Il “guru” degli architetti e la filosofia del tavolino
Alla Galleria Jannone diciannove creazioni di Michele De Lucchi: «Una serie di piccole sculture, così come le mie casette, che ho realizzato nel mio studio solitario di Angera»
«Per me i tavolini sono ancora di più, sono veri e propri modelli di architetture, con colonne, travi, piani, pavimenti, che ho fatto diventare una serie di piccole sculture, così come le mie casette, che ho realizzato nei giorni più caldi di questa estate, nel mio studio solitario di Angera». L’architetto Michele De Lucchi, celebre in tutto il mondo per le sue creazioni (dalla famosissima lampada Tolomeo di Artemide agli interni della Triennale di Milano, dal sofa "Orione" di Frau agli allestimenti di esposizioni come la mostra di "Caravaggio" alle scuderie del Quirinale) ha un legame particolare con la cittadina sul Lago Maggiore. Oltre al fatto di viverci naturalmente. C’è un sentimento di ispriazione che emerge nella presentazione scritta dal designer per accompagnare la sua ultima esposizione, ospitata in questi giorni dalla Galleria Antonia Jannone (Corso Giuseppe Garibaldi, 125) di Milano. La mostra "Tavolini" presenta diciannove esemplari in noce massello disegnati dall’architetto in stile "architetture senza scala". L’esposizione sarà inaugurata oggi, giovedì 1 dicembre (alle ore 19) e proseguirà fino al 14 gennaio 2012.
«I tavolini – scrive De Lucchi nella presentazione della mostra – sono un mondo molto speciale, e molto, molto vasto. Intanto sono “ini” e per convenzione mi immagino si distinguano dai tavoli perché sono più piccoli. Ma nessuno ha mai spiegato, né teorizzato cosa vuol dire più piccoli, quanto più piccoli, quanto più stretti, più sottili, più bassi e così via. I tavolini servono inequivocabilmente per molte cose e spesso per funzioni che non necessariamente si riferiscono all’uso convenzionale di mangiare, di scrivere, ecc. Possono essere usati per sedere sopra, per salire e arrivare a prendere un libro in alto, per esporre qualcosa di importante, per appoggiare i piedi sotto il tavolo, per cambiare punto di vista e guardare al di sopra di tutti, per appoggiare qualcosa non direttamente per terra, da usare in giardino, o per fare un gioco accoccolati per terra… Sono una cosa normalissima, ma aprono un mondo intero di utilizzi».
L’architetto ha ricercato nella storia dell’umanità l’origine di questo oggetto: «Il mondo dei tavolini è un mondo intimo e delicato che sentiamo appartenerci e forse il motivo è che hanno una storia antichissima, di cui ci sono tracce già nell’antico Egitto tra gli arredi domestici e funerari di 5000 anni fa. Alcuni sorprendenti esempi sono conservati oggi nel museo egizio di Torino e hanno un valore sia antropologico che estetico. Innanzitutto erano fatti di legno e, con le essenze a disposizione, gli egizi sapevano costruire dalle architetture alle suppellettili. Un architetto era anche chiamato "addetto all’ascia reale". Siccome le essenze dei legni erano poche e non di grandi dimensioni, hanno progettato accurati sistemi di assemblaggio e rifinitura: giunti ad angolo, giunti a coda di rondine, giunti a farfalla, giunti con cavicchi, giunti con chiodi e spine di legno. Un oggetto poteva assumere forme antropomorfe e zoomorfe oppure poteva riprodurre elementi architettonici, come colonne, volte e cornici».
I pezzi in esposizione alla Galleria Jannone «Sono tutti di noce massello (regali di Maurizio e Davide Riva), lavorato con attrezzatura semplice e primitiva per formare incastri solidi, efficaci per tavolini robusti, come volevo che diventassero e come sono tantissimi sgabelli, panchetti, tavolini e seggette con struttura a traliccio ritrovati nella tomba dell’architetto Kha, soprintendente ai lavori nelle tombe reali tebane. Non so come debbano essere usati, non so se è necessario che siano usati. So che sono dei “tavolini”,“ini”, architetture senza scala, senza proporzioni e misure di riferimento, senza gradini e ballatoi per salire o scendere tra i piani».
Michele De Lucchi è nato a Ferrara nel 1951. È architetto e desinger e i suoi oggetti sono esposti nei più importanti musei del mondo. Nel 1984 ha ottenuto il Compasso d’Oro (per la lampada Tolomeo realizzata per Artemide), il Design Plus, il Reddot Design e il Good Design.
Nel 2000 è stato insignito della onorificenza di Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti nel campo del design e dell’architettura. Ha curato lo sviluppo di prodotti per importanti marchi italiani tra cui: Artemide, Olivetti, Alias, Unifor. Nel campo dell’architettura ha lavorato per Enel, Piaggio, Poste Italiane, Telecom Italia. Ha curato inoltre allestimenti per musei come la Triennale di Milano, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Neues Museum di Berlino. Per saperne di più: www.micheledelucchi.com
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.