, la nuova norma italiana potrebbe essere annullata dai giudici europei e comportare sanzioni economiche per l’Italia da parte della Commissione Europea.

Pubblicato il 08 Aprile 2025
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