Franca Valeri sfata il “tabù”, il Chiara alla carriera va ad una donna
Alla tredicesima edizione il premio alla carriera della kermesse letteraria va all'attrice milanese che ha attraversato mezzo secolo di cinema, tv, radio e teatro. Ora ha anche scritto una biografia sui generis
Alla tredicesima edizione il premio Chiara alla carriera è andato nelle mani di una donna, finalmente. A riceverlo Franca Valeri, ospite d’onore al teatro Sociale di Luino, patria dello scrittore a cui è intitolato il premio, Piero Chiara. La motivazione che ha accompagnato la targa consegnata alla 91enne attrice milanese non è mai stata così aderente alle qualità dello scrittore luinese in quanto la Valeri, grazie ai suoi personaggi che hanno fatto la storia della tv italiana, ha indagato e messo a nudo i vizi e le virtù dell’italiano medio esattamente come aveva fatto Piero Chiara nella letteratura. L’attrice, seguita come un’ombra da Sabina Guzzanti che sta realizzando un documentario su di lei, ha ripercorso la sua lunga carriera attraverso le domande di Emanuela Martini e Maurizio Porro, introdotti da Claudia Donadoni. L’attrice varesina, all’inizio della cerimonia di premiazione, ha ricordato Marco Chiara, il figlio dello scrittore luinese, recentemente scomparso.
La Valeri ha ricordato il primo successo nel ’49-50 con i "Gobbi" a Parigi e subito la sua tagliente ironia ha conquistato la platea: «Si anche allora bisognava andare all’estero per avere successo». L’intervista è stata anche una cavalcata attraverso i mezzi di comunicazione che, nei decenni attraversati dall’attrice, si sono susseguiti: «La radio era la voce e il pubblico si aspettava qualcosa di valido da sentire. Oggi la radio è ancora un rifugio per la letteratura e supera di gran lunga la tv in contenuti». Gli anni ’60 rappresentano, nell’immaginario collettivo, la signora Cecioni, uno dei personaggi che l’hanno resa celebre al grande pubblico. Ma la tv di una volta e i comici di una volta erano dei veri professionisti: «Quella comicità era di alto livello e in generale la tv era molto più raffinata – ha sottolineato l’attrice – mentre oggi si pensa solo a riempire ore e ore di trasmissioni senza selezione. Prima ogni trasmissione era in diretta e quando si faceva il teatro in tv era un inferno. Coi primi piani non potevi dimenticare le battute quindi ci si inventava problemi di audio».
Dopo il teatro ma prima della tv la comica milanese ha conquistato anche il cinema: «La mia prima apparizione l’ho fatta in "Totò a colori" dove interpretavo una signorina snob – racconta – Fu divertente io e Totò ci siamo piaciuti subito e condividevamo passione per i cani. Quel film l’ho rivisto recentemente, devo dire che fa ancora molto ridere. Totò è stato un personaggio stupendo». Riguardo alla sua carriera la Valeri non ha alcun rimpianto perchè «Io ho fatto sempre e solamente quello che ho voluto – ha detto – non potrei buttarmi in una qualunque mischia mentre le giovani leve oggi hanno molte più difficoltà ad emergere a causa dei troppi tentacoli che li sviliscono accettando di guadagnare di più ma senza realizzarsi». L’intervista ha spaziato a tutto campo e ha toccato nomi come Vittorio De Sica, Sofia Loren, Gianrico Tedeschi, l’ingestibile Walter Chiari «che piantò me è Gianrico a metà di una tournè – ricorda Franca – un uomo col quale era difficile collaborare anche se era un fuoriclasse».
Due gli omaggi proiettati sul grande schermo del Sociale: il primo è stato un montaggio di scene tratte dai film più belli della sua carriera a partire da "Il Segno di Venere", definito dalla Valeri il suo lungometraggio più riuscito, "Il vedovo", "Le signorine dello 04", "Totò a Colori e "Piccola posta". Il secondo omaggio è stato, invece, dedicato alla Valeri della tv con quello sketch del telefono che ha fatto la storia della televisione di sempre.
Sul finale, prima della preliazione, un accenno al suo libro intitolato "Bugiarda no, reticente": «Non volevo scrivere un’autobiografia ma ho pensato di fare una cosa che le assomiglia – ha detto – Ho usato l’argomento della mia vita a episodi perchè non occorre raccontare tutto. Sono reticente e mi dà noia la grande confidenza. Da bambina ero piena di segreti emia madre diceva che più che bugiarda ero reticente». Infine è arrivato il momento della premiazione con un lungo e caloroso applauso a chiudere una giornata speciale per Luino, per lo spettacolo italiano e per il premio Chiara.
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