Nel bosco del Mottarone un prete, un imam e un rabbino ricordano le vittime della funivia
L'iniziativa è stata organizzata da David Gerbi, psicologo, mediatore internazionale e ambasciatore di pace dell’Onu: le tre religioni unite nel ricordo delle vittime israeliane, iraniana e italiane
Nel bosco fitto alla falde del Mottarone risuonano le parole di un prete cattolico, di un imam, di un rabbino. È un momento toccante, quello in ricordo della tragedia del Mottarone, in cui persero la vita quattordici persone, tra cui cinque israeliani e un iraniano: scomparsi insieme e oggi ricordati insieme.
L’idea è stata di David Gerbi, psicologo, mediatore internazionale e ambasciatore di pace dell’ONU dal 2007, che ha organizzato la cerimonia di commemorazione delle vittime della tragedia del Mottarone del 23.5.2021, nel suo secondo anniversario in accordo con il comune di Stresa ed il beneplacito della proprietà dell’area, deponendo sul terreno un monumento in ricordo di
Tal Peleg, Amit e Tom Biran, Itzhak Cohen e Barbara Cohen Konisky (le cinque vittime israeliane).
«Ho accolto la proposta con piacere per il messaggio di pace che voleva diffondere» ha detto la sindaca Marcella Severino che nel pomeriggio del 23 maggio unitamente all’assessore Carla Gasparro, del parroco don Gianluca Villa, del rav David Elia Sciunnach, vice rabbino capo di Milano e presidente del Tribunale rabbinico del centro-sud Italia, di Raphael Singer, dell’Ambasciata di Israele a Roma, ha assistito alla cerimonia dove è stato anche letto il messaggio dell’imam della grande Moschea di Roma, Nader Akkad.
«Un momento di raccoglimento e di preghiera che unisse le tre religioni di appartenenza delle vittime». Al termine delle preghiere è stata scoperta la lapide in memoria delle vittime delle famiglie Cohen, Peleg e Biran e di tutte le quattordici vittime, che verrà poi posizionata definitivamente sul luogo le prossime settimane.
«La tragedia è stata di tutta Stresa, era la nostra funivia, dove andavamo noi e i nostri figli, su questa funivia poteva esserci ciascuno di noi. Questa tragedia che ha portato tanta sofferenza ha
generato un senso di unione; una città sgomenta ha abbracciato idealmente tutti i familiari e ha pregato per le vittime» ha detto la sindaca. «La terra è stata trasformata in terra consacrata dal sangue delle vittime e deve essere trasformata in terra di pace e benedizione» ha aggiunto parroco il parroco don Gianluca Villa, nel ricordo di quella domenica dove «cinque gruppi di famiglie, amici e coppie provenienti da diverse città e paesi, religioni e nazionalità uniti insieme nello stesso destino, a voi tutti uniti nel loro ricordo e memoria ed al piccolo unico sopravvissuto il forte Eitan e alla sua comunità ebraica che continua a prendersi cura, il mio sincero cordoglio fraterno» ha continuato l’imam Akkad.
«Stresa è da sempre terra amata dagli israeliani, accoglie ogni anno turisti e celebrazioni di Pesach, da meta di gioia e vacanza è diventato luogo di sofferenza» ha concluso l’ambasciatore Singer.
La cerimonia si è conclusa con la preghiera e il Ner Neshama ( candela per l’anima) e l’accensione da parte dei presenti delle candele in benedetta memoria delle vittime.
Continua il prof. Gerbi: «Nella tragedia sono state colpite persone di religione ebraica, cristiana e musulmana. Rappresentanti delle tre religioni monoteiste colpite da un tragico destino, solo D.O sa il motivo di ciò che è successo e solo Lui può consolarci per la grave perdita. Raccogliersi insieme, pregare insieme, accendere assieme le candele, con la preghiera per i defunti ed il suono dello shofar, lavorare assieme per il bene di chi è rimasto».
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