Siccità sulle Alpi: il Rifugio Crosta chiude per mancanza d’acqua
Al 16 aprile non è più possibile garantire il recupero di acqua, dice il gestore. "Speriamo di riaprire a maggio"
«Abbiamo tenuto acqua per fare due lavastoviglie domattina, poi chiuderemo». Siamo al 16 aprile e le scorte sono già esaurite, al Rifugio Crosta, all’Alpe Solcio, 1750 metri in Val Divedro, alta Val d’Ossola.
Enrico Sanson, che con Marina gestisce il rifugio di proprietà del CAI Gallarate, racconta che mai in quindici anni di presenza qui ha dovuto fronteggiare una situazione simile: «In passato si è sempre trattato di far lavorare di più le motopompe per recuperare acqua».
Sono gli effetti della peggiore siccità – almeno – degli ultimi vent’anni. Contrariamente a quanto si pensa (almeno tra i “cittadini”), la montagna è più esposta della pianura rispetto alla siccità: semplificando, si può dire che la pianura può sempre attingere ai serbatoi profondi di acqua – le falde – mentre in montagna l’acqua tende a scendere subito a valle. Senza pioggia, un gorgogliante torrente di montagna – normalmente dato per scontato – si riduce alla lunga ad un rigagnolo.
Di solito questo poteva accadere in estate, quando si esaurivano i depositi di neve in quota. Ma ora i depositi sono già ampiamente sotto la media, come segnalava il monitoraggio nelle settimane scorse. E così, mentre alcuni villaggi in quota hanno già bisogno di rifornimento con autopompe, al rifugio – orfano dei depositi di neve degli anni scorsi – l’acqua manca.
«Nonostante fossero stati già fatti lavori di adeguamento» continua Sanson. Per ora, non c’è altro da fare che prendere atto dell’assenza di acqua: il Rifugio Crosta ha “alzato bandiera bianca”, con un post Instagram, nel tardo pomeriggio di domenica, a weekend quasi finito.
«Avevamo già prenotazioni per le prossime settimane, ma dovremo rinunciare. Per ora si parla di riaprire a fine maggio».
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