Lina Wertmüller a Luino, è suo il premio Chiara alla carriera
il Premio Chiara alla Carriera 2016 alla grande regista, intervistata da Mauro Gervasini e Paolo Mereghetti nella consueta cornice del Teatro Sociale
Lina Wertmüller ha ricevuto il Premio Chiara alla Carriera 2016, nella ormai consueta cornice del Teatro Sociale di Luino, domenica 25 settembre. Un evento-abbraccio di consegna condotto da Claudia Donadoni, che ha visto anche un’intervista all’artista, una conversazione sul palco con Paolo Mereghetti (autore del famosissimo Dizionario di Cinema) e Mauro Gervasini direttore di Film TV, consulente alla mostra del cinema di Venezia e da membro del consiglio di premio Chiara. I due giornalisti l’hanno intervistata sul palco, in un colloquio che potete trovare nei particolari qui.
“DIETRO GLI OCCHIALI BIANCHI” UN DOCUFILM DEDICATO A LEI
Protagonista della serata è stato anche il bel docufilm “Dietro gli occhiali bianchi”, realizzato dal giovane regista Valerio Ruiz, presente alla proiezione insieme alla premiata. Un documentario sulla sua vita ricco di ospiti (da Harvey Keitel a Martin Scorsese, da Giancarlo Giannini a una storica intervista a Mariangela Melato), e di curiosità, come l’acquisto “in stock” dei suoi occhiali bianchi preferiti, o la presenza di sua madre “e delle sue amiche di Canasta” tra le comparse di Otto e mezzo di Fellini, regista per cui ha lavorato nei suoi primi passi nel cinema.
LA MOTIVAZIONE DEL PREMIO CHIARA ALLA CARRIERA
Questa la motivazione del comitato Amici di Piero Chiara, nel consegnare a Lina Wertmuller il premio chiara alla carriera:
“Per aver ricoperto a teatro, in televisione e al cinema, ruoli di primissimo piano, come autrice di testi e film sempre moderni e irriverenti. Una lunghissima carriera cominciata al fianco di Federico Fellini, prima regista donna a ricevere la nomination all’Oscar.”
L’appuntamento è diventato ormai una tradizione all’interno del ricco programma di eventi promossi dal Premio Chiara e negli anni ha visto premiati Giuseppe Pontiggia, Giovanni Pozzi, Claudio Magris, Luigi Meneghello, Giorgio Orelli, Raffaele La Capria, Mario Rigoni Stern, Alberto Arbasino, Luigi Malerba, Dante Isella, Carlo Fruttero, Andrea Camilleri, Franca Valeri, Paolo Villaggio, Ermanno Olmi, Luis Sepúlveda e nel 2015 a Daniel Pennac.
LA BIOGRAFIA DI LINA WERTMULLER, RACCONTATA DA LEI
Lina Wertmüller, figlia di un avvocato, ascendenza Svizzera ma vissuta a Roma, si è formata all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Scharoff, «Prima come attrice ma poi come regista: fin da subito volevo diventare un regista» spieca la Wertmuller.
Ha lavorato sia per la radio che per la televisione, regista e autrice di Canzonissima e autrice di Studio Uno. Nel 1963 è approdata al cinema come aiuto regista di Federico Fellini sul set di 8 e 1/2 «Fellini mi mandava ovunque a cercare facce, non gli bastavano le normali comparse di cineccittà».
In quello stesso anno ha firmato il suo esordio alla regia con I basilischi, film che scrive e dirige, doppiando anche otto personaggi secondari: una pellicola che è stata premiata ai Festival di Locarno, Vienna, Londra e Taormina. «Non volevo però essere etichettata come regista d’autore: io volevo essere ricordata per aver fatto divertire il pubblico, perchè il divertimento è una delle cose più importanti della vita, più del successo».
Per questo, subito dopo, ha cambiato completamente soggetto, realizzando con la RAI Il giornalino di Gianburrasca (1964), primo musical-comedy televisivo, che le ha permesso di mostrare al grande pubblico il talento di attrice di Rita Pavone.
Questa volta parliamo di uomini (1965) è il suo secondo film, interpretato da Nino Manfredi, che vince la Maschera d’Argento. Firmandosi con lo pseudonimo George H. Brown dirige le commedie musicali, prodotte dalla Titanus, Rita la zanzara e Non stuzzicate la zanzara, con Rita Pavone, Giancarlo Giannini, Giulietta Masina, Turi Ferro, Paolo Panelli e Bice Valori.
Ma è con on Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) che inaugura la stagione d’oro della sua carriera, che la renderà famosa anche oltre oceano.
E’ il periodo in cui conosce anche quello che sarà l’amore della sua vita: Enrico Job, geniale artista, scenografo e costumista, che con lei ha avuto un lungo sodalizio professionale e familiare, durato oltre quarant’anni «E’ stato un colpo di fulmine, sono stata fortunata» ha commentato.
Con Pasqualino Settebellezze (1975) raggiunge il successo internazionale, conquistando il mercato americano e ottenendo 4 nomination ai Premi Oscar. Negli anni ‘80 realizza film con interpreti internazionali. A teatro esordisce con la commedia 2 + 2 non fa più 4 (1968) con la regia del suo amico Franco Zeffirelli, per poi passare a dirigere lei stessa i suoi testi o adattamenti.
Nel 1986 debutta anche nella lirica, al Teatro San Carlo di Napoli, al Teatro lirico di Atene e per il Tuscia Opera Festival. Adatta per il piccolo schermo con Raffaele La Capria la commedia di De Filippo Sabato, domenica e lunedì interpretata da Luca De Filippo, Pupella Maggio, Luciano De Crescenzo e Sophia Loren che aveva già diretto anni prima in Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova…si sospettano moventi politici (1978).
Nel 1992 firma Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio. Dirige Ninfa Plebea (1996), Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica (1996) e Ferdinando e Carolina (1999).
Ha poi diretto vari documentari e per la TV: Il decimo clandestino (1989), da un racconto di Guareschi, con Piera degli Esposti e Dominique Sandà; Francesca e Nunziata (2001), tratto dal romanzo di Maria Orsini Natale con Sophia Loren, Giancarlo Giannini, Raoul Bova e Claudia Gerini; Mannaggia alla miseria (2009).
Il suo lavoro più recente è il documentario Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano (2014) primo progetto in 4k prodotto dal dipartimento Strategie Tecnologiche della Rai.
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