Riccardo Muti, nel 2013, debutta su Ducale. Dopo aver inciso con realtà multinazionali, il Maestro sceglie l’etichetta di Brebbia dove lo stile, l’eleganza, la cura dei dettagli, l’informazione e l’attenzione nei confronti della musica – anche e soprattutto di quelle opere spesso offuscate dai grandi classici – rappresentano non una strategia ma una tradizione culturale. La registrazione vedrà l’opera “I due Figaro”, composta nel 1826, di Saverio Mercadante. Lavoro presentato al Ravenna Festival nel 2011, dopo 175 anni di “dimenticanza”, con l’orchestra giovanile “Luigi Cherubini” e un cast di altrettanti giovani cantanti che con Muti danno lustro a quel repertorio tutto nostro che è doveroso riscoprire. Un repertorio al quale Muti – su sua stessa ammissione, «dati i tempi, malato di italianite» – offre un valore nuovo e un’interpretazione viva e tagliente. Mercadante, nato ad Altamura nel 1795 e scomparso a Napoli nel 1870, rappresenta quella scuola napoletana che fu fatta, però, da «musicisti per musicisti». E che Muti indaga da più di cinque anni e con una maturità che, compiuti ormai i settanta anni, lo incorona grande traduttore dei sentimenti, della melodia, dei drammi della vita spostati sulla scena. Tra chi lo vorrebbe senatore a vita e l’esibizione di fronte a Papa Benedetto XVI, Muti rigenera un orgoglio nazionale che il pubblico adora. E che con “I due Figaro”, su etichetta Ducale, si avvertirà con ancora maggiore intensità.