La leggerezza
di Carlo Zanzi
E mi raccontava che quella frase era diventato il suo ritornello. Una frase di Italo Calvino, qualcosa sulla leggerezza, che bisognava prendere la vita con leggerezza, che non era superficialità ma un planare sulle cose dall’alto, privi di macigni nel cuore. Quella citazione lo illuminava, lo alleggeriva.
“E basta con Calvino” diceva sbuffando la moglie. “Ho capito…Beato te che non hai macigni nel cuore.”
“Non è esatto!” le rispondeva. “Cerco di spezzarli, frantumarli come si fa per i calcoli ai reni. Qui non si beve acqua, si eliminano zavorre.”
“Tipo?”
“I sensi di colpa…”
Si era messo a scrutare il cielo. Un giorno le disse: “Voglio prendere il brevetto di pilota d’aliante.”
“Questa poi…”
“Gli alianti sono leggeri, sono meno rischiosi degli aerei a motore. Se il motore va in stallo vieni giù, con gli alianti è impossibile.
“Perché?”
“Perché il motore non ce l’hanno…Dovresti saperlo…”
Adele, la moglie, restò sbalordita vedendo il marito iscriversi al corso, frequentarlo, meritarsi il brevetto e volteggiare in aria bucando le nuvole, facendo il pelo alle cime delle Prealpi. Era un’altra persona, tornava dai voli con un sorriso contagioso. Planava leggero sopra la vita di tutti i giorni non come chi è fuggito e spera di ripartire, ma come chi là in alto ha trovato motivazioni per stare bene anche in basso.
Ma la vita può essere una carezza o una sberla, cioè accarezza e prende a pugni. Il pilota finì con l’aliante contro i tronchi e le frasche della pineta sotto l’Osservatorio del Campo dei Fiori. Non morì. Lo fecero accomodare su una carrozzina, dove il suo corpo divenne pesante, opprimente sul culo e sulla schiena. Una sofferenza che durò poco, qualche mese: se ne andò dal proscenio dei vivi stringendo e accarezzando la mano di Adele.
Posso testimoniare che questa storia è vera perché, oltre alla cronaca che si può leggere sul giornale locale, la vedova è diventata da un anno la mia compagna e non si fa scrupolo di raccontarmela, sin nei particolari.
Quando facciamo l’amore mi sento leggero. Forse non è la leggerezza di Calvino, forse la mia è macchiata di superficialità. Ma dopo, quando l’estasi è finita, vedo il pilota. Puntualmente. Un sasso mi entra dentro e mi opprime. Allora bevo un sorso d’acqua, penso al grosso calcolo da espellere, mi giro sul fianco e abbraccio Adele.
Racconto di Carlo Zanzi. Fotografia di Marco Stefanon
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