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Case, auto e sigarette. Quel genio irrequieto di Giacomo Puccini

Il giornalista Mario Chiodetti racconta alcuni lati meno conosciuti del famoso compositore di cui quest’anno cade il centenario dalla morte. “I suoi spartiti erano campi di battaglia”

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Giacomo Puccini è sicuramente tra i compositori e operisti più amati al mondo. Capolavori come la Bohème, Tosca, Madama Butterfly  e Turandot, solo per citare le opere più famose, hanno lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo.
Tra i suoi estimatori c’è il giornalista e scrittore varesino Mario Chiodetti, grande appassionato di opera e di quel periodo storico. Sabato 28 e domenica 29 settembre, insieme all’associazione Gaele, ha organizzato a Cuvio una serie di eventi in occasione del centenario della morte.
Mostre, libri, incontri e uno spettacolo dedicato al giovane giovane Puccini, quando andò a studiare al Conservatorio di Milano.

Grazie al successo delle sue composizioni, Puccini diventò ricchissimo e spesso placò la sua inquietudine esistenziale acquistando immobili.  «Aveva la malattia del mattone – racconta Chiodetti – . Comprò un appartamento a Milano, una villa di Torre del lago, una casa all’Abetone e una torre dove andava a cacciare. E ancora, la casa di Viareggio, quando andò via da Torre del lago, e quella di Chiatri».

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Puccini in lancia a motore sul lago di Massaciuccoli

Se Puccini non aveva qualcosa da fare, un libretto sottomano, una musica da comporre o una donna nuova da amare, si intristiva. «Cadeva in depressione e diventava compulsivo – sottolinea lo studioso -. E poi accadeva che si stancava subito perché era un uomo perennemente insoddisfatto, come si evince dalle lettere che leggeremo durante lo spettacolo».

Puccini amava molto anche i motoscafi ed era affascinato dalle moto e dalle biciclette. Aveva auto di lusso che comprava a Milano da un rivenditore, parente dell’editore Ricordi. «Il Maestro continuava a mettere mano ai suoi lavori – sottolinea Chiodetti -. Li rifiniva, aggiungeva e toglieva pezzi. I suoi spartiti erano veri e propri campi di battaglia e i suoi copisti diventavano letteralmente matti perché non capivano niente dei quello che scriveva. Anche nelle lettere usa una grafia quasi incomprensibile. Inoltre, fumava tantissimo. Non c’è una fotografia di Puccini senza che lui abbia in mano una sigaretta. Insomma, l’inquietudine lo ha accompagnato tutta la vita rendendolo uno scontento perenne».

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Pubblicato il 27 Settembre 2024
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