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Lincio torna sulla cabina di regia sulle Rsa: “Servono dati precisi su contagi e decessi”

A leggere i dati forniti dal presidente della Provincia la situazione appare decisamente complicata

Tamponi insufficienti, mancanza di numeri certi di contagiati e deceduti, ma anche mancanza di dispositivi di protezione, poca chiarezza per il personale infetto sul riconoscimento dell’infortunio da lavoro. Insomma le problematiche legate alle Rsa della Provincia sono tante. Il presidente della Provincia Arturo Lincio snocciola i vari temi trattati nella cabina di regia di venerdì scorso, e il quadro che si è trovato davanti da quando ha aperto questo tavolo di concertazione, non sembra così confortante.
Il presidente della Provincia Arturo Lincio torna, con un lungo ed articolato documento, sulla cabina di regia sulle Rsa dello scorso venerdì 17. “A una settimana di distanza dalla prima riunione, vi è ancora una situazione critica in alcune RSA della Provincia” sottolinea Lincio.

“Durante la riunione è emersa la necessità di avere la disponibilità di dati precisi sul numero degli ospiti contagiati, sul numero dei deceduti e su quanti operatori sono stati contagiati, per capire che contributi si possano dare e come debba essere gestito il personale, dati che talvolta risultano pubblicati sui giornali locali” spiega Lincio analizzando quanto emerso durante la cabina di regia.

Dati che Asl e Prefettura, possiamo confermare come giornale, non hanno fornito. Anzi i dati finora pubblicati sulle nostre testate sono dati raccolti nele varie strutture da noi contattate. Come i dati di Premosello pubblicati ieri e i dati dei giorni scorsi di Vogogna, Montescheno, Villadossola e Domodossola.

“L’Asl sarà in grado di fornire i dati relativi a ospiti positivi, operatori positivi e decessi nelle singole strutture sottoposte a tampone venerdì prossimo” spiega Lincio.

“L’Asl Vco stia effettuando i tamponi in molte strutture (11 su 20 sono state in tutto o in parte controllate) – spiega Lincio – vengono sottoposti a tampone anche cuochi, ausiliari, manutentori, purtroppo però mancano i tamponi, benché l’Unità di Crisi ne mandi giornalmente; quelli che arrivano vengono utilizzati come si può,c’è un dispositivo che può processarne 400 al giorno, i reagenti sono stati reperiti in Germania, però, se poi non vengono forniti i tamponi, non si può fare di più” spiega Lincio analizzando quanto detto in cabina di regia venerdì.

“I tamponi non vengono estesi a tutto il personale e può accadere che chi non si dovrebbe avvicinare molto agli ospiti finisca per trovarsi in situazioni in cui il contatto diventa inevitabile e, perciò, andrebbe sottoposto a controllo” continua Lincio. “Ci sono casi in cui la struttura ha chiesto i tamponi, ma non è ancora riuscita ad averli. Oggi l’urgenza è rappresentata dalla necessità di fare i tamponi e se l’ASL non fosse in grado di provvedere a un numero sufficiente, bisognerebbe cercare qualche altro soggetto che lo possa fare ammesso che vi siano i laboratori idonei per analizzarli in tempo utile” spiega Lincio facendo capire che esiste un problema di non poco conto in termini di tamponi nelle strutture. Basti pensare come nelle scorse settimane le strutture di Omegna, Vogogna e Premosello si siano mosse in maniera autonoma, come confermatoci dal direttore Rino Bisca.

La Cabina di regia ha poi toccato il delicato tema dei dispositivi di protezione. “Ci sono alcune strutture che lesinano su questi strumenti e ciò provoca il contagio degli operatori e dei pazienti non ammalati. I lavoratori lamentano che dispositivi usa e getta vengono usati per diversi giorni. Ci sono strutture con camici e mascherine che vengono usati per tre o quattro giorni e vengono scambiati fra gli operatori. Il problema è come venga fatta la sanificazione” spiega Lincio.

“Per fare arrivare più velocemente le forniture di dispositivi di protezione individuale sarebbe importante centralizzare gli acquisti per più case di riposo, mettendosi in rete per reperirne grosse quantità (purtroppo però anche il personale dell’ASL del Vco deve confrontarsi con problemi analoghi per l’insufficienza e l’inadeguatezza dei dispositivi o per il mancato arrivo di mascherine dall’Unità di Crisi). Si notano alcune differenze fra i dispositivi di protezione individuale in uso all’ASL e quelli messi a disposizione delle RSA: anche in queste ultime dovrebbero essere garantiti gli stessi dispositivi in caso di necessità” sottolinea il presidente Lincio.

Altro tema quello delle strutture ricettive che potrebbero ospitare il personale delle Rsa.

“Si eviterebbe che il personale rientri nella propria abitazione e, nei casi in cui le abitazioni non siano adatte, per garantire l’isolamento di chi – negativo – viene dimesso dall’ospedale ma potrebbe ancora infettare, o per il personale sanitario su base volontaria. C’è il problema dell’isolamento di chi può infettare i familiari nelle abitazioni private: bisogna cercare strutture per ospitare chi, non ancora completamente guarito, deve affrontare un periodo di convalescenza, evitando di lasciare all’interno del nucleo familiare chi può contagiare i propri cari. Il personale risultato positivo non deve essere riportato sul posto di lavoro troppo presto: la quarantena deve essere assolutamente rispettata e non deve essere anticipato il secondo controllo” spiega Lincio.

Sempre parlando del personale delle strutture durante la Cabina di regia è emersa la criticità “sul riconoscimento dell’infortunio sul lavoro: emergono incertezze su quale medico sia competente per l’avvio della relativa pratica (il rappresentante dell’ASL segnala che sia il medico curante sia il medico competente hanno entrambi la possibilità di avviare la pratica)” spiega Lincio

Durante la Cabina di Regia è anche emersa la preoccupazione delle responsabilità “che potrebbero essere accollate alle strutture alla fine dell’emergenza (per molto tempo si è lavorato con dispositivi di protezione inadeguati o addirittura senza); ci sono strutture che erano state isolate già dai primi di febbraio, nelle quali il contagio è stato portato dagli operatori; ci sono stati errori nell’isolare chi manifestava sintomi; il contagio può essere partito anche da nuovi ingressi avvenuti senza controllo” continua il documento redatto dal presidente Lincio.

Pubblicato il 22 Aprile 2020
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