Lincio: senza sburocratizzazione ripresa italiana a rischio
Il presidente della Provincia: “E' la stagione per decisioni importanti, ad iniziare da coloro nelle cui mani il Paese ha consegnato la responsabilità dello sviluppo”
Pubblichiamo questa riflessione, corredata da diversi estratti giornalistici, del presidente della Provincia Arturo Lincio sui rischi che una burocrazia elefantiaca e fuori controllo, come quella italiana, possa esasperare la crisi generata dall’emergenza sanitaria e bloccare la ripresa economica del Paese.
La responsabilità dello sviluppo nella stagione delle decisioni importanti
Secondo Sergio Rizzo (La Repubblica, Affari e Finanza, 06-04-2020) sciogliere il groviglio della burocrazia è il primo passo per cambiare marcia. La follia del nostro sistema di appalti pubblici (vedi mascherine) è emersa in tutta la sua evidenza. La pubblica amministrazione ha dimostrato ancora una volta tutte le sue gigantesche lacune, vittima di meccanismi burocratici capaci di avvantaggiare i furbi a scapito degli interessi della collettività. E’ tutta da rifondare. Lo testimoniano i 152 fra decreti circolari e regolamenti emanati nello spazio di due mesi. Sono le parole di Sergio Rizzo.
Per Paolo Gualtieri (Il Sole 24 Ore, 14-04-2020), lo Stato per contribuire alla tenuta e alla crescita dei livelli occupazionali deve accelerare i progetti di investimento. Se è importante la qualità degli interventi pubblici, nella inevitabile crisi economica sociale e politica, la cultura dell’apparire potrà creare molti danni, così come tutto ciò che potrà interferire con i processi decisionali a scapito dell’efficienza e dell’efficacia dei provvedimenti. Per raggiungere con sicurezza e rapidità i cittadini che avranno perso qualsiasi fonte di sussistenza occorrerà affidarsi alle Regioni ,agli Enti locali e soprattutto ai Comuni che hanno il vantaggio della prossimità ovvero di toccare con mano la realtà: l’esistenza di tanti piccoli comuni è un punto di forza che va utilizzato.
Per Carlo Ferro (Il Sole 24Ore, 27-04-2019), il problema è come rispondere rapidamente alle esigenze dei territori ma non riguarda solo l’economia. C’è in campo la sfida per rigenerare l’adesione, l’entusiasmo e la passione dei cittadini per la cosa pubblica. Quando la ruggine richiede di sostituire gli ingranaggi arriva la stagione delle decisioni importanti e di cambiare regole e strutture. Servono strutture agili perché superata una certa soglia non creino diseconomie rallentando sia le decisioni che la loro attuazione.
Per Giovanni Legnini (Corriere della Sera, 11-04-2020), i poteri che servono sono quelli del Ponte Morandi e solo il legislatore può attivarli : serve un “esercizio responsabile dei poteri” senza procedure infinite e con un severo controllo della legalità. Non possiamo permettere che la maggioranza dei cittadini, le imprese e i professionisti onesti siano penalizzati da procedure e attese estenuanti. Per far decollare la ricostruzione servono rapidità e certezze.
Per Archibugi e Tuzzi (La Repubblica Affari e Finanza, 30-03-2020), quando i ponti crollano e i treni deragliano è ora di mettere mano al portafoglio per mettere in sicurezza il paese a qualunque costo. Ma non basta spendere perché le infrastrutture siano riparate : proprio l’Italia è un esempio tragico di progetti iniziati, pagati, e mai finiti ! Occorre una inedita forma organizzativa che sia capace di realizzare i progetti efficacemente e tempestivamente. Bisogna inoltre rendere la pubblica amministrazione capace di usare i propri acquisti per generare contenuti innovativi creando un vantaggio tecnologico in settori strategici per l’economia. La spesa può essere efficiente solamente se si procede ad una vera e propria rivoluzione nell’operare della pubblica amministrazione. In queste condizioni si potrebbe innescare un nuovo miracolo economico italiano.
Per la Cgia di Mestre (Corriere della Sera 29-03-2020) la pubblica amministrazione per cattiva burocrazia e malfunzionamento della macchina pubblica sta bloccando 115 miliardi, utili in questo momento di emergenza. Sarebbe opportuno che la nostra Pubblica Amministrazione pagasse i propri fornitori e fosse in grado di avviare le tante opere pubbliche che sono in buona parte quasi tutte finanziate. Se sbloccate, queste misure darebbero una prima importante iniezione di liquidità al sistema.
Per Raffaele Cantone (Corriere della Sera, 11-04-2020) la iperregolazione amministrativa è la
questione cruciale. E’ il problema di quali regole si debba dotare l’amministrazione pubblica per avviare la ripartenza del Paese.
Un riferimento è il modello Genova con cui si indicano i criteri e le regole utilizzate per la ricostruzione del Ponte Morandi, un modello che oggettivamente ha prodotto risultati positivi e visibili utilizzando procedure in deroga a tutte le leggi ad eccezione di quelle antimafia applicabili con criteri semplificati. Suggerisce che tutte le amministrazioni potrebbero operare in deroga a tutte le regole della azione amministrativa per tutte le attività connesse agli investimenti post COVID e quindi gli appalti, le sovvenzioni e le erogazioni di ogni tipo.
Terminata questa fase si vedrà come proseguire in seguito . E’ una soluzione oggettivamente pericolosa per i rischi di infiltrazioni criminali e di derive corruttive ma c’è un ultimo scenario non meno preoccupante e altamente probabile: che non si decida nulla e con le regole ordinarie e il conseguente carico degli impegni che si riverserebbe sulla burocrazia il sistema imploderebbe. Ipotizza di lasciare per un breve periodo regole emergenziali accompagnando però questa fase con un progetto urgente di riscrittura dei criteri della azione amministrativa.
Per Pietro Salini (Corriere della Sera, 14-04-2020) per superare la crisi servono norme finalizzate ” a fare anziché a non fare “. I cantieri pubblici sono da considerare come interventi emergenziali ovvero come una ambulanza che ha bisogno di una sirena per bypassare i semafori rossi. Ci sono miliardi di risorse ferme. Rimuoviamo gli ostacoli burocratici e si avviino i progetti. Dobbiamo mettere in campo tutte le migliori risorse del paese : qualora perdessimo ampie quote di mercato e riducessimo pesantemente il prodotto interno lordo, dietro l’angolo c’è il nemico : la disoccupazione con un impoverimento senza precedenti. Dovremmo comunque attrezzarci con un profondo cambiamento degli stili di vita i dei modelli organizzativi di lavoro e di produzione. Dobbiamo muoverci in fretta perché se la produzione industriale e l’economia non ripartono non riusciremo di certo a mantenere il nostro livello di vita, i nostri stipendi e le nostre pensioni. Questa pandemia come tutti i cambiamenti improvvisi avrà effetti dirompenti.
A mio avviso se autorevoli prese di posizione concordano sulla esigenza urgente di un passaggio da norme “finalizzate a non fare” a ” norme finalizzate a fare”, sulla concreta semplificazione normativa e burocratica si registrano tesi ben diverse. L’una vede giustamente il pericolo delle infiltrazioni criminali per motivare meno giustamente solo modifiche lievi dello status quo delle regole, mentre l’altra sostiene che meno lo Stato vorrà o saprà agire con efficienza tanto maggiore sarà lo spazio che si aprirà alla criminalità organizzata, attenta a cogliere ogni occasione per occupare gli spazi lasciati vuoti dallo Stato. Se, come molti temono, una burocrazia senza controllo giungerà ad esasperare la crisi ci si troverà di fronte a un nuovo virus, tutto istituzionale, che bloccherà la ripresa. Prevalendo invece l’interesse generale, ovvero l’affermazione di una maggiore efficienza, lo Stato potrà stimolare la ripresa economica. Acquisendo così sia una maggiore condivisione da parte dei cittadini sia la concreta possibilità di garantire sempre maggior ordine e maggior sicurezza.
Oggi, e non domani, è la stagione di decisioni importanti per tutti, ad iniziare da coloro nelle cui mani il Paese ha consegnato la responsabilità dello sviluppo.
In questo momento estremamente critico per la vita del Paese il ruolo del Parlamento si rivela quanto mai fondamentale per promuovere, o quantomeno permettere, sburocratizzando, un nuovo miracolo economico italiano.
Sarà determinante “se e come” saprà rispondere alle necessità del Paese.
Il Presidente
Dott. Arturo Lincio
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