Come all’estero viene affrontato il problema degli incidenti con agli animali selvatici
Nel Varesotto gli incidenti con la fauna selvatica sono quasi raddoppiati negli ultimi quattro anni. Anche in altri paesi si è alla costante ricerca di soluzione per provare - non sempre con successo - a fermare la strage degli animali sulle strade
Sovrappassi stradali recintati, strade chiuse al traffico in alcune ore della giornata, indicazioni dedicate. Il problema degli incidenti stradali che vedono coinvolti animali selvatici – quasi raddoppiati negli ultimi quattro anni – non riguarda chiaramente soltanto il nostro territorio. La questione si ripropone in molte aree italiane e non, e in particolare dove l’espansione urbana è avvenuta a ridosso di vaste aree naturali.
Di questa tematica e delle soluzioni, più o meno efficaci, che vengono proposte all’estero si è occupato, per passione e interesse personale, anche Vittorio Vezzetti, già vicesindaco di Ranco e autore di alcune ricerche sulla flora e la fauna locali, tra cui anche la documentazione alla base dell’istituzione del Parco della Quassa al confine tra Ranco e Ispra.
«I recenti e sempre più numerosi casi di animali investiti da automobili sulle strade del Varesotto con conseguenze spesso strazianti, penso ad esempio al cervo fermo per ore a bordo strada sulla tangenziale di Arcisate, ci impongono degli approfondimenti – sottolinea Vezzetti -. Il continuo consumo di suolo e l’incessante espansione urbanistica (e stradale) ci hanno portato a invadere aree naturali un tempo habitat esclusivo di specie animali. Il risultato è stato l’aumento esponenziale di investimenti di animali con conseguenze devastanti sulla fauna e talvolta minacce per la sicurezza degli automobilisti (non sempre molto disciplinati)».
In quattro anni quasi raddoppiati gli incidenti stradali coi cinghiali
La strage che si verifica ogni primavera supera ogni immaginazione e ha anche portato all’estinzione di popolazioni locali
A seguito dei suoi viaggi internazionali, Vezzetti, ha raccolto elementi e immagini per ricostruire cosa si fa in alcuni paesi esteri per ridurre le nefaste conseguenze del traffico sugli animali.
«Innanzitutto dobbiamo distinguere tra microfauna e animali di dimensioni maggiori. Nell’ambito della prima categoria oltre ai ricci troviamo soprattutto gli anfibi, molto rappresentati nella nostra Provincia, i quali durante la stagione riproduttiva (primaverile) affrontano tragitti millenari per raggiungere piccoli stagni o corsi d’acqua che però sono ora attraversati da strade anche ad alto traffico. La strage che si verifica ogni primavera supera ogni immaginazione e ha anche portato all’estinzione di popolazioni locali. La strategia migliore per attenuare questo fenomeno consisterebbe nel costruire piccoli stagni a monte delle strade rotabili, in modo da fermare almeno una parte significativa degli anfibi prima dell’attraversamento. Purtroppo queste iniziative spesso si scontrano con lacci burocratici e l’insensibilità delle Amministrazioni locali. In molti Paesi d’Europa ci si limita a mettere degli inutili cartelli di attenzione (infatti è impensabile che gli automobilisti facciano lo slalom tra i rospi o invertano la direzione) come in Svizzera o Portogallo».
In Francia per evitare la carneficina numerose strade nel periodo riproduttivo degli anfibi vengono chiuse durante la notte
«Una valida alternativa consisterebbe nel creare dei tunnel sotto le strade per consentire il transito degli anfibi (canalizzandone l’accesso attraverso delle barriere poste ai margini stradali). Sfortunatamente nessuno pensa a queste varianti al momento di costruire le strade e, quando vengono realizzate, spesso non hanno le caratteristiche strutturali di altezza e larghezza tali per risultare appetibili per gli anfibi (un caso simile di tunnel non gradito agli anfibi lo troviamo a Lentate Verbano). In Francia per evitare la carneficina numerose strade nel periodo riproduttivo degli anfibi vengono chiuse durante la notte e il transito è consentito solo ai residenti (questa è anche una buona soluzione ma non praticata in Italia)».
In Canada gli animali che vogliono passare da una parte all’altra del Parconazionale di Banff sono canalizzati verso i tre sovrappassi
«Per quanto riguarda la fauna maggiore – prosegue Vezzetti – dei discreti risultati si ottengono posizionando dei dissuasori sonori o luminosi ai lati delle strade. Nel Nord Europa spesso si trovano dei cartelli che indicano la possibilità di attraversamento di alci (l’animale più temuto per la sua stazza dagli automobilisti) ma senza significativi risultati. In Alaska lungo svariate strade i cartelli si limitano a segnalare il numero (impressionante) di alci uccisi per investimento. Per il controllo della velocità comunque le forze di polizia si possono avvalere anche di elicotteri. I Parchi nazionali canadesi sono invece all’avanguardia nella prevenzione dell’investimento di mammiferi (roadkilling). Chi percorre la Canadian Highway 1 nel Parco nazionale di Banff trova infatti tre sovrappassi in erba dedicati agli animali. Questa autostrada, che passa attraverso un’area ricchissima di fauna, era denominata The Butcher, il macellaio, per la straordinaria quantità di orsi, wapiti, cervi, volpi, lupi, linci, puma che trovavano la morte sulle sue carreggiate. L’Amministrazione del Parco decise di porre fine all’orrenda strage e costruì i tre sovrappassi inducendo gli animali a percorrerli attraverso la recinzione (alta due metri e lunga decine di chilometri) eretta lungo il suo sviluppo. Gli animali che vogliono passare da una parte all’altra del Parco sono canalizzati verso i tre sovrappassi e oggi solo qualche puma, l’unico animale che riesce a superare la recinzione, trova la morte sulla Highway».
Quando si parla di animali investiti, invece, visto che non hanno un avvocato difensore, la colpa è sempre dell’investito
«Sulla fantastica Highway 93, una delle strade più panoramiche del mondo nel Jasper National Park, l’atmosfera che si respira è invece diversa: si tratta di una strada esclusivamente turistica e tutti sono ben contenti (e pronti a frenare) se una famiglia di orsi o di capre selvatiche attraversa la strada fra gli scatti delle macchine fotografiche. Alla fine quello che mi colpisce è che in Italia, in epoca pre lockdown, è stato ucciso un pedone ogni 14 ore e nella maggior parte dei casi è stata determinata ufficialmente una responsabilità o una corresponsabilità del guidatore (eccesso di velocità, guida pericolosa, guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti ecc.). Quando si parla di animali investiti, invece, visto che non hanno un avvocato difensore, la colpa è sempre dell’investito. E’ sempre facile prendersela con chi non ha voce (la storia è piena di situazioni analoghe) ma è bene che si sappia che le contromisure esistono. Basterebbe che la pubbliche amministrazioni iniziassero ad adottarle in modo sistematico».
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