“Non abbiamo più soldi né energie”. Una raccolta fondi per non far chiudere l’Ostello della Val Grande
La proroga del divieto di spostarsi tra le regioni è stato il colpo di grazia per la struttura di Cicogna. I gestori, che fino ad oggi non si sono mai arresi, ora devono fare i conti con l'esaurimento delle riserve e la mancanza di sostegni pubblici
Quello della Val Grande è molto più di un ostello.
Per gli amanti del territorio, il grande parco nazionale situato a un passo dal Lago Maggiore, la struttura di Cicogna è un punto di riferimento importantissimo. Un luogo di accoglienza per i visitatori italiani e stranieri ma anche una realtà attiva tanto nella promozione turistica quanto in quella culturale e nella sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e di sostenibilità.
In tutti questi mesi, nonostante lockdown e la mancanza di ristori, i gestori non si sono mai arresi. Hanno diffuso le iniziative del parco, mantenuto i rapporti con i clienti e inventato progetti e formule alternative per dare ossigeno all’attività bloccata dall’epidemia. Da buon “presidio” della montagna, e modello virtuoso di quello sviluppo di economia alternativa di cui oggi molto si parla, l’ostello nonostante tutto è rimasto aperto, come servizio per il parco e supporto per i lavoratori sul territorio ma per un numero di avventori che si possono contare sulle dita di una mano. Le difficoltà sono tante e le prospettive di certo non rosee.
Quei confini che non vedevamo e che oggi pesano alla luce dei rinvii
A dare il colpo di grazia è stata però la proroga del divieto di spostarsi tra le regioni (e naturalmente tra frontiere). Anche il gestore, Andrea Avogadro, che è un vulcano di idee ha dovuto fermarsi di fronte all’evidenza.
«Abbiamo perso anche la Pasqua, che seppur nel rispetto delle norme anti contagio, ci avrebbe portato un po’ di movimento e questo è stato l’ultimo colpo che potevamo sostenere – spiega -. Il nostro territorio è strategico e siamo in un’area di frontiera, regionale e nazionale, e viviamo di turismo dalla Lombardia, dalla Svizzera, Francia e Germania. Senza ristori e senza la possibilità di accogliere visitatori, non abbiamo molte possibilità di proseguire la nostra attività. Questo non significa chiudere ora per riaprire a giugno ma chiudere ora e non riaprire più».
Dalla pagina Facebook la struttura ha lanciato un appello ai suoi visitatori per una raccolta fondi necessaria a far proseguire l’attività in attesa di tempi migliori.
Di seguito il post con il messaggio dei gestori:
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