La cultura deve entrare in fabbrica
Gabriele Galante da quindici anni negli stabilimenti della Imf organizza incontri di politica, economia, filosofia, teatro, letteratura di alto livello ai quali assistono e intervengono i suoi «collaboratori»
«Io credo che fare impresa non significhi solo vitare bulloni e tirare cavi elettrici. L’azienda deve essere una palestra di democrazia». Gabriele Galante, imprenditore metalmeccanico, la cultura l’ha portata direttamente in fabbrica. Da quindici anni, negli stabilimenti della Imf di Luino, organizza incontri di politica, economia, filosofia, teatro, letteratura di alto livello ai quali assistono e intervengono i suoi «collaboratori», così Galante chiama gli operai.
«Se il professorone o l’esperto – spiega l’imprenditore – viene a parlare nel tuo mondo, allora è molto probabile che il messaggio arrivi al cuore delle persone, mentre se fossero in un altro ambiente sarebbero intimidite. La cultura deve includere non escludere e in un momento di crisi come questo è importante giocare un ruolo di sussidiarietà per compensare ciò che il pubblico non puo’ fare. E quando ti accorgi che le persone ti seguono e che riconoscono questo ruolo allora vuol dire che la funzione dell’imprenditore è giusta».
Adriano Olivetti è un suo modello, ma ancora di più lo sono quegli imprenditori che si schierano con i loro operai. Di fondazioni non ne vuole sentir parlare. Ha dato vita all’associazione culturale “Frontiera” cercando di coinvolgere il più possibile le realtà presenti sul territorio attraverso una mappatura delle associazioni per cercare un’alleanza virtuosa. «Dare dei soldi a qualcuno perché organizzi la cultura per te – conclude Galante – contribuisce ad ampliare quel distacco che non ci deve essere. Io ho 70 anni e amo la vela e ho imparato che quando c’è burrasca e vento forte chi sta al timone non grida ma dà consigli».
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