“Quando il fascismo dettava la dieta” e mangiare una banana era un gesto patriottica
Il nuovo libro dello storico Enzo Rosario Laforgia pubblicato da "People" sarà presentato sabato 12 aprile alle ore 18 a Malnate nella sala consiliare in via De Mohr

Il ventennio fascista è stato esplorato dall’accademia in tutti i suoi risvolti. Ogni aspetto del regime è stato scandagliato con meticolosità e abbondanza di fonti. Poco però si è scritto sull’alimentazione e la cucina degli italiani durante la dittatura fascista. E non certo per una mancanza di fonti, essendo iniziata in quel periodo una ricca produzione editoriale in tema gastronomico. Il primo numero di Cucina Italiana risale al dicembre del 1929 e nel 1931 il Touring club pubblica la prima Guida gastronomica d’Italia, mentre i futuristi con Marinetti in testa pubblicano Il manifesto della cucina futurista. Il controllo del comportamento alimentare degli italiani rientrava dunque a pieno titolo nel totalitarismo e nella ideologia fascista.
LA DIETA ANTISANZIONISTA
“Quando il fascismo dettava la dieta” scritto dallo storico Enzo Rosario Laforgia e pubblicato da “People” analizza la propaganda che il fascismo portava sulle tavole degli italiani, insaporita con abbondanti dosi di autarchia e sovranità alimentare. La propaganda era la risposta del regime fascista alle sanzioni comminate all’Italia dalla Società delle Nazioni dopo l’invasione italiana dell’Etiopia.
Mussolini nel suo Discorso della mobilitazione aveva dichiarato: «Alle sanzioni economiche opporremo la nostra disciplina, la nostra sobrietà, il nostro spirito di sacrificio». Di fronte all’assedio economico il regime aveva dunque deciso di «fare da sé», l’Italia anche a tavola doveva «bastare a se stessa». Era arrivato «Il tempo della sobrietà» a tavola, in cucina e più in generale nella vita.
LA BANANA PATRIOTTICA
Le massaie, comprese quelle varesine, vennero mobilitate al servizio della Patria e chiamate dal Duce in udienza a Palazzo Venezia, il cuoco del re spiegava su Cucina italiana come e cosa si doveva cucinare durante le sanzioni. Si doveva risparmiare combustibile, cucinare poca carne e soprattutto non andava buttato via nulla. Dalle bucce di patate alle budella di pollo, fino all’olio della prima frittura, tutto doveva essere riutilizzato in cucina.
“Lottiamo per la libertà” riportava un titolo della Stampa. I giornali nazionali, controllati dal regime, erano il megafono di queste disposizioni che a vedere i titoli avevano qualcosa di identitario che andava ben al di là di una semplice difesa dalle sanzioni. Fu così che il regime fascista dettò la sua dieta a tutti gli italiani e mangiare una banana, frutto che proveniva dalle colonie, divenne un atto patriottico.
Il libro sarà presentato sabato 12 aprile alle ore 18 a Malnate nella sala consiliare in via De Mohr, interverranno l’autore Enzo Rosario Laforgia e il giornalista Michele Mancino.
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