“Noi piccoli imprenditori brava gente. I grandi non spezzino la catena dei pagamenti”
Clienti che non rispettano le regole di sicurezza, interventi da remoto, pagamenti ritardati, difficoltà a trovare guanti e mascherine. Gli installatori e impiantisti di Cna Varese raccontano la loro quotidianità durante l'emergenza sanitaria
Che cosa sappiamo delle paure, dei pensieri e delle difficoltà affrontati in questi due mesi di emergenza sanitaria da quegli artigiani che ogni giorno vanno nelle case, nelle rsa e negli ospedali a riparare caldaie, impianti elettrici, scaldabagni, elettrici e cucine? Ben poco e non certo per la cattiva volontà di qualcuno, quanto piuttosto per la mancanza di occasioni per farlo. Una l’ha fornita Cna Varese che, durante la presentazione di un sondaggio riguardante il lavoro di installatori e impiantisti, li ha invitati a intervenite per raccontare il loro vissuto in questa fase di grande incertezza.
«Bisognerebbe iniziare da una informazione chiara e univoca – ha esordito Gualtiero Fiorina, responsabile del settore installatori e impiantisti di Cna Varese -. Riceviamo circa 60 telefonate al giorno da parte delle imprese che chiedono quello che si puo’ e quello che non si puo’ fare perché sul territorio ci sono risposte diverse da comune a comune».
C’è stata molta confusione nella comunicazione dei provvedimenti a livello nazionale e locale, spesso con spazi interpretativi che andavano ben oltre il buon senso. Per non sbagliare, Daniele Lantieri, appena iniziata l’emergenza ha chiuso subito per due giorni. «Non sapevo che pesci pigliare – spiega l’imprenditore -. Era l’unico modo per tutelare il mio dipendente e anche me stesso. Sono già pronto a ripartire purché ci sia un protocollo riconosciuto da enti superiori che ci permetta di lavorare seriamente, cioè mettendo in sicurezza il cliente e chi lavora».
Uscire dalla provincia per fare interventi in case private a Milano per alcuni è stata una scelta quasi obbligata perché buona parte della domanda di interventi in questo momento arriva dalla città metropolitana. Andrea Righelli è uno di quelli che è approdato all’ombra della Madonnina con risultati sorprendenti. «Ho superato il fatturato delle scorso anno – dice l’installatore – e mi rendo conto di essere un’isola felice. I miei interventi sono stati tutti sulle urgenze e per lo più riguardanti scaldabagni a gas con selettori bloccati o filtri sporchi. I miei dipendenti lavorano tutti in sicurezza e hanno tutti i Dpi necessari per farlo».
In questo periodo trovare i vari dispositivi per la protezione individuale non è facile come dirlo. Per esempio, i guanti in lattice scarseggiano nella grande distribuzione e le aziende fanno fatica a fare gli approvvigionamenti. A complicare la situazione ci si mettono anche i clienti perché spesso sono proprio loro a non rispettare le regole imposte dall’emergenza sanitaria. Allora c’è chi sceglie di fare assistenza da remoto, servendosi di smartphone e tablet, guidando l’intervento attraverso foto e video. Invece, nel caso di intervento fisico nell’abitazione si segue una procedura standard. Si chiede al padrone di casa di arieggiare il locale, appena arrivati in prossimità dell’abitazione lo si chiama, ci si presenta con tutti i dispositivi per la sicurezza individuale (guanti, mascherina e distanziamento sociale), si lascia la borsa degli attrezzi sul pianerottolo e quando è finito l’intervento si lasciano le pulizie da fare al cliente per evitare di utilizzare aspirapolvere o altri attrezzi portati da fuori e per questo motivo potenzialmente pericolosi se contaminati dal virus. L’esigenza di avere un protocollo chiaro circa l’utilizzo di alcuni strumenti diventa determinante per chi si occupa di impianti a biomassa, secondo Mauro Ceretti, perché nei loro interventi l’aspiraceneri potrebbe far circolar ben altre particelle.
«Non è sempre tutto così chiaro per i clienti – aggiunge Alessio Grima -. Mi è capitato di arrivare nelle case e di essere accolto da persone senza mascherina e guanti. Qualcuno ti sta pure addosso senza rispettare la distanza richiesta e quando lo fai notare ti rispondono che sono sani perché non sono mai usciti. Per la ripartenza stiamo cercando di riprogrammare tutti i lavori, dai cantieri alle sostituzioni caldaie che in questo mese abbiamo rimandato».
Sul fronte pagamenti molti artigiani si sono affidati a vecchi e sani principi che si rifanno all’onestà e alla trasparenza, anche se qualcuno nel frattempo la catena dei pagamenti l’ha già spezzata. «Fatto l’intervento ho chiesto sempre il pagamento con bonifico bancario per evitare il contatto con le banconote e il Pos – racconta Davide Boscolo -. Io i fornitori li ho pagati tutti, ma è un po’ complicato capire cosa accadrà a maggio».
Gli artigiani in verità uno strumento potente per evitare che i soliti furbetti la facciano franca ce l’hanno e si chiama reputazione. Secondo Boscolo, i fornitori e i clienti scorretti vanno messi al bando. «Su questo aspetto non transigo perché nel nostro lavoro c’è una parola che conta più di altre: l’etica – conclude l’artigiano -. Se dovessi venire a sapere che un fornitore più grande di me ha approfittato di questa situazione con scorrettezze di bassa lega non esiterei un solo attimo. Anzi, lo costringerei a vendere la Lamborghini o la Maserati che tiene chiusa nel garage. Noi siamo piccoli imprenditori, siamo brava gente e pretendiamo correttezza».
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