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Stop al pascolo libero per capre e cavalli: “A rischio il formaggio di capra”

Tre ordinanze uguali a Tronzano, Maccagno e Veddasca. Per il presidente di Confagricoltura Varese il formaggio di capra rischia di sparire. Specchiarelli: "Ho già espresso la mia perplessità"

pascolo liberoAlla fine hanno deciso: Maccagno, Tronzano e Veddasca hanno emesso un’ordinanza che “ricorda che il pascolo dev’essere sorvegliato” e quindi vieta, di fatto il pascolo libero. Una questione nata da una lettera su Varesenews, che raccontava la storia di “Luna e le altre” tre cavalle che pascolano libere nell’abitato di Armio. Una questione che aveva sollevato questioni pro e contro, aveva imposto precisazioni,  aveva interessato le istituzioni preposte e che probabilmente rappresenta per quelle piccole comunità, una reale fonte di discussione.

Però: «L’ordinanza che vieta il pascolo libero parte dai cavalli non è un problema solo per loro, quanto per il pascolo delle capre – spiega Pasquale Gervasini, presidente di Confagricoltura Varese, il primo a reagire d’impeto sulla questione – quelle sono ordinanze che rendono impossibile il lavoro di chi fa il formaggio dop di cui tanto si parla, quello di capra delle valli del luinese per intenderci. Come pensano che venga realizzato, quel formaggio, se le capre non possono andare in giro?»

«Innanzitutto mettiamo in chiaro che è stata l’Asl a chiedere per prima di mettere sotto custodia stalle e cavalli – replica il sindaco di Veddasca, Adolfo Dellea – Dopodichè sono arrivate le ordinanze di Tronzano e Maccagno che problemi analoghi ai nostri, a cui si è aggiunta la nostra. Si tratta però di ordinanze che ricordano solo quel che dice la legge in proposito: cioè che gli animali al pascolo devono essere custoditi. Ribadiscono un obbligo, non lo inventano».

Secondo Dellea, una soluzione già c’è: «L’Apa fa pascolare tranquillamente decine di bovini dalle nostre parti, ma hanno messo il filo elettrico e cintato il pascolo. Così anche la gente è tranquilla. I cavalli di cui parlava la lettera invece arrivano fino alla provinciale: e in Veddasca questo non è accettato, perchè il popolo, e non solo i villleggianti, vuole che il pascolo sia almeno controllato. Chi ha animali deve fare lo sforzo che le bestie pascolino dove devono pascolare, non davanti al municipio».

La soluzione alla questione non può quindi che arrivare da una istituzione che agisce a livello più generale: «Ho già parlato con tutti e tre i sindaci, esprimendo la mia perpessità sulle ordinanze – spiega Bruno Specchiarelli, assessore provinciale all’agricoltura – Mi ero già  reso disponibile a mediare. Sarebbe stato più opportuno trovarsi, anche con le associazioni di categoria per risolvere la situazione, prima di prendere decisioni unilaterali. Tra l’altro so già che tutte e tre le associazioni di categoria, non solo Confagricoltura, stanno valutando le ordinanze: così il risultato è che potrebbero essere impugnate da tutte e tre».

Specchiarelli confida in una soluzione finale di buon senso: «Le ordinanze si possono emettere ma anche togliere. I sindaci, pur nel rispetto delle pressioni avute dai loro cittadini, devono essere in grado di contemperare le esigenze di tutti. Basta il buon senso per capire che l’agricoltura specie in quelle zone è attività preponderante, che in provincia e in realtà piccole è impensabile che ci sia un pastore per ogni gruppo di animali e che cintare 20 ettari di pascolo non è uno scherzo, specie se in mezzo c’è una strada. Se ci mettiamo con buonsenso e sangue freddo, si trova una soluzione. Dovremmo già provarci settimana prossima».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it
Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai?
Pubblicato il 19 Luglio 2010
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