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“Ecco come ho fatto a trovare il canguro in fuga nei boschi di Agrate Conturbia“

È un veterinario varesino esperto di selvatici e ungulati l’uomo che ha trovato e riacciuffato il Wallabia bicolor in fuga da un parco faunistico del Piemonte

Generico 01 Jul 2024

«Ho seguito le tracce nell’area che mi era stata indicata. Poi nel bel mezzo del bosco, fra daini e caprioli l’ho individuato e con la telenarcosi in pochi minuti l’animale si è addormentato».

Luca Visconti è un veterinario della provincia di Varese ed è molto conosciuto per il lavoro che svolge: è un veterinario esperto in fauna selvatica che si occupa spesso di animali selvatici feriti, a volte vittime di incidenti stradali, o intrappolati in cancelli e inferriate come avvenuto di recente per i grandi ungulati che vivono nei boschi e sempre più spesso arrivano fin dentro ai centri storici delle città.

Ma il caso che il dottor Visconti ha dovuto affrontare all’alba di martedì in Piemonte era diventato oramai un piccolo rebus legato alla fuga per fatti legati al maltempo di un esemplare di canguro Wallabia bicolor, un marsupiale australiano ospitato da un parco faunistico “La Torbiera” di Agrate Conturbia, in provincia di Novara.

L’animale, un erbivoro del tutto innocuo per l’uomo che negli esemplari maschi arriva al massimo a 18 chili di peso (qualcosa di meno per le femmine) era sparito da qualche settimana, trasformandosi in una vera e propria “primula rossa”: video postati sui social, avvistamenti e segnalazioni. Ma del marsupiale, nessuna traccia. Questo fino all’ultimo avvistamento da parte di un contadino della zona.

«Il periodo della fienagione è in ritardo, l’erba non è molto alta, e un agricoltore era al lavoro ha notato il canguro, e avvisato subito le autorità del parco faunistico e i carabinieri Forestali, che poi a loro volta mi hanno contattato».

Partito dalla Valcuvia, Visconti è dunque arrivato nella zona indicata dove l’animale era stato avvistato per l’ultima volta. E qui è cominciata la partita che ha portato al recupero dell’animale. «Ho seguito le tracce che mi hanno portato all’interno di un fitto bosco dive erano presenti altre specie di erbivori come il capriolo, e il daino. Ad un tratto ho notato l’animale, e dopo aver spettato il momento propizio l’ho colpito con un dardo contenente del sonnifero».

La tecnica è quella della “tele-narcosi“, pratica che non ferisce l’animale, ma lo addormenta. Una tecnica però da addetti ai lavori: è necessario avere il porto d’armi, una adeguata preparazione, e naturalmente una buona mira. «Dopo averlo colpito, il canguro nel giro di pochi minuti si è addormentato, e così è stato possibile catturarlo. L’animale era in ottima salute, e successivamente è stato visitato e posto in quarantena dal parco»

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 03 Luglio 2024
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