Il teatro di Varese va all’asta
Il fallimento del Gruppo 2A srl, proprietario della tendostruttura di piazza Repubblica porterà alla vendita all'asta del teatro e di mezzo ci va una gestione sana che avevano garantito l'Associazione Culturale Teatro Stabile d'Insubria e AD Managment
“Via via
Vieni via di qui
Niente più ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori azzurri”…
Cantava così Paolo Conte la sera del 26 gennaio 2002 nello spettacolo di inaugurazione del nuovo teatro di Varese.
Sul palco, prima di lui, erano saliti l’allora sindaco Aldo Fumagalli, Renzo Dal Pio e Federico Guglielmi, questi ultimi avevano fondato la PrimaFila srl. A dirigere il ritrovato spazio c’era Andrea Campane.
Un serata memorabile malgrado qualcuno storcesse la bocca per una struttura considerata non bella e troppo precaria. Una soluzione temporanea in vista di progetti ben più ambiziosi. E invece quell’opera è rimasta in piedi per 19 anni. Certo da allora, al di là del covid, è cambiato tutto e di quei protagonisti non è rimasto nessuno.
L’ultimo a lasciare lo scenario è stato Federico Guglielmi perché la sua azienda, il Gruppo 2A srl è fallita e ora gli strascichi legali si stanno abbattendo anche sulla gestione conosciuta negli ultimi anni. Una gestione virtuosa che nelle varie stagioni ha portato una intensa attività culturale in città con un successo dietro l’altro. Ora sul teatro arriva un periodo di grande incertezza che va ben oltre i danni causati dalla pandemia.
Per capire cosa stia succedendo ricostruiamo la storia. Il teatro di Varese è nato su un terreno comunale e i rapporti erano regolati da una convenzione triennale che dalla sua nascita è sempre stata rinnovata. Una volta proceduto con l’ennesimo accordo con l’amministrazione, il 15 gennaio 2018 il Gruppo 2A all’epoca in bonis, siglò un contratto con il Teatro Stabile d’Insubria Associazione Culturale, avente ad oggetto la gestione della tendostruttura “Teatro Openjobmetis di Varese.
Questo permise al direttore Filippo De Santis di proseguire regolarmente l’attività. Nel frattempo l’azienda proprietaria è fallita lasciando al ramo d’azienda, la G2A Covers & Technologies S.r.l. la proprietà del teatro. Questa il 9 ottobre scorso ha disdetto il contratto con il Teatro Stabile d’Insubria Associazione Culturale, con effetto dal 16 gennaio, il giorno dopo la scadenza della convenzione con il Comune.
L’atto che ha avviato tutta la procedura e che dovrebbe portare alla vendita della struttura ha origine nel programma di liquidazione depositato dal curatore fallimentare del Tribunale di Milano nel febbraio del 2019. Passano quasi due anni e il 15 dicembre arriva l’ordinanza con cui si comunica la messa all’asta del Teatro di Varese con una base economica di partenza di 200mila euro e possibili rialzi di cinquemila euro. L’asta si terrà alle ore 15 del 12 febbraio.
Il curatore fallimentare ha anche chiesto al Comune di effettuare una proroga di tre mesi fino al 15 aprile 2021 e da quella data fissare una nuova convenzione per i successivi 39 mesi arrivando così al 15 luglio 2024.
Su queste richieste si è espressa la Giunta del 12 gennaio che con una delibera ha fissato alcuni punti precisi per il futuro concessionario. Questi dovrà versare al comune 30mila euro per l’occupazione del suolo, allo scadere della concessione non ci sarà alcun rinnovo e dovrà smontare la struttura. Inoltre l’amministrazione comunale avrà diritto a un minimo di 12 serate per proprie iniziative e tutta la stagione teatrale andrà concordata. Seguono altre clausole minori per la gestione.
Una situazione molto delicata perché al momento non c’è alcuna certezza che l’attività all’interno della struttura di piazza repubblica possa effettivamente proseguire e bisognerà vedere se qualcuno parteciperà all’asta per acquistare il teatro.
C’è amarezza e preoccupazione nelle parole di Filippo De Santis. “In questi anni con il Teatro Stabile d’Insubria Associazione Culturale e AD Managment abbiamo svolto un gran lavoro coinvolgendo tanti protagonisti della cultura varesina. Le stagioni sono andate molto bene e la gestione del teatro era in utile e con una risposta positiva da parte della città. Un’ottima collaborazione con l’amministrazione comunale e la convinzione che questo territorio si meriti un teatro all’altezza. Siamo anche grati alle migliaia di persone che hanno avuto fiducia in noi tenendosi i biglietti per gli spettacoli che abbiamo dovuto cancellare a causa del covid. Noi stiamo lavorando per garantire una continuità, ma ora non dipende solo da noi. Oltretutto ci sono in ballo anche sei posti di lavoro. Capiremo che succede nei prossimi giorni”.
Il fallimento del Gruppo 2A non ha nulla a che fare con l’attività del teatro anche perché la società milanese aveva un proprio business nella costruzione di strutture e non nella loro gestione. Certo che ora, dopo un paio di anni di carte legali, e in mezzo a una pandemia, le nubi sulla tendostruttura diventano scure non promettendo niente di buono.
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