Messa di Natale
di Elda Caspani
Il maestro del coro è uomo ambizioso.
Dirige una cinquantina di cantanti: voci normali di gente unita dalla volontà di rendere le Messe solenni più belle, si ritrovano due o tre sere per settimana per provare, un bell’impegno.
Il Maestro vorrebbe avere a disposizione un vero coro, magari non proprio come quello della Scala, ma, insomma, che si avvicini il più possibile a quel modello, per questo sceglie spartiti di compositori che amano la polifonia, un difficile intreccio a quattro voci. Quest’anno è una Messa del Perosi.
L’organista è una persona squisita. Non ha frequentato il Conservatorio, ma il Prevosto, notando in lui un certo talento quand’era giovinetto, gli ha fatto prendere tante lezioni per imparare a suonare il pianoforte.
Ora è un uomo anziano, con tenacia ha imparato a suonare anche il grande organo della Chiesa, e ama due cose: la musica e …. Bacco.
Nei periodi “sensibili” i cantori uomini sorvegliano a vista l’uomo. Intorno alla piazza vi sono varie “tentazioni”: l’osteria del Noè, il Cral.
Alla Vigilia di Natale ognuno ha il suo daffare a preparare la festa più attesa dell’anno, e quelli che dovrebbero “sorvegliare” il nostro uomo se lo lasciano scappare.
24 Dicembre ore 22. Il coro è riunito per provare il Credo, ha dei punti difficili.
Tutti sono intorno all’organo ma manca l’organista. Si guardano l’un l’altro con apprensione: qualcuno dice di averlo intravisto scivolare con circospezione dal Noè qualche ora prima. Gli uomini escono subito a cercarlo: lo trovano in uno stato pietoso, lo portano dal parroco, e fra vomito e litri di caffè riescono a fargli salire la stretta scala a chiocciola e raggiungere il suo posto.
Il maestro è indignato, vuole andarsene: urla e strilli soffocati per non far sentire là sotto quello che sta succedendo, preghiere per calmarlo e trattenerlo, la “sua” Messa è rovinata. L’organista si è addormentato. Il maestro abbandona il coro.
Arriva il prete giovane, a malapena sa strimpellare il piano: suona i canti di sempre e i fedeli li cantano con i coristi i quali estraggono tutta la potenza delle loro voci per smorzare le stonature del pianista. Prima della fine della Messa l’organista si sveglia, giusto in tempo per suonare la Piva tradizionale, la sbronza è passata. I cantori scendono con il timore che i fedeli li prendano in giro, invece sono contenti e soddisfatti per avere cantato le canzoni natalizie che conoscono da sempre.
Il messaggio è chiaro, non apprezzano la polifonia. Fuori la “Pro Loco” ha preparato sui banchi il panettone e il vin brulè, è buono e caldo, una delizia a quell’ora gelida, da una parte all’altra della piazza si sente “Buon Natale, Buon Natale”.
Racconto e foto di Elda Caspani
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