Ri-connessioni, arte e natura in mostra a Verbania
L'esposizione organizzata dal Museo del Paesaggio di Verbania in collaborazione con la Reggia di Venaria e il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude aprirà sabato 2 aprile
Apre al pubblico, sabato 2 aprile alle ore 14.00, la mostra “RI-CONNESSIONI. Natura e ambiente dall’800 al contemporaneo” organizzata e promossa dal Museo del Paesaggio di Verbania in collaborazione con la Reggia di Venaria e il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. La mostra sarà aperta fino al 26 giugno dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00 (orario continuato) nella sede storica del museo a Palazzo Viani Dugnani, Via Ruga 44.
Questa nuova collaborazione nasce dalla mostra “Una infinita bellezza. Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea” -terminata il 27 Febbraio presso la Citroniera della Reggia- in cui era esposta anche l’opera “I due noci” di Carlo Fornara proveniente dalla collezione del Museo del Paesaggio.
Una selezione delle opere di arte contemporanea presentate nell’ultima sezione della mostra di Venaria, sarà accolta nella pinacoteca del Museo a Palazzo Viani Dugnani (Via Ruga 44-Verbania), entrando in connessione con i dipinti di paesaggio ottocenteschi che caratterizzano la collezione museale permanente.
Le opere provenienti da Venaria, comprese tra la fine del ’900 e l’inizio del terzo millennio, rappresentano un ambito temporale in cui il paesaggio non è stato un tema dominante. Tuttavia l’ambiente naturale nel suo insieme e l’iconografia paesaggistica, intesa in senso lato, hanno comunque destato l’interesse di alcuni artisti italiani: e tra costoro ne sono stati selezionati quindici, attivi soprattutto nel territorio piemontese, scegliendo di valorizzare la lettura del paesaggio come metodo di indagine della cultura del territorio.
Questi artisti vengono accostati – in un gioco di rimandi e contrasti tra Ottocento e Contemporaneo – lungo tutto il primo piano del museo dai curatori Guido Curto, Direttore della Reggia di Venaria e Federica Rabai, Direttore artistico del Museo del Paesaggio.
Alcuni dei più importanti e storici movimenti artistici presenti nelle collezioni del Museo – dal Naturalismo lombardo di Eugenio Gignous e Guido Boggiani al Divisionismo di sfera vigezzina di Cesare Maggi e Carlo Fornara fino al Verismo di Arnaldo Ferraguti e al Primitivismo scultoreo di Arturo Martini- dialogano con noti artisti contemporanei che hanno toccato ed esplorato il tema della natura e dell’ambiente ai giorni nostri. In mostra opere di Maura Banfo, Francesco Tabusso, Francesco Casorati, Ugo Nespolo, Laura Pugno, Enrica Borghi, Velasco Vitali, Hilario Isola, Giorgio Ramella, Daniele Galliano, Pier Luigi Pusole, Andrea Massaioli, Giovanni Frangi, Elisa Sighicelli, Piero Gilardi.
Il titolo della mostra vuole proprio giocare sul doppio significato della parola “Connessione” puntando l’attenzione ai temi, sempre attuali, dell’ambiente e invitando il pubblico a Ri-connettersi con la natura e a guardarla con occhi nuovi, come hanno fatto gli artisti contemporanei presentati… che sono stati “connessi” a loro volta con le vedute di paesaggio ottocentesco che hanno costituito il primo nucleo di opere che ha dato vita al Museo del Paesaggio.
Le opere
Nel percorso di visita, che prende avvio con la sala introduttiva al piano nobile di Palazzo Viani Dugnani, si staglia a parete un lavoro realizzato da Ugo Nespolo, che dopo gli esordi provocatoriamente “performativi” ritorna alla figurazione in chiave gioiosamente post-futurista e neo-pop, accostato alle vedute di Intra di Luigi Litta, importante vedutista italiano e maestro dello scapigliato Daniele Ranzoni.
Si incontrano poi paesaggi dipinti da due pittori torinesi da poco tempo deceduti, ma ancora vivissimi nell’affetto e nella stima di tanti appassionati d’arte: Francesco Tabusso (1930-2012) e Francesco Casorati (1934-2013); documentati con due opere a dittico per ciascuno, nelle quali vediamo raffigurate con stile gioioso e vagamente onirico le dolci colline circostanti Torino. Luogo privilegiato d’ispirazione e buen retiro di questi due artisti esponenti di spicco di quella temperie artistica torinese che nel secondo dopoguerra si coalizza a Torino attorno alla figura del Maestro Felice Casorati, il cui studio in via Mazzini era diventato dagli anni ‘20 cenacolo d’incontri e vera e propria scuola d’arte privata. Partecipa di questo fermento con uno sguardo rivolto agli Stati Uniti, Giorgio Ramella, anche lui un outsider antiaccademico, e con il suo stile neorealista rende qui omaggio ai Giardini della Reggia di Venaria in un suggestivo e romantico notturno. Accostati a queste, le vedute naturaliste di Eugenio Gignous e quelle più legate “all’architettura di paesaggio” tipiche della pittura di Siro Penagini.
A far loro da contrappunto svettano le montagne dipinte da Daniele Galliano con stile Medialista (termine coniato negli anni ’80 dal critico Gabriele Perretta per indicare quei dipinti “mediati” da una fotografia), e sulla stessa temperie mass-mediale, però in bianco e nero, ci appaiono le vallate neo-metafisiche inquadrate da Pier Luigi Pusole; mentre neo-surreale è la vetta del Cervino che si libra nel blu dipinto di blu da un altro talentuoso pittore torinese a mid career, Andrea Massaioli. Più intensamente neo-naturalistiche sono le campagne marchigiane dipinte da Giovanni Frangi e le montagne di Velasco Vitali, entrambi artisti lombardi.
Utilizzano la fotografia come strumento pittorico anche Elisa Sighicelli, autrice di foto-paesaggi stampati su tessuto velati da trasparenti plastiche, e Laura Pugno, che cancella in parte le fotografie in bianco e nero trasformandole in una installazione che dialoga perfettamente con il divisionismo rappresentato dall’Aratura a Miazzina di Achille Tominetti.
Nel percorso di visita si incontrano anche le installazioni di Piero Gilardi, Enrica Borghi e Maura Banfo, opere in cui gli artisti esaltano una bellezza fitomorfa e zoomorfa, dove i fiori, le api e gli uccelli, sono creature reali che assurgono a simbolo di una natura che deve essere ammirata e protetta dall’uomo con un occhio particolare al riciclo e al riuso di oggetti di uso comune, in plastica e altro materiale. Le istallazioni dei tre artisti saranno accostate ad opere di Guido Boggiani, Arnaldo Ferraguti e Mario Tozzi.
In connessione con le opere scultoree e le rare tele di Paesaggio di Arturo Martini, uno dei più grandi maestri del ‘900 italiano, sarà presentata un’opera site-specific dal titolo Paesaggio fantasma realizzata da Hilario Isola per il Museo del Paesaggio. Nell’insieme emerge uno scenario sfaccettato e disomogeneo, dove non esistono tendenze, linee guida poetiche, e neppure un minimo comun denominatore estetico, stilistico, né tantomeno si riconoscono Movimenti con Maestri e capiscuola, in completo contrasto con le opere ottocentesche presentate in sale tematiche e accostate volutamente alle opere contemporanee scelte dai curatori. Oggi, a differenza del passato, ogni artista vive, sente e opera in un percorso totalmente autonomo, individualistico, di fatto intimo, dove non hanno più alcun ruolo le Accademie di Belle Arti (e anche le tante analoghe Istituzioni private). Da questo contesto risulta evidente come artisti d’oggi prediligano percorsi autodidattici che trovano stimoli e spunti non più nel fare gruppo o nello stare insieme coalizzandosi, ma semmai contaminando la propria cultura in “esterno”, dialogando con altri ambienti e ambiti letterari, musicali e persino scientifici, nell’idea che la vita è l’unica vera Scuola che oggi conta.
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