Chi vuole gestire una cascina nel Parco del Ticino piemontese?
Si tratta della tenuta Montelame. L'ente piemontese vuole creare un centro per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia di razze italiane rare
L’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore cerca un potenziale gestore di aree e immobili della tenuta Montelame in comune di Pombia.
Obbiettivo prioritario: la creazione di un centro per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia di razze italiane rare in via di estinzione.
La Montelame è una tenuta pregevole: una cascina di tipo tradizionale, ben conservata, inserita all’interno di una sorta di penisola in un’ansa del fiume Ticino: i terreni di dotazione si estendono per 200 ettari.
La salvaguardia della biodiversità genetica in agricoltura, cioè del patrimonio di varietà vegetali e razze animali domestiche, rientra tra gli scopi istitutivi delle aree protette. In Italia, l’esempio più noto è quello del Parco Nazionale dell’Asinara, che ha tra gli obiettivi la salvaguardia della razza locale di Asino albino.
Le strategie di conservazione messe in atto sinora non sono però risultate sempre efficaci nel rallentare l’estinzione delle razze autoctone che, a livello mondiale, prosegue al ritmo di 2 alla settimana (FAO, 2011). Le tecniche di conservazione delle razze a rischio sono in situ (allevamento di una razza a fini produttivi nel suo agro-ecosistema di origine) ed ex situ (gli animali sono allevati in aree diverse da quelle tipiche). Le tecniche ex situ sono uno strumento potente e sicuro soprattutto per la salvaguardia delle risorse genetiche animali a forte rischio di estinzione, o per le quali non sussistono momentaneamente le condizioni per una loro salvaguardia nell’area di origine.
Il Centro avrà come finalità la conservazione ex situ di alcune razze autoctone italiane a rischio di estinzione; oltre a ciò, avrà funzioni educative divulgando al pubblico l’importanza della conservazione della biodiversità in agricoltura, e potrà essere utilizzato da studenti e ricercatori di Università e istituti scientifici per svolgere ricerche di vario tipo.
Gli animali ospitati, viste le strutture di Montelame, apparterranno a razze autoctone italiane di cavalli (es. Cavallino di Monterufoli, Bardigiano, Murgese, Pony di Esperia, etc.) e di asini (es. Amiata, Ragusano, dei Monti Lepini, Martina Franca, etc.), ma potranno anche essere ospitati, in alternativa, piccoli ruminanti (caprini e ovini) delle prealpi e delle Alpi, come le pecore Savoiarda, Saltasassi, Garessina, Ciuta, etc., o le capre Fiurinà, Vallesana, Sempione, Frisa, Bionda dell’Adamello, etc. Nella fase iniziale sono esclusi i suini e i grandi ruminanti per problemi di gestione.
Il Centro dovrà applicare le raccomandazioni previste nelle Linee Guida per la conservazione della biodiversità in agricoltura; verranno realizzate attività di studio e ricerca mediante convenzioni e collaborazioni con Università, Enti di ricerca e Associazioni di settore. Il centro potrà aderire alla rete europea “SAVE- Foundation” che raccoglie e coordina le attività di conservazione svolte dalle associazioni europee per la salvaguardia di razze e varietà autoctone. Tale attività potrà essere sicuramente il punto di partenza per progettazioni di ricerca scientifica dell’Unione Europea come programmi Life, Horizon, etc.
Il soggetto gestore inoltre avrà la possibilità di effettuare l’attività agricola, coltivando e conducendo i terreni in conformità alle normativa vigente del Parco, utilizzando le materie prime del luogo anche per prodotti tipici della nostra area , con la possibilità di mettere in campo buone pratiche agricole come modelli virtuosi; l’area ben si sposa anche per allevamento e/o custodia di cavalli e/o asini viste le strutture già esistenti destinate a scuderie, maneggio e ricovero cavalli anche per promuovere attività di ippoterapia ed educativa, allevamento di ovini e caprini (presenti paddok).
Tale gestione non comprende il solo coinvolgimento della Cascina Montelame ma anche i terreni agricoli presenti nella proprietà del Parco a Pombia (NO) che complessivamente consta in un’ansa del fiume di 200 ettari (comprensiva di areeboschive e di due cascine: Casone e Mulino Simonetta non oggetto dell’avviso), oasi naturalistica di pregio paesaggistico e ambientale.
Per tale affidamento il gestore dovrà versare un canone di locazione con il quale l’Ente potrà far fronte alle spese di gestione che quotidianamente deve sostenere per le proprie finalità istitutive.
L’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore sottolinea la valenza ambientale di tale progetto poiché si andrebbe a realizzare il primo centro di razze rare all’interno di un Parco Naturale Regionale.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.