Viaggio tra le nuvole
Il racconto della domenica è a cura della scuola di scrittura creativa Edizioni del Cavedio coordinata da Fiorenzo Croci.
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Da bambino mi piaceva guardare le nuvole. Passavano lente e io fantasticavo: una corsa a perdifiato, un bel salto e un rimbalzo, altissimo, fino al cielo. Come sul trampolino elastico: più precipiti, più vieni spinto in su. Erano belle quelle nuvole, bianche, soffici, bordate di rosa. Sorridenti.
Adesso è tutto diverso. Sono su questo aereo e si avvicina il temporale. Era previsto, ma non pensavo così forte. Le nuvole sono grigio scuro, quasi nere. Sono cattive, minacciose, si avvicinano incalzanti. A bordo è ricomparsa la scritta: “allacciate le cinture”. La voce del pilota avverte che incontreremo vuoti d’aria. Ho paura. Guardo dall’oblò e intravvedo il volto rugoso di una strega che ammicca.
Avverto una voragine allo stomaco. Sto per vomitare. L’aereo scende, veloce, troppo veloce! Non starà precipitando? Sono in preda al panico. Mi guardo attorno: anche la signora alla mia sinistra ha l’aria tesa. La ragazza dietro di me urla. Sudo e ho freddo al tempo stesso. E’ questo il terrore? Forse si, non l’ho mai provato prima.
Un’altra nuvola nera è comparsa davanti a noi. È grossa, densa, sembra una montagna contro cui l’aereo andrà a schiantarsi. Ora un mostro si avvicina a destra e, proprio mentre sta per colpirci, sogghigna e gira di lato. Non ho il coraggio di guardare fuori.
Mi lascio andare, i pensieri corrono più di quei mostri. Mi sono appisolato? Come ho potuto, anche solo per un attimo? Mi sveglio di soprassalto, spaventato. Non muovo più le gambe. Non ho sensibilità dalla vita in giù. Perché c’è tutta questa gente attorno a me? Come sono finito a letto? C’è anche mia moglie. Sono morto? Chi l’ha avvertita?
E là, seduta vicino ai piedi non è Carla, la mia dottoressa “preferita”? Beh, anche qualcosa di più… ma questo è un segreto tra di noi, nessuno lo deve sapere. Com’è seria!
Cosa fanno lei e mia moglie insieme? Non si saranno parlate?
Folate di interrogativi si accalcano nella mia mente, non capisco dove mi trovo e perché. C’è anche un’infermiera, mi sorride mentre mi aggiusta le coperte. Ma la sua voce arriva come dal fondo di un lungo corridoio: “Si è svegliato dottore? Meno male, cominciavamo a preoccuparci, era molto agitato. Ha avuto un incubo, vero? Lei ha parlato tanto, raccontava storie strane…”.
Di colpo sono lucido, mi torna tutto alla mente: l’operazione, la peridurale, la sedazione con il valium… cos’avrò detto? Cos’avrà sentito mia moglie? Il terrore vero è in questo momento, molto più concreto di prima, quando avevo a che fare con tutte quelle nuvole mostruose.
Racconto (e foto) di Marina Mentasti
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