Luino e le tante battaglie della memoria in riva al Verbano
Martiri e vittime del passato che tornano nei dibattiti pubblici dei giorni nostri. Sintomo di sana e robusta costituzione culturale
Quando la storia riaccende gli animi. A Luino la discussione sull’intitolazione di luoghi pubblici fomenta il dibattito cittadino che è stato innescato nei giorni scorsi dallo storico Maurizio Isabella della Queen Mary University of London che in una lettera aperta contestava l’intitolazione di una serie luoghi cittadini – ultimo dei quali sul lungolago, alla memoria di Norma Cossetto, trucidata dai partigiani titini nel 1943 – a fatti e accadimenti del passato.
«Se portassi i miei nipoti a passeggiare sul lungolago della nostra città non apprenderebbero nulla dell’Olocausto, niente dei crimini del nazifascismo, niente della resistenza a difesa della democrazia, ossia del movimento di popolo che ha pure costituito un momento cosi’ significativo della storia delle nostre terre luinesi tra il 1943 ed il 1945, e per cui molte donne ed uomini delle nostre zone hanno pagato con la vita o con l’invio ai campi di concentramento nazisti».
La lettera non è piaciuta ad Andrea Pellicini, ex sindaco, esponente di spicco varesino di Fratelli d’Italia che ha replicato al professore spiegando che «non è vero che con le intitolazioni sul lungolago di Luino sia in atto un percorso di revisione storica che tenda ad esaltare il nazionalismo e ad escludere la Resistenza».
A questa posizione è seguito un intervento da parte dell’ex presidente del consiglio comunale Alessandro Franzetti che condivide i ragionamenti dell’ex sindaco e chiede che “le intitolazioni a Luino siano stimolo per pacificare e non dividere”.
La storia gioca da questa parte del lago un appeal particolare nella lettura del presente, sintomo di grande fervore culturale: solo pochi giorni fa un consigliere comunale, Furio Artoni della lista Azione Civica aveva espresso un riferimento ad un nemico comune – la pandemia – citando il costituzionalista e filosofo con trascorsi nella Germania hitleriana Carl Schmitt cui seguirono una pioggia di commenti sui social e un fitto botta e risposta fra lo stesso estensore del pensiero e l’associazione nazionale partigiani d’Italia. Memoria viva. Viva la memoria.
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