Luciano Lutring, bandito romantico
L’artista espone a Salone delle Colonne della Banca Popolare di Bergamo
E’ un giovane come tanti, anche se un po’ irrequieto. A vent’anni gira per Milano con un’enorme Cadillac; lo chiamano l’Americano ed è il bullo del quartiere. Compra anche una pistola da un rigattiere: un residuato di guerra, senza pallottole. La usa solo per far colpo sulle ragazze: la passione per il gentil sesso non lo abbandonerà mai. La carriera nella mala inizia per caso, nel 1957, per colpa di una bolletta della corrente che sua zia Vittoria gli aveva chiesto di pagare. Va in un ufficio postale di periferia: è l’ora di chiusura e l’impiegato non gli dà retta, continuando a fare i conti. Lui si innervosisce e picchia il pugno sul bancone: nel prendere la bolletta, scopre involontariamente la pistola che porta alla cinta. Scambiandolo per un rapinatore, l’addetto della posta gli consegna impaurito un milione di lire.
“Non è stata una rapina, ma una donazione: io non glieli ho chiesti”, commenta candido. Perché Luciano Lutring è così: una simpatica “canaglia” che ti racconta con naturalezza, con spiccato accento milanese, la sua vita. Ascoltarlo è uno spasso, è un comunicatore nato. Si definisce un (ex) bandito romantico, non un criminale. Nella sua lunga carriera infatti non ha mai ucciso o ferito gravemente nessuno. Rubato e rapinato però sì, e parecchio. Ma con stile, a volte con galanteria, evitando la violenza. Ma torniamo ai suoi esordi. Alcuni mesi dopo la “donazione” delle Poste, con alcuni amici trascorre una vacanza sulla riviera romagnola, godendosi il gruzzolo. Quando i soldi finiscono, per arrotondare e proseguire la vacanza, il gruppetto di amici inizia a rubare i bagagli incautamente lasciati dai turisti nelle auto. Il destino e Cupido ci mettono lo zampino: ruba i bagagli di una bella turista, Yvonne, un’italiana che vive a Zurigo, ballerina di night–club. Quando, frugando tra gli effetti personali, trova alcune foto della fanciulla, scatta la scintilla. Con una scusa la aggancia in albergo e si offre di ritrovarle le valigie. La faccia tosta, e la capacità di bleffare, non gli sono mai mancati. Si innamorano e, poco dopo, si sposano, pur con la disapprovazione della mamma di Luciano. Yvonne, bella e affascinante, è il suo grande amore. Di mogli ne avrà poi altre due, di donne tante perchè, come lui stesso commenta “sono state per me il paradiso sulla terra”. Il Nostro inizia la sua carriera malavitosa “professionale” nel 1958: per mantenere la famiglia, prima prova a lavorare onestamente. Poi, per racimolare qualche soldo, inizia a rubacchiare. Sfonda le vetrine di negozi, gioiellerie. La sua prima spaccata risale alla notte di Natale del ’58: a due passi dal Duomo manda in frantumi una vetrina per regalare una pelliccia di ermellino alla giovane moglie. Agisce da solo, fulmineo, spostandosi da una città all’altra del nord Italia. La sua fama cresce. In seguito darà vita ad una banda: rapinano banche, portavalori. “Solista del mitra” è il soprannome coniato per lui da Franco Di Bella, capocronaca del Corriere della Sera, di cui diventerà poi direttore. Da ragazzo Luciano aveva studiato violino: così, da sposato, ha messo a frutto gli studi utilizzando la custodia dello strumento quale discreta custodia per il mitra. Nel palazzo di Milano dove viveva, insieme a Yvonne, tutti pensavano fosse un maestro di musica. Per ingannare la portinaia, curiosa e pettegola, registrava le esecuzioni al violino di un amico, per poi riprodurle con il mangiacassette la sera, simulando lunghe prove di musica. Quando in Italia l’ambiente si fa pesante, Lutring decide di trasferirsi con la banda in Francia. Iniziano a “lavorare” a Marsiglia, poi a Parigi. Qui, il 1° settembre 1965, viene catturato: i gendarmi gli sparano e lo colpiscono più volte. Si salva miracolosamente; appena ristabilito dopo un complesso intervento chirurgico, viene rinchiuso nel braccio della morte, nel carcere della Santè, a Parigi. Dietro le sbarre scopre il disegno e la pittura: è un mezzo per procurarsi qualche genere di prima necessità (all’inizio disegna fumetti erotici che usa come merce di scambio), ma è anche un diversivo per non impazzire nel duro ambiente carcerario. La passione per la pittura lo coinvolge sempre più. Dopo una tormentata vicenda giudiziaria, per i suoi meriti artistici Lutring sarà graziato da ben due capi di stato: un caso unico. Riceverà la grazia in Francia dal Presidente Pompidou nel 1973; in Italia nel 1977 dal Presidente Leone. Una volta libero, grazie all’arte, ha cambiato vita, vivendo onestamente e mettendo su famiglia. Luciano Lutring è pittore, dipinge ad olio, scrive canzoni ed è anche autore di vari libri. Ha tenuto anche una lezione all’Università di Agrigento sul tema: l’arte di risorgere. Lui c’è riuscito; anche mamma Elvira, oggi, sarebbe orgogliosa di quel ragazzone così “esuberante” che poi, crescendo, ha messo la testa a posto.
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