“Nostro figlio aggredito in stazione a Sesto Calende. L’impegno per la sicurezza non può attendere oltre”
La lettera inviata a VareseNews dai genitori di un ragazzo vittima di un tentativo di rapina mentre attendeva il treno insieme ad alcuni amici. "Luoghi come la Stazione dovrebbe essere vissuti come “sicuri” perché pubblici e presidiati e non al contrario zone di frontiera abbandonate al disagio"

Venerdì quattro ragazzi sono stati raggiunti e aggrediti, alla stazione di Sesto Calende da tre giovani che hanno tentato di rapinarli. Al fatto è seguita la denuncia ai carabinieri. Di seguito pubblichiamo la lettera inviata dai genitori di uno dei giovanissimi coinvolti, che invitano a una riflessione più ampia sul tema della sicurezza sul territorio e che vada oltre la polemica politica.
Che Sesto Calende sia da diversi anni un luogo insicuro è cosa nota a tutti. Forze dell’ordine, ragazzi, genitori, esercenti. Sembra un paradosso che una cittadina che mostra e regala tanta bellezza possa mostrare allo stesso tempo tanto degrado sociale. Da tempo noi, genitori di un ragazzo adolescente, viviamo le uscite di nostro figlio e dei suoi amici con una considerevole apprensione. È all’ordine del giorno che ci vengano riportati raccontati senza filtro di episodi di provocazioni e violenza.
Come genitori ci siamo interrogati diverse volte su come si possa intervenire per mettere maggiormente in sicurezza la nostra città. La planimetria di Sesto Calende, che sviluppa le zone di maggior interesse tra il Ticino e il Sempione, sembra essere favorevole ad un controllo del territorio.
Eppure..
Solo lo scorso venerdì 25 aprile, l’ultimo episodio in ordine cronologico di aggressione, in pieno giorno e alla Stazione. Un trio di delinquentelli, arrivati in treno da fuori, e scesi appositamente a Sesto per sfogare i propri disagi con episodi di violenza. In questo caso la vittima è stata il nostro figlio teen ager, che si stava recando in stazione con altri amici e compagni per prendere il treno e dirigersi al lago per fare tutti insieme una grigliata.
Questa volta, tutto sommato, è andata relativamente bene.
La tentata rapina, le minacce e le botte hanno avuto un impatto meno devastante grazie alle buone leve di nostro figlio, alla sorte che ha evitato che le percosse subite arrivassero a parti del corpo che danneggiate potessero risultare fatali e al tempestivo intervento dei carabinieri, che chiamati hanno poi cercato trovato ed identificato i malviventi ed hanno recuperato la refurtiva. Però le cose sarebbero anche potute terminare diversamente e adesso saremmo lì con maggior rabbia e dolore a fare i conti su quello che invece si sarebbe già potuto fare.
Il comprensorio scolastico Dalla Chiesa di Sesto raccoglie un enorme bacino di utenza di ragazzi adolescenti. Come genitori di figli che frequentano tale scuola e che hanno gruppi di amici che amano vivere la loro città insieme e all’aperto, di pomeriggio o alla sera, crediamo di non esser gli unici fortemente allarmati dai racconti che i nostri ragazzi ci fanno. Gruppi di loro coetanei, spesso tra l’altro “i soliti noti”, ma anche gente che viene da fuori, forse per disuguaglianza sociale mal gestita e metabolizzata, o per cattiva educazione o anche semplicemente per attitudine a prevaricare, si avvicinano allo compagnie dei nostri ragazzi con il solo intento per creare disagi.
Già lo scorso anno, nostro figlio si è trovato costretto a richiedere con prontezza l’intervento di una volante per difendersi da coetanei sbandati che armato di coltelli e bottiglie rotte minacciava lui e la sua compagnia (amici e amiche del gruppo), dopo le solite provocazioni. Anche in quel caso l’intervento dei carabinieri era stato risolutivo, ma poi, come si sa, i ragazzi facinorosi, spesso scampano le conseguenze delle loro azioni e dopo poco tornano a spadroneggiare e creare disagi e tensioni.
È brutto da dire, ma la sensazione è che se non si cambia rotta stiamo assistendo ad una tragedia annunciata. Oggi, a nostro figlio, è andata bene, ma domani? Chi potrebbe essere la prossima vittima? Una ragazzina che va a prendere il treno? Una mamma che rincasa dopo il lavoro rientrando dalla stazione? Un figlio che torna da un allenamento?
Poiché la prevenzione è uno strumento che aiuta, noi come genitori e cittadini vorremmo lanciare un appello a tutte le persone che sentono come vera e concreta tale esigenza perché ci si interroghi insieme, magari costituendo un’associazione, in modo da far sentire la nostra voce alle autorità competenti che sembrano ignorare la gravità della situazione o accettarla come ineluttabile o che da sole non riescono ad affrontarla.
Vorremmo che si potesse creare un dibattito propositivo, fuori da logiche di partito o ideologiche, ma basato su elementi concreti, dove possano emergere idee e proposte da parte di tutti gli interessati, per rendere la nostra città più sicura per tutti.
Più telecamere, maggior presenza di forze di controllo, riqualificazione di aree trascurate, presenza di educatori. Posti come la Stazione dovrebbe essere vissuti come “sicuri” perché pubblici e presidiati e non al contrario zone di frontiera abbandonate al disagio. La ferrovia è un servizio pubblico irrinunciabile, come possiamo accettare che ci venga sottratto per la paura delle conseguenze a cui si va incontro nel frequentarla?
L’Alea alla sera si trasforma in far west. Ma è mai possibile? Vogliamo che i nostri ragazzi, dopo aver già subito la privazione sociale del Covid, siano costretti a vedersi solo a piccoli gruppi in case private come accade purtroppo in certi paesi del terzo mondo?
L’idea che ci si possa riappropriare del nostro territorio, renderlo più sicuro, a fronte di un moderato coinvolgimento personale ci potrebbe riavvicinare tutti a quel senso civico e di comunità che oramai ci appartiene sempre meno ma che costituisce l’anima per promuovere cambiamenti concreti.
Ringrazio per la lettura e vi chiedo di pensare a quanto proposto.
Occorrerà creare poi una piattaforma dove trasformare in concretezza le idee di ognuno che abbia interesse a partecipare.
Due genitori
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