Il Pianeta dei Nascituri (omaggio a Franz Werfel)
di Abramo Vane
Chi fa parte del problema, chi delle soluzioni, e chi del paesaggio. Ho impiegato molto tempo della mia vita a capire che appartenevo al paesaggio. Come gli alberi, i fiumi, i monti.
Ieri in libreria ho preso in mano Il Pianeta dei Nascituri di Franz Werfel. Una scorsa veloce… Questo primo capitolo ha il solo scopo di impedire al libro di cominciare con il secondo… poi pagina 18 e la 27. Non sono un buon lettore, nemmeno quando servirebbe concentrazione per intuire la storia. Me ne vado in giro con una fantasia che cerca stimoli a ogni angolo, e sono condizionato dagli umori di giornata, se mi sveglio in un modo o in un altro. E così ho leggiucchiato qualche frase di pagina 34, quando Lyra, la protagonista, dal Pianeta dei Nascituri scende sulla terra per sperimentare la vita, l’amore, il dolore e la gioia, e lo fa in una famiglia in un piccolo villaggio… e mi sembrava di aver già afferrato tutto, in realtà non avevo capito niente. Quel che a me importa è solo il mio pensiero, che è distorto, appartiene alla letteratura, nei cui riflessi vedo una luce da seguire. In questi tempi ritengo che il mondo sia destinato all’oscurità più nera. Il Pianeta dei Nascituri non è governato dai saggi Anziani, come aveva fantasticato il buon Franz. Ho letto qui e là una ventina di pagine, e mi hanno invogliato a scrivere. A sera, a casa, ho fatto un giro su pagine bianche, ed eccoli lì, i nuovi tristi personaggi. Li ho riconosciuti dai falsi sorrisi. Dicevano di andare su Marte per dare un futuro al genere umano e invece era qui che volevano venire, per governare il mondo. Loro hanno le soluzioni, e al prossimo turno Lyra e tutti i nascituri avranno solo problemi.
Qui mi fermo, penso al secondo capitolo. L’umanità si salverà nell’appartenenza al paesaggio. Sinceramente, per lo sviluppo di questa storia, al momento non ho idee. E questo è grave.
Racconto di Abramo Vane (www.ilcavedio.org)
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