La sirena (una storia vera)
di Elda Caspani

Nella quiete della valle, il suono della sirena squarciò l’aria. Non era il consueto annuncio di mezzogiorno, ma un richiamo disperato che portava con sé un messaggio cupo e urgente: “Accorrete, aiutate, qualcosa di terribile è accaduto alla miniera”.
Le donne, il cui legame era segnato dai loro cari al lavoro laggiù, uscirono da casa con un misto di urla e pianti. Quelle fortunate, i cui mariti e figli avevano terminato il turno, accorsero per sostenere le altre. Nei momenti peggiori, il paese si trasformava in una famiglia unita nel dolore. Porte sbattute, grida, lacrime, e su ogni volto ansia e angoscia. La gente si chiamava a gran voce: “Cos’è successo? Cos’è successo?
Il mestiere del minatore è intriso di rischi mortali, e la morte e il pericolo sono compagni costanti. Una consapevolezza che crea un certo fatalismo: se non si muore in miniera, si muore a causa della miniera – silicosi, artrosi, saturnismo. Quando la sirena ulula, l’emozione e la paura scatenano una reazione istintiva, e tutti vanno alla miniera per dare una mano.
Le donne pregavano, immobili davanti ai cancelli chiusi, aggrappate alle sbarre. Sorvegliavano ansiose le porte dei montacarichi e degli ascensori. Ogni volta scrutavano i volti anneriti dei minatori che risalivano, nella speranza di riconoscere il proprio caro. Gioia o dolore, baci e abbracci si mescolavano alle lacrime.
Vittoria era al lavatoio quando sentì la sirena, capí che si era verificato un incidente. Suo marito era al sicuro a casa, ammalato di silicosi, ma il padre e il fratello erano là sotto. Abbandonò i panni sulla lastra di pietra della fontana e si affrettò all’imbocco della miniera. Poco dopo risalirono entrambi.
Riconobbe la sagoma del padre, nero di fumo, piangeva e le lacrime rigavano la polvere di carbone sul viso. Un colpo al cuore. Si avvicinò, lui le fece un cenno e capì che Saverio non era morto. Era steso sotto una coperta, i portantini lo misero sull’ambulanza. Il medico si avvicinò e disse loro, con un’espressione scura, che la spina dorsale del ragazzo era compromessa, e si diresse ad assistere gli altri.
Vittoria abbracció il padre. Era sconvolto, e ripeteva che avrebbe preferito morire piuttosto di vedere il figlio gettarsi sotto un masso per salvarlo.
La schiena spezzata. A vent’anni la vita era rovinata, per sempre. Qualche mese dopo, la miniera, poco redditizia, venne chiusa.
Racconto di Elda Caspani. – Vittoria era la migliore amica di mia sorella. Una storia di mal governo, in quella miniera del Bergamasco. (www.ilcavedio.org)
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