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“Il velo serve a controllare la sessualità e la libertà”

Giuliana Sgrena , Marisa Guarneri e Gabriella Sberviglieri hanno discusso di difesa e dignità delle donne

La scrittrice Giuliana Sgrena ha partecipato a un incontro a Ispra sui diritti e le libertà delle donneDifesa e dignità delle donne: di questo si è parlato domenica 15 novembre a Ispra, durante l’incontro voluto dall’associazione Cubibì e dal Comune per il passaggio della “Staffetta contro la violenza sulle Donne”. La Staffetta promossa dall’Udi (Unione Donne in Italia) era stata celebrata al suo arrivo, sabato 14, con un concerto e un’esposizione d’arte. 
Il pubblico era numeroso, disposto ad anfiteatro attorno alle protagoniste: Giuliana Sgrena, inviata del “Manifesto” e scrittrice, Marisa Guarneri, rappresentante della “Casa per le Donne Maltrattate” di Milano (www.cadmi.org), e Gabriella Sberviglieri, consigliere per le Pari Opportunità della Provincia di Varese.
Tra i temi trattati quello del velo che dà anche il titolo all’ultimo libro della Sgrena “Il prezzo del velo” (Feltrinelli). «Non possiamo ignorare ciò che avviene all’estero – ha esordito la Sgrena – anche perché stiamo diventando un paese multietnico. Ci sono situazioni diverse: in Iran il velo è voluto dallo stato. Dove c’è più laicità, sono i movimenti integralisti che spingono a un ritorno al passato, con le minacce o altri condizionamenti: in Algeria le donne si sono fatte ammazzare pur di non portare il velo; altrove, come in Bosnia le più povere vengono pagate per metterlo. Le donne si sono battute in queste nazioni per difendere i loro diritti. In Italia le musulmane indossano il velo per avere il rispetto della comunità d’appartenenza, o per una posizione ideologica. Ma è sempre un’espressione di controllo della sessualità e in generale della libertà femminili. Dobbiamo avvicinare queste donne, far loro capire che hanno dei diritti e non sono sole».
Marisa Guarneri ha osservato che «La violenza che conosciamo è quella degli stupri di strada, ma quella più grave si verifica in casa. Noi accogliamo le donne per una scelta di genere: nei centri antiviolenza ne arrivano 2000-2500 all’anno. Sopportano i maltrattamenti, si isolano, e chiedono aiuto solo quando rischiano la vita». In tutte le regioni ci sono centri antiviolenza: la Lombardia ne ha 14. «Si basano sul lavoro di volontariato, ma le difficoltà finanziarie sono tante, anche perché forniamo un servizio di alto livello. Ospitalità, aiuto psicologico e protezione sono costosi. Per questo sosteniamo una proposta di legge regionale, di iniziativa popolare, che permetta di avere finanziamenti» ha sottolineato Guarneri.
«In provincia di Varese sono state uccise 4 donne negli ultimi anni, di cui una addirittura in Tribunale – ha denunciato poi Gabriella Sberviglieri –. Nel centro EOS di Varese ci occupiamo delle richieste di aiuto raccolte dal servizio telefonico 1522. Da Varese arrivano 10 telefonate alla settimana, riguardanti maltrattamenti ma anche problemi sul lavoro. Tra questi, le molestie, il mobbing, la precarietà. Per esempio, il 75% dei contratti a progetto sono affidati a donne». Aumentano le richieste d’aiuto delle straniere «Hanno difficoltà maggiori delle italiane, e spesso il loro permesso di soggiorno dipende dal marito».
Molti gli interventi del pubblico presente. Al termine dell’incontro, l’assessore al Commercio e Turismo di Ispra, Martina Cao, e l’assessore alla Cultura e Istruzione, Monica Junk, hanno accolto l’invito iniziale di Daniela Spano del Cubibì a sostenere l’iniziativa, e hanno proposto un ciclo di appuntamenti per riprendere i temi della violenza e dei diritti. Un risultato immediato, quindi, frutto di un incontro ricco di denunce ma anche di stimoli.

Pubblicato il 16 Novembre 2009
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