Varese punta sui mercati esteri
L’Unione Industriali ha presentato una nuova iniziativa per l'internazionalizzazione delle imprese: mentre nel 2011 il valore delle esportazioni è tornato ai livelli pre-crisi del 2008
Mettere in evidenza le opportunità offerte alle imprese dai processi di internazionalizzazione, analizzare i Paesi a più alto tasso di sviluppo, sostenere e agevolare l’aggregazione delle aziende con reti d’impresa organizzate per filiera o prodotto per lo sbarco sui mercati esteri. Sono questi gli obiettivi del nuovo Progetto Internazionalizzazione presentato questo pomeriggio, 2 maggio 2012, alle imprese del territorio dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
«Ormai da tempo – ha introdotto l’argomento il Presidente dell’Unione Industriali, Giovanni Brugnoli – stiamo assistendo ad una stagnazione del mercato interno, gli ordinativi procedono a rilento, e la contrazione delle vendite ne è causa e conseguenza, in una spirale che può essere interrotta solo inserendo un elemento di disturbo esogeno». Quello dell’internazionalizzazione, "del presidio di nuovi mercati". Come? «L’idea della nostra Unione Industriali – ha spiegato Giovanni Brugnoli – è quella di lavorare nei prossimi mesi per supportare gruppi di imprese nell’affrontare i mercati esteri come quelli dei Pesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), ma non solo. Mercati ad alto potenziale, ma anche di difficile approccio».
Da qui tutta una serie di step che andranno a dare forma al Progetto Internazionalizzazione. Primo fra tutti quello delle missioni oltre confine, con un’organizzazione del tutto innovativa. Da una parte verranno coinvolte delle imprese non ancora presenti sui mercati esteri che verranno visitati. Dall’altra, ad accompagnare queste realtà produttive nella scoperta delle opportunità dei vari Paesi saranno altri imprenditori varesini che già da tempo vi operano.
«L’individuazione di esempi da seguire, infatti, è una delle idee su cui si fonderà il Progetto: presenteremo esperienze effettuate da nostri colleghi imprenditori; casi di successo che possano stimolare a guardare ai mercati internazionali come ad un fattore di competitività e di sviluppo, creando quel contatto virale di cui ho parlato a inizio anno, quel circolo virtuoso di crescita che possa rappresentare uno strumento concreto ed operativo di cui le imprese si possano servire, riflettendo nel contempo sulle opportunità di crescita internazionale offerte dall’aggregazione in reti di impresa». La prima missione si terrà a ottobre 2012 in Brasile. Seguirà quella prevista per la primavera del 2013 in Cina. Verranno poi messe in calendario trasferte in India, Polonia, Russia e Turchia.
Saranno dunque gli imprenditori varesini già presenti su questi mercati a presentare ad altre imprese, soprattutto Pmi, decise a svilupparsi oltre confine, quali siano le motivazioni che li hanno spinti a presidiare quel dato Paese, quali le strategie d’ingresso adottate, quali i risultati raggiunti, quali le difficoltà incontrare.
Tra gli imprenditori che faranno da Tutor c’è Gabriele Galante della I.M.F. – Impianti Macchine Fonderia Srl. Azienda di Luino presente con siti produttivi, joint venture o uffici di assistenza tecnica anche in Paesi come Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Francia, Russia, India, Stati Uniti. «Non vogliamo insegnare niente a nessuno – ha spiegato Galante – ma pensiamo che condividere le esperienze sia il primo passo per fare sistema sui mercati esteri come territorio».
Cosa spinge un imprenditore a fare da guida ad altri colleghi in processi di internazionalizzazione? «La consapevolezza che un’azienda come I.M.F. può crescere solo se tutto il contesto territoriale che la circonda riesce ad essere competitivo oltre confine. Oggi è difficile svilupparsi senza un export in grado di sostenere il nostro business. Ciò vale sia a livello di singola azienda, sia di provincia».
Missioni, ma non solo. A completare il Progetto Internazionalizzazione ci sono altre azioni. Tra cui l’organizzazione di workshop specifici, follow-up post missione per valutare la possibilità di creare aggregazioni o reti d’impresa volte allo sbarco sui nuovi mercati, la creazione di un portale Internet ricco di documentazioni utili alle imprese.
Lo scopo: aumentare l’internazionalizzazione del sistema produttivo varesino, già peraltro molto spiccata. Un’arma contro la crisi del mercato interno. Basti pensare che il valore di 9,314 miliardi di esportazioni varesine registrato a fine 2011 è in pratica tornato ad essere quello pre-crisi del 2008 quando l’export locale arrivò, dopo una cavalcata ininterrotta di sei anni di crescita, a toccare i 9,317 miliardi di euro. Non solo. Nel 2011 Varese è risultata essere la provincia lombarda con il più alto tasso di export sul fatturato delle imprese: 48,1%. Un dato eguagliato solo da Pavia.
A snocciolare i dati è stato il professore Marco Mutinelli dell’Università degli Studi di Brescia e del MIP-Politecnico di Milano che ha presentato i numeri varesini della ricerca “L’Internazionalizzazione delle imprese lombarde” svolta da Confindustria Lombardia. Da cui emerge che attualmente sono 552 le filiali o joint-venture che le imprese varesine hanno all’estero, per un totale di 30.500 dipendenti. Delocalizzazione, si dirà. Ma non è proprio così. Dai dati, infatti, emerge che il 52% di queste filiali o joint-venture hanno sede in Nord America e in Europa Occidentale. In aree dove non si va per abbattere il costo del lavoro, ma per presidiare i mercati. Solo il 17% è in Asia, l’8% è in America Latina, il 19% nell’Europa Centrale Orientale. Il restante 2% in Africa e Oceania. E a dimostrare il fatto che le imprese varesine vanno all’estero soprattutto per conquistare nuovi spazi di crescita è anche il dato su quale tipi di imprese optino per questa scelta. Non si tratta, infatti, solo di grandi imprese. Quelle con oltre 250 dipendenti rappresentano solo il 24%. Nel 34% dei casi sono aziende con non più di 15 dipendenti, quelle tra i 16 e i 49 addetti sono il 20%, mentre quelle tra i 50 e i 249 sono il 32%.
Ma dove intendono investire in futuro le imprese varesine? Nel 37% dei casi le imprese varesine vogliono sviluppare attività di esportazione o investimenti in Paesi dell’Unione Europea. Nel 28% si tratta di intenzioni che guardano all’Europa Orientale, nel 23% all’America centrale o meridionale, del 22% all’Asia sud-orientale, nel 18% al Nord America, nel 15% all’Asia Centrale.
Infine un ultimo motivo per guardare con sempre maggiore interesse ai mercati esteri. Quello emerso da una ricerca sull’accesso al credito svolta dall’Unione Industiali «Che ha evidenziato – ha detto Giovanni Brugnoli – come le imprese, che nel 2011 hanno avuto una quota di export maggiore del 20% del fatturato, abbiano avuto minori difficoltà di accesso al credito».
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