Fondamenta occidentali, Giorgio Vicentini in mostra a Maccagno
Una grande e importante antologica ospitata al civico museo Parisi Valle dal 5 settembre fino al 10 gennaio
“Fondamenta occidentali” è il titolo della mostra personale di Giorgio Vicentini ospitata al Civico Museo Parisi Valle dal 5 settembre al 10 gennaio 2021 (inaugurazione: sabato 5 settembre alle 17.30).
La grande rassegna, curata da Clara Castaldo, presenta al pubblico un’importante antologia di lavori, molti dei quali inediti.
Le opere affrontano e sviluppano i temi cari a Vicentini: la purezza e l’essenzialità del colore, l’astrazione e la costruzione di spazi pittorici, l’alchimia di una progettualità interiore.
“Fondamenta occidentali – spiega lo stesso autore – nasce con l’intento di sfatare la sicumera occidentale, pur riconoscendo al Vecchio Continente l’entusiasmo e la volitività che gli sono propri, ma dichiarando, al tempo stesso, fragilità, contraddizioni ed errori commessi. Mi piacerebbe intonarlo come una musica ovattata. Dubbi e certezze in un’unica nota”.
“La progettazione, intesa come attività che si trova alla base della costruzione/realizzazione di qualsiasi oggetto complesso, sia esso materiale o concettuale, si trova al centro di questa importante rassegna d’arte – spiega Fabio Passera, Sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca. Siamo davvero molto contenti di ospitare una così importante e bella personale. Una straordinaria occasione che conferma la nostra istituzione cittadina come sito culturale permeabile a suggestioni, collezioni e rassegne di valore internazionale. Questa mostra, così importante per tutta la nostra comunità, si incastona come pietra preziosa in un anno difficile e complesso per tutti”.
Giorgio Vicentini nasce a Varese il 16 agosto 1951, vive e lavora a Induno Olona (Varese).
Nel 1974, anno della sua prima mostra personale, lascia gli studi di Giurisprudenza per dedicarsi interamente all’attività artistica. Formatosi a Milano, orienta la sua ricerca in ambito concettuale, scegliendo poi un linguaggio autonomo basato sul colore. Conduce i laboratori di storia dell’arte presso l’Università Cattolica di Milano, LAC edu Lugano e Giovani Pensatori Varese.
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. È consulente artistico dell’architetto Ivano Gianola, della Fondazione Emilia Bosis di Bergamo ed è autore di marchi di impresa che si sono imposti a livello internazionale.
Ampia e diversificata è la letteratura critica che, nel corso degli anni e in occasione di numerose mostre e progetti, ha commentato il percorso e lo sviluppo creativo di Giorgio Vicentini. Di lui, Francesco Tedeschi ha scritto: “Impalpabilità della pittura. È la qualità che mi viene in mente pensando a Giorgio Vicentini. Nei titoli attribuiti alle sue opere, attraverso i quali vuole evidenziare aspetti del non-visibile che sono intrinseci al suo modo di stendere il colore fino a generare impercettibili stratificazioni che rendono indistinto il tessuto cromatico e formale, si ripercuote un carattere che gli è proprio, cioè quello di creare una pittura che non descrive, non afferma, non definisce forme, ma è in sé corpo e spirito”.
Cosi Claudio Cerritelli: “In una recente intervista Giorgio Vicentini ha affermato che “nel lavoro di pittore non si può parlare di ‘routine’ ma di ‘continuum’: non c’è mai tregua, ogni istante è in continua tensione. Migliorarsi è l’unica speranza che si semina nell’ignoto”. Alla consapevolezza di questa dimensione appartiene anche la fantasia progettuale con cui Vicentini ha costruito ogni mostra, decidendo di esporre cicli di ricerca dedicati a specifici temi d’immaginazione, attraversamenti flessibili dell’identità del colore e delle sue improvvise apparizioni: dentro e oltre i limiti mutevoli della superficie. Se la propensione dell’artista è di privilegiare costellazioni di opere che raccontano le avventure del suo ininterrotto ricercare, nel caso di questa mostra il percorso è immaginato come una mappa policentrica che si dirama senza vincoli, dal recente passato al presente in atto (2013-2017). Il duplice versante dello spazio espositivo è interpretato con differenti ritmi spaziali, giocando su nuclei di ricerca in apparenza distinti, in realtà simultanei e dotati di un nuovo senso unitario, una specie di ebbrezza ambientale totale. In questo caso, si tratta di sperimentare nuovi contrappunti spaziali attraverso calcolate connessioni, sintesi equilibrata tra valenze segniche e sonorità cromatiche, entrambe sospinte dalle vibrazioni avvolgenti della pittura. Vicentini si considera autore e spettatore della sua visione, dispone una serie di opere che dialogano apertamente tra di loro, allestisce le pareti alternando differenti tecniche e modulando molteplici formati, dal singolo elemento all’aggregazione variabile dei corpi cromatici”.
“Il gesto di Vicentini (ciò che resta di una lontana matrice informale) si è andato nel tempo liberando di ogni chiassosità, per raggiungere ambiti di silenzio assoluto. Qui l’emozione, il pulsare intenso della vita,l’innamoramento continuo (linfa vitale dell’esistere) e l’inevitabile crollo dell’illusione (il dolore è il risvolto dell’amore), paiono come trovare una loro equilibrata e possibile sospensione, suscitata da un lento percorso di raffreddamento, cui contribuiscono certamente fasi esecutive distinte, in cui han valore i materiali, la loro sovrapposizione, le forbici, la stessa impaginazione. La dimensione artigianale del fare si mescola all’alchimia del divenire all’interno di una progettualità tutta interiore, dominata dall’intuizione primaria e condotta da una forza instintiva che contempla il caso, pur riducendone i margini di ambiguità. Ne scaturisce il tema, peraltro contradditorio, di una pittura che aspira all’assoluto (colore crudo), ma si nutre di storie. Una pittura che tende ad un gesto totale (quello e nessun altro) ma ne sottindende infiniti: quelli del pittore, dell’artista-artigiano, ma anche dell’uomo che vive di intensa quotidianità”, così Paolo Biscottini.
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