La Val Grande arriva su Sky con un documentario
"La via incantata", segue due uomini alla ricerca di un vecchio sentiero perduto, e Serena, una ragazza che ha deciso di non andarsene, ma di vivere e lavorare tra alpeggi selvaggi, boscaglie impenetrabili e animali di ogni specie
La Val Grande torna alla ribalta nazionale con il documentario Sky original firmato da Francesco Fei e che andrà in onda lunedì 27 dicembre alle ore 21:15 sul nuovo canale Sky Nature e in streaming su Now.
«È un grande onore per noi poter contare su questa nuova e prestigiosa vetrina mediatica per la Val Grande: siamo convinti – afferma il commissario straordinario dell’Ente parco, Massimo Bocci – che il contatto con la natura sia la più grande cura per il corpo e per lo spirito, specialmente in fasi complicate come quella che stiamo vivendo. La via incantata permetterà al grande pubblico di incontrare un territorio in cui una natura primordiale colpisce ed affascina allo stesso tempo».
Un luogo misterioso, quello della Val Grande, accessibile, ma non per tutti: nessun insediamento permanente, nessuna linea telefonica, solo i rumori della natura. Ecco perché in Val Grande ci si può perdere, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. La Val Grande rappresenta una sfida, prima di tutto con se stessi. Ed è una sfida che solo pochi hanno il coraggio, la testardaggine, la pazienza, la passione di affrontare. Tra questi ci sono i protagonisti di “La via incantata”, due uomini alla ricerca di un vecchio sentiero perduto, e una giovane donna, Serena, una ragazza che ha deciso di non andarsene, ma di vivere e lavorare nella wilderness, tra alpeggi selvaggi, boscaglie impenetrabili e animali di ogni specie.
La stessa wilderness a cui vanno incontro Marco Albino Ferrari, scrittore e grande conoscitore della montagna, dal cui libro omonimo è ispirato il documentario stesso. E Tim Shaw, guida escursionistica e guida ufficiale del Parco che nella solitudine impervia della Val Grande ci ha passato un intero inverno. La via incantata osserva, con una regia sublime ma invisibile, la spedizione di Marco e Tim, mentre scorre, cadenzata dai ritmi della valle, la vita di Serena. Una vita che ci riporta a un lontano passato con testimonianze fotografiche dei luoghi e dei suoi abitanti che si fondono con l’oggi.
Un passato e un presente che convivono in armonia, proprio come il sentiero Bove, la prima via ferrata realizzata nelle Alpi, costruita tra il 1890 e il 1897, in memoria dell’esploratore Giacomo Bove. Un sentiero che Marco Albino Ferrari percorse anni fa, ed è da allora che Marco ha un pensiero fisso: entrare laddove essere umano non mette piede da oltre cinquant’anni, la zona assolutamente più selvaggia e misteriosa della Val Grande, la Riserva integrale del Pedum. Qui esiste un cammino, che porta diritti dentro la wilderness più profonda tra cervi, caprioli, vipere, aquile, gufi reali e, forse, anche lupi e orsi. E qui è veramente possibile vivere un’esperienza umana, emotiva unica e imprevedibile.
«La via incantata è un documentario che racconta il viaggio verso il più antico e vasto santuario di natura selvaggia delle Alpi, la riserva integrale del Pedum, nel Parco nazionale della Val Grande – racconta il regista Francesco Fei – luoghi abitati fino a metà del secolo scorso, prima che un inarrestabile spopolamento segnasse la sorte di intere comunità. La via incantata è l’esperienza di due uomini a contatto con questa wilderness così emotiva e tangibile. È l’incontro con quello spirito selvatico che alberga nell’animo di chi non ha occhi abbastanza sazi per rassegnarsi al fluire inerme del tempo. È anche la storia di una giovane donna che ha deciso di vivere totalmente dentro questo selvatico».
«Il realismo che permea tutto il documentario vede il racconto dell’esperienza che si trovano a vivere i personaggi in uno spazio temporale definito, che poi si dilata nel finale per diventare una sorta di poesia visiva sui valori dell’esistenza. È quello che ho provato a raccontare – conclude Francesco Fei – vivendo in modo tangibile ed epidermico all’interno di un ambiente di vera wilderness. Per valorizzare al massimo questo aspetto, la produzione è stata realizzata con una piccola troupe, in maniera da interferire al minimo con gli accadimenti reali e con gli imprevisti inevitabili».
La spedizione di Marco Albino Ferrari diventa così l’occasione per una riflessione sul rapporto fra la società contemporanea e la natura, con un pensiero rivolto all’uomo travolto dall’emergenza sanitaria ed esistenziale dei nostri giorni. Un’emergenza che è anche ambientale e che deve riportare l’essere umano alla Natura e a viverla nel rispetto del suo ecosistema, del suo ciclo di vita. Un ciclo che Serena vive, senza ipocrisie o dichiarazioni alla moda, ma sulla propria pelle, immersa nel tempo della natura e della wilderness. Quella che Marco e Tim attraversano tra le intemperie invernali, consapevoli che a vincere è e sarà sempre la Natura.
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