Amore che vieni, amore che vai
di Alessandra Stifani
Un’improvvisa lucidità, un lampo al confine di un sogno nel silenzio totale. Dalle persiane accostate filtra la luce dei lampioni, è ancora notte. Resto in ascolto, tesa verso l’unico suono che ho bisogno di cogliere: il tuo respiro quieto, regolare e consolatorio.
Sei qui, domattina mi resteranno un ricordo confuso e la stanchezza di un’altra notte spezzata.
Domattina, l’anniversario del nostro incontro, ma tu non lo sai.
Una festa intima, fra di noi, la gioia del cuore. È il momento di guardarsi indietro. Nulla andrà perso; sensazioni, volti, semplici momenti affidati alla memoria con un velo di melanconia.
Il nostro incontro, uno splendore inatteso che ha spaccato la mia vita a metà. Il ritmo ancestrale di un cavallo al galoppo si è portato via l’affanno di un treno in corsa tra una stazione e l’altra.Tu, piccolo bozzolo alieno piovuto dal cielo, portatore di mistero e di inespressi stupori, hai calmato l’inquietudine delle mie giornate: adesso so che era l’attesa di te. Siamo usciti insieme e i pensieri hanno preso a volare, tra la certezza e l’illusione che questa volta sarà per sempre.
Un leggero mugolio, ti agiti e sospiri nel buio, so che mi stai cercando. Distendo le gambe e ti appoggi, ti basta così e soddisfatto ti fai quieto. Il mio battito accelera e il respiro si fa rumoroso: il tuo calore mi invade come una febbre, i seni si tendono; no, riposiamo ancora un po’.
Torna la quiete tra i ricordi. La prima volta che abbiamo nuotato insieme, l’abbraccio del mare che ogni peso si porta via. E le uscite in quel piccolo mondo che è la nostra città, tenendoci stretti per mano, il tuo sguardo blu che non conosce confine. E lo sgomento per un futuro incerto, il fastidio per come ti sei preso il mio corpo giorno dopo giorno. E l’ansia di volerti conoscere di più, l’angosciosa costante paura di perderti. E le notti in cui ti rotolavi piangendo in preda a un oscuro dolore, e io, incapace di consolarti ti guardavo annichilita. O la mattina in cui, sfinita, ti ho lasciato solo nella stanza buia, pronta magari a fuggire.
È già domattina. Ti abbraccio nella tenue luce del nuovo giorno e, con la naturalezza di chi sa solo prendere, accogli l’essenza del mio amore profondo, un rimescolio di odori e umori, di suoni segreti, gesti prepotenti che non si imparano, ma già si sanno, un urgente bisogno di vita. Adesso corriamo, come al solito in ritardo, protesti rabbioso perché a ogni passo sobbalzi tra le mie braccia. Mi cade la sacca, pazienza, nulla di fragile. Ti stringo ancora di più: sei tu il bene prezioso che deve giungere intatto al giorno in cui mi lascerai.
Racconto di Alessandra Stifani, illustrazione di Alessandro Boscarini.
In occasione della Festa della mamma.
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