Pierluca Mariti, da “Piuttosto_che” al teatro: l’ironia come chiave di lettura della vita
Dai primi video sui social al successo teatrale, Pierluca Mariti si racconta con la sua inconfondibile ironia. Dopo "Ho fatto il classico", torna sul palco con "Grazie per la domanda"e il 14 febbraio sarà a Varese per una nuova tappa del tour
![Pierluca Mariti](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2025/02/pierluca-mariti-1815204.610x431.jpg)
A sentire Pierluca sembra che gran parte della sua vita sia successa per caso. Poi basta ascoltarlo per scoprire che la profondità è l’altra faccia della medaglia della sua ironia che lo rende tanto amato dal suo pubblico.
Pierluca Mariti, viterbese d’origine, 35 anni, sui social è conosciuto come @piuttosto_che. Si è fatto strada nel panorama digitale grazie ai suoi contenuti umoristici, che mescolano riflessioni sulla vita quotidiana, stereotipi culturali e autoironia. Dopo una laurea in giurisprudenza e un inizio di carriera all’interno di Ikea, Pierluca ha deciso di seguire la sua passione per la comicità, trovando su Instagram un pubblico affezionato e sempre crescente. I suoi video, caratterizzati da un linguaggio colto e dissacrante, sono diventati virali, portandolo rapidamente sotto i riflettori.
Il passaggio dal web al teatro è stato naturale: nel 2022 ha debuttato con il suo primo spettacolo, Ho fatto il Classico, che ha riscosso un grande successo con oltre cinquanta repliche tra Italia ed Europa. In questo monologo, Mariti ha esplorato la connessione tra la letteratura classica e il presente, affrontando temi esistenziali con il suo inconfondibile tono ironico e leggero. Nel 2024, dopo un intermezzo letterario con il suo primo romanzo, Niente di che, Rizzoli, torna con lo spettacolo con Grazie per la domanda. Venerdì 14 febbraio sarà a Varese nel teatro di piazza Repubblica.
Di cosa parla il nuovo spettacolo Grazie per la domanda?
«Parte dalla mia scelta di andare in psicoterapia. Mi sono accorto di non sapere dire di no per compiacere agli altri. Un problema che ho sempre avuto, e così vado a ritroso nel mio passato. È una ricerca su me stesso raccontando con ironia tratti del mio carattere e aprire anche riflessioni più generali sulla mia generazione».
Come sta andando?
«Molto bene. Ci sono già stati 14 spettacoli e siamo a metà del tour italiano con una buona risposta di pubblico».
Arriverà anche una tournée all’estero. Come la vivi?
«Con grande eccitazione. La prima volta con Ho fatto il classico nacque per caso grazie a una proposta di un comico italiano a Barcellona. Da quella sua idea sono nate altre possibilità. È divertente perché gli italiani all’estero hanno voglia di partecipare a momenti dedicati a loro. Gli piace la nostra comicità. Per me poi sono anche piccoli viaggi alla scoperta delle capitali europee. Ho alcune tappe a fine maggio e a inizio giugno».
Tu sei un po’ figlio dei social, su Instagram, come tanti, postavi foto di paesaggi e vita quotidiana, poi la svolta. Quando è successo?
«È successo per caso durante il lockdown. Insieme ad altri in Ikea lavoravo con il marketing. Allora era difficile far decollare l’e-commerce e così proposi di parlare di arredamento sui canali web e social. Partito il progetto era necessario individuare qualcuno che ci mettesse la faccia e così mi chiesero di occuparmene direttamente con i miei account. Ho iniziato a espormi e mi sono divertito. Ho iniziato da lì. All’inizio era un lavoro con l’azienda e pian piano ho pensato di farlo diventare mio».
Perché uni il nickname Piuttosto_che?
«Per caso… è una locuzione che al Nord è molto usata. All’inizio della mia attività social volevo rimanere anonimo e così scelsi quell’account. Poi l’ho tenuto».
La tua carriera lavorativa è iniziata in Ikea, come è andata?
«Dopo la laurea in Giurisprudenza ho cercato lavoro per un anno. Avevo chiaro che non mi sarei occupato di diritto e così ho trovato Ikea dove all’inizio ho fatto di tutto. Lavoravo nel reparto food del punto vendita di Porta di Roma. Poi nell’arredamento, e dopo due tre anni sono passato nella sede centrale a Milano dove mi sono trasferito nel 2017. Facevo il project manager che è anche difficile da spiegare in cosa consista, ma mi piaceva e mi divertivo molto. Un ambiente stimolante e positivo».
Quando è maturata la scelta di lasciare Ikea?
«Un anno e mezzo dopo la “doppia vita”. Diventava difficile perché di giorno ero Clark Kent e di notte Superman. Nell’aprile 2022 ho deciso di lasciare Ikea. Quando ne parlai con mia mamma la prese male. Era come se le avessi comunicato che partivo per la guerra. Sono andato via con un grande peso. Era un bellissimo posto di lavoro, ma non potevo più restare».
Ti immaginavi questo successo?
«Non penso mai al successo come un risultato. Ho la fortuna di fare quello che mi piace. Volevo da sempre fare l’attore, ma mia madre non era d’accordo e così decisi di seguire il suo consiglio e mi sono laureato in Giurisprudenza. Stare sul palco e divertire è la conferma che era quello che dovevo fare. Mi sarei stupito di più se fossi diventato un avvocato di successo. Stare sul palco mi da una grande energia e sono molto contento di quello che faccio».
Cosa ti piace di più di quello che stai vivendo ora?
«In particolare mi piace il fatto che sto conservando la possibilità di raccontare quello che voglio restando me stesso. Non è semplice perché quando ti muovi con grandi numeri devi tener conto dei gusti del pubblico. Mi viene riconosciuta una certa spontaneità. È più facile essere lineare tra la persona e il personaggio e mi diverto io in primis».
Tu hai vissuto fino agli anni del liceo a Viterbo, che rapporto hai con quella città?
«Ho 35 anni e tornare a Viterbo per me inizia a essere un piacere. Sento anche la nostalgia di tante cose del modo di vivere che mi ha cresciuto. Se dopo il liceo volevo uscire, vivere l’esperienza metropolitana e conoscere il mondo, ora tornare dai miei è un grande piacere. Capisco che solo chi ci è nato e cresciuto può apprezzare. Adesso Viterbo mi manca e la vorrei più vicina. Mi sono creato un equilibrio nella mia vita e questo richiede una città dinamica che purtroppo non trovi nella vita provinciale perché offre poco. Questo è un furto fatto alla nostra generazione. Il mio lavoro mi porta in tante province e scopro e conosco persone che hanno riportato a casa energie e competenze. A Milano e Roma avrebbero una portata maggiore ma nei paesi hanno una ricchezza infinita. Sono esperienze che ammiro e mi commuovono. Senti forte il senso di comunità che la vita di provincia ti offre».
Il fascino della vita è pensare a quante cose non conosciamo e questo ci porta a guardare al futuro, ma non possiamo non ripensare al passato. Quanto ha inciso crescere fino alle superiori a Viterbo?
«Vivere in provincia ti mette una certa fame di altro, ti stimola a esplorare il mondo. Allo stesso tempo però vivi una comunità più tangibile. Non sei in un grande lago ma in un piccolo stagno. Hai riferimenti precisi. Ci sono grandi vantaggi e forti limiti. Sono cose con cui mi sono confrontato costantemente. Sapere da dove si viene e mantenere una relazione viva con quella comunità è un’esperienza forte. Il primo spettacolo si chiudeva con una poesia che utilizza una metafora con il compasso e non si applica solo alle relazioni di amore, ma anche agli spazi dove si vive. Perché un cerchio sia perfetto, al di là di quanto sia largo il suo raggio, occorre avere un punto fisso».
![Pierluca Mariti](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2025/02/pierluca-mariti-1815210.610x431.jpg)
Che ricordi hai delle vacanze in un posto come Tarquinia?
«Il ricordo di tempi lunghi, quando le vacanze erano tali. Io ero fortunato perché i miei genitori erano insegnanti e stavamo al mare mesi. Ho ricordi positivi e nostalgici, ma anche aspetti meno positivi perché era quasi come vivere due vite. Ogni estate dovevo ricominciare, ma per fortuna avevo punti fissi con amici come Serena e Matteo e altri»
Tua mamma è molto presente nel tuo racconto. Come la vive oggi la tua scelta?
«Adesso è contenta e orgogliosa, anche se non lo dimostra tantissimo. Mi segue ed è più serena rispetto a quando ho lasciato il posto fisso».
E tuo papà?
«Mio papà è molto contento e nello spettacolo ne parlo. Ride molto soprattutto sulle battute che faccio su mamma».
Tua sorella Livia che dice del tuo successo?
«Lei è contenta. È presente anche lei nello spettacolo con ricordi d’infanzia. Li ho portati tutti sul palco».
![Pierluca Mariti](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2025/02/pierluca-mariti-1815207.610x431.jpg)
Ho fatto il classico ha avuto un successo incredibile, è uno spettacolo originale, profondo, ma al tempo stesso leggero. Non facile. Da dove arriva? Come nasce?
«È nato per caso perché in principio era un reading con testi che mi piacevano e studiavo con passione. Poi ha preso forma di uno spettacolo e il pubblico ha gradito».
![Pierluca Mariti](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2025/02/pierluca-mariti-1815213.610x431.jpg)
Chiudiamo con un tema importante sulla questione di genere. È da femmina è stato un tuo intervento a un TedX e tocca temi forti, attuali, che ora sembrano subire un duro colpo con la vittoria di Trump. Come vedi questo momento?
«È un ottimo momento perché quando vedi qualcuno che ha tanto potere e si preoccupa significa che è stato fatto un bel lavoro fin qui. C’è impennata di conservatorismo. Questo vuol dire che le cose stanno davvero cambiando. Perché chi non aveva voce la sta cominciando a usare. Certo, ora dovremo fare ancora maggiore attenzione, ma non si torna indietro sui diritti».
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