Democrazia, responsabilità, memoria: il 25 Aprile a Luino parla al presente
Nel discorso del giudice Battarino il cuore della cerimonia: «La Costituzione è la patria, in politica si serve, non si comanda»

Anche quest’anno Luino, unita ai comuni dell’Alto Varesotto, ha scelto di esserci.
Ottant’anni dopo la Liberazione, la memoria si è rinnovata in una piazza piena, viva, attraversata da parole che hanno richiamato all’impegno, alla responsabilità, alla scelta.
Sono state centinaia le persone che hanno preso parte al corteo, partito dal Municipio e arrivato fino a piazza Risorgimento, con le bandiere delle associazioni, la musica cittadina e i ragazzi delle scuole.
Il primo intervento è stato del sindaco dei ragazzi di Luino: «Siate fieri di vivere in un mondo libero», ha detto rivolgendosi ai suoi coetanei.
Poi la parola è passata a Fabio Passera, consigliere provinciale: «Sono fiero di rappresentare i 136 sindaci della nostra provincia. Credo che scendere in piazza non sia mai scontato, e farlo oggi lo sia ancora di meno. Non vogliamo interpretare la storia: basta leggerla. E leggendo la storia comprendiamo quanto sia importante essere qui, oggi, a ribadire il senso e il valore di questa nostra presenza. Siamo orgogliosi della Repubblica, lo siamo con sobrietà, come lo siamo ogni giorno dell’anno. Siamo fieri di questo Paese, anche quando ci fa arrabbiare, perché ci appartiene. Profondamente».
Marco Fazio, sindaco di Germignaga e vicepresidente della Comunità Montana, ha sottolineato:
«Oggi, 80° anniversario della Liberazione, è importante celebrare, è importante ricordare, è importante festeggiare. Sì, io credo si possa festeggiare anche in giorni di lutto nazionale, se tale verbo significa onorare un momento fondante della nostra Patria, rendere grazie per la Libertà riconquistata».
Nel suo intervento ha poi aggiunto: «Qualche settimana fa, Giovanni Impastato, ospite a Luino, ha ricordato una frase attribuita a Sciascia: ‘Se una storia non la si racconta, quella storia rischia di sparire’. Ecco perché siamo qui. Perché raccontare, ricordare e trasmettere è oggi una responsabilità».
A prendere la parola anche il sindaco di Luino, Enrico Bianchi, che ha ricordato della necessità di restituire al 25 Aprile il suo significato profondo: quello di un giorno in cui la memoria diventa impegno civile. Nel suo intervento, ha ricordato con commozione la figura di Mirella Cerini, sindaca di Castellanza, scomparsa improvvisamente il 25 aprile 2024, poco dopo aver partecipato alle celebrazioni della Liberazione indossando la fascia tricolore.
A chiudere gli interventi è stato Giuseppe Battarino, giudice, giurista e scrittore. Nel suo discorso ha richiamato con nettezza il ruolo della Costituzione come fondamento della Repubblica e della cittadinanza attiva: «La Repubblica italiana, la Costituzione della Repubblica: questa è la patria».
Ha poi proseguito: «Essere “contro” va bene, non dimentichiamo certo contro quale oscurità lottarono coloro che scelsero la Resistenza. Ma pensiamo, con uno sguardo aperto in direzione del futuro, “per” cosa noi siamo e a quale adesione bisogna invitare tutti i concittadini, senza pregiudizi, senza presuntuose primogeniture ma con l’umiltà consapevole di chi coltiva la forza della ragione, delle idee, non da una “sua” e contrapposta parte, ma dalla parte della cittadinanza costituzionale, che tutti ci accomuna».
Ha parlato anche della responsabilità di chi rappresenta i cittadini: «In politica non si vince e non si comanda: si serve», ricordando che la democrazia si regge su equilibrio, disciplina e rispetto delle istituzioni.
Nel corso dell’intervento ha tracciato un parallelo tra il tempo della Resistenza e le sfide del presente, richiamando episodi di solidarietà e dignità: «In questi nostri luoghi, negli anni bui, c’era chi aiutava chi doveva emigrare, chi scappava dalla violenza. La pietà e la carità non avevano, e non dovrebbero avere, confine».
A chiusura, un passaggio rivolto al futuro collettivo: «Se lo faremo con compostezza, con tranquillità, con apertura mentale, senza presunzione, senza retorica, ci troveremo al fianco persone per bene, galantuomini di orientamenti politici diversi ma accomunati dal rispetto, dato e ricevuto».
E infine: «Ci sarà pur sempre qualcuno che vorrà porsi fuori e contro la democrazia costituzionale: se sapremo tracciare quella linea ed essere, collettivamente, sentinelle della democrazia, costoro si ridurranno a pochi, tristi, spaventati cultori del passato, del disordine, dell’egoismo disperato, di una inutile e greve oscurità».
A chiudere il suo intervento, le parole del diciottenne Jan Cerny, scritte prima di essere ucciso per aver aiutato i partigiani: «Auguro a tutti voi che la vostra vita sia bella come questa giornata, che vi sia in essa molto sole, e pochissime nuvole; oppure solo quelle che portano la rugiada».
La giornata si è conclusa con l’omaggio ai Martiri della Gera di Voldomino.
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