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Domese bloccata in India: “lasciati soli dalle istituzioni italiane”

“Essere stranieri qui al momento non è facile e ogni cosa diventa potenzialmente pericolosa”

Fabiola Golfarelli Fainelli, 38 anni, veneta, abita a Domodossola da diversi anni, dove è molto conosciuta per il suo lavoro di insegnante di Yoga e per diverse iniziative culturali di cui è promotrice. Al momento si trova bloccata in India, dove si era recata per lavoro. Si perché Fabiola fa parte di quegli italiani che non riescono a rimpatriare a causa della pandemia.

“Siamo un gruppo di italiani in contatto con l’ambasciata da metà marzo e chiediamo aiuto per poter rientrare in Italia” esordisce Fabiola. Quello che racconta è una vera e propria Odissea dalla quale i nostri connazionali, non riescono a venirne fuori. “Come ben noto l’India è in lockdown ed essere stranieri qui al momento non è facile e ogni cosa diventa potenzialmente pericolosa, sia per il reale problema del virus, che per le possibili reazioni della popolazione, che ormai vedono negli italiani i fautori del disagio e gli untori. Cercherò di essere chiara su quanto sta succedendo: l’ambasciata italiana a Nuova Delhi essenzialmente non sta aiutando i propri cittadini nell’organizzare il rientro in Italia. Noi italiani bloccati in India, siamo costantemente in contatto tra di noi, tramite una chat su whatsapp organizzata autonomamente. Nonostante i tentativi e le richieste da parte nostra di rientrare in Italia, l’ambasciata risponde a tutti di aver già predisposto 2 voli di rientro destinati a Roma, uno partito il 27 marzo 2020 da Nuova Delhi e l’altro partito il 3 aprile 2020 da Goa. Non ne prevedono altri al momento, né sono intenzionati ad aiutarci nell’organizzarci altrimenti”.

“Vi racconto la mia esperienza a puro titolo esemplificativo -prosegue- per cercare di farvi capire cosa sta realmente accadendo, simili alla mia storia sono quelle degli altri connazionali. Al momento del lockdown e della chiusura delle frontiere mi trovavo a Pushkar, e non sono riuscita a prendere il volo del 27 marzo, poiché la possibilità di quel volo ci è stato comunicato solo 24 ore prima ed era già praticamente tutto prenotato dai connazionali a cui avevano cancellato il biglietto precedentemente (grazie a quel volo per esempio sono rientrati i turisti italiani in vacanza a Jaipur che si erano ammalati di covid 19 ed i pochi posti rimanenti sono stati venduti da Alitalia a 1300 euro, un prezzo spropositato). Non avendo il biglietto, come altri italiani che sono ancora qui presenti in tutta l’India, ho deciso di aspettare un presunto volo seguente. Non volevo inoltre assolutamente rischiare di rimanere intrappolata a Nuova Delhi, città che al momento è decisamente più pericolosa di Pushkar. Qui infatti avevo almeno un posto letto assicurato, visto che con il lockdown mi sarebbe stato impossibile assicurarmi un’altra sistemazione, anche perché le strutture alberghiere avevano l’obbligo di rifiutarci, a parte una con cui l’ambasciata si è accordata, che però è un albergo a 5 stelle, dunque per molti di noi, inaccessibile. Il secondo volo di emergenza del 3 aprile da Goa organizzato dall’ambasciata, ci è stato altresì comunicato con un anticipo di poche ore. Goa si trova a circa 1700 km da Pushkar e, considerando il lockdown non era affatto possibile prendere un volo interno last minute per arrivarvi. Stessa cosa per pullman o treni come già precisato”.

Sfumata quest’altra possibilità, Fabiola decide di arrangiarsi da sola e cercare un volo per poter rimpatriare. “Non avendo più avuto notizie dall’ambasciata, ho deciso di acquistare direttamente sul sito Alitalia un biglietto per la data del 4 maggio, ma poco dopo la compagnia aerea, cancella anche questo volo. Mi sono messa quindi in contatto con l’ambasciata Italiana, ma mi è stato fatto presente che loro non avrebbero più organizzato alcun volo per i soli 90/100 turisti presenti in nord dell’India intenzionati a partire da Nuova Delhi. Mi è stato chiesto di fare una lista di quanti connazionali ci fossero ancora per valutare se organizzare qualcosa. Queste famose liste nell’ultimo mese sono state inviate più e più volte, dai connazionali intenzionati e bisognosi di tornare a casa. A tal proposito mi chiedo e vi chiedo se stilare e comunicare questa lista con i nominativi delle persone presenti in India, non sia un compito che spetta all’Ambasciata stessa, visto che già tutti noi da tempo avevamo dato conferma della nostra presenza in India tramite e-mail. Nonostante questo, l’unico suggerimento, dato dall’ambasciata italiana è stato di tentare di metterci in lista d’attesa per voli organizzati da altri Stati Europei. Ovvio però che la precedenza per tali voli di rientro, sia data ai cittadini del Paese che organizza tale volo e che non vi è alcuna organizzazione o garanzia che da lì si possa poi rientrare in Italia”.

Allora Fabiola tenta un’altra strada: si rivolge ancora all’ambasciata italiana alla quale chiede esplicitamente come sia possibile che la stessa non sia in comunicazione con Alitalia e perché tale compagnia aerea continui a organizzare voli e poi cancellarli, costringendoli ad acquistare biglietti di fatto inutili ed inutilizzabili. Risposta: l’ambasciata non sa cosa fa o cosa non fa l’Alitalia, il loro unico compito è quello di informarli qualora ci fossero dei voli di emergenza organizzati dall’Alitalia, quindi non voli di linea.

Ultima puntata di quest’incubo. Il giorno 21 aprile è stato organizzato il terzo volo di rimpatrio, da Bangalore, con la compagnia Alitalia e anche per questo volo purtroppo il costo dei biglietti ha raggiunto cifre spropositate: dai 900 per un Economy Class, ai 1400 per una Business Class. “Tramite varie mail all’ambasciata”, continua Fabiola “Avevamo espresso nei giorni precedenti il desiderio di tornare a casa anche noi “del nord dell’India” con questo volo, se avesse fatto scalo a Dheli e se il prezzo fosse stato più ragionevole. A questa nostra richiesta l’ambasciata di Dheli risponde che gli accordi della stessa e quelli del consolato di Mumbai sono assolutamente indipendenti l’uno dall’altro. In poche parole ci dice che non è possibile alcuno scalo in quanto sono due enti che non comunicano tra di loro. Siamo allora riusciti a realizzare una videochiamata con l’ambasciatore De Luca che, dopo una serie di chiarimenti ci ha esortati a fare l’ennesima lista, per vedere se fosse possibile organizzare un volo da Dheli diretto in Italia: se il numero fosse stato sufficiente, avrebbero organizzato il volo senza problemi. Dunque ci rimettiamo al lavoro e prepariamo l’ennesima lista che prevedeva 86 italiani e 25 indiani con regolare permesso di soggiorno. La lista viene inviata nel giro di 24 ore. L’ambasciata a questo punto inizia a verificare chiamando telefonicamente parte dei contatti presenti nella lista. Risultato: secondo loro il numero non è sufficiente per organizzare un volo. Il compito dell’Ambasciata Italiana, secondo quanto detto da loro stessi più e più volte, si limita quindi soltanto a comunicare eventuali voli di emergenza al momento diretti in Europa, con i disagi già citati sopra”.

La situazione, già grave a causa di questi continui rimpalli tra istituzioni, rischia di peggiorare in quanto, le poche strutture che al momento stanno ospitando gli italiani bloccati in India, rischiano di non potere più garantire tale ospitalità ancora per molto. Inoltre alcuni italiani hanno delle problematiche non da poco. Vi è una famiglia composta da quattro membri: il padre cardiopatico invalido civile, la madre invalida civile e le due giovani figlie, altri hanno bambini piccoli.

Conclude la cittadina domese” Permettetemi di sottolineare che siamo soli in una situazione di emergenza e mi domando quali siano le tutele e le garanzie per noi cittadini italiani che chiediamo soltanto di rientrare nel nostro Paese. Necessitiamo e pretendiamo protezione e tutela”.

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Pubblicato il 04 Maggio 2020
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