Crodino, resta a Crodo solo il 15 per cento della produzione
La Campari riduce ulteriormente il rapporto tra l'aperitivo e il paese dove la bevanda è nata
Rimarrà a Crodo solo il 15 per cento della produzione del Crodino. Lo scrive ‘’La Repubblica’’ nella pagina dell’Economia. Il quotidiano spiega che solo il 15 per cento della produzione di Crodino rimarrà in valle, mentre il resto della produzione prenderà la via di Novi Ligure.
Una vittoria di Pirro. Lasciare solo il 15 per cento della produzione dell’aperitivo biondo appare una soluzione temporanea, che non preserva da altri tagli futuri.
‘’Sarà salva la tradizione’’ come scrive ‘’La Repubblica’’, ma c’è da chiedersi se la politica delle multinazionali abbia riguardo per il territorio, soprattutto per quei prodotti che qui sono nati.
La messa in discussione della produzione del Crodino è avvenuta col passaggio dello stabilimento antigoriano dalla Campari alla Royal Unibrew. Campari aveva annunciato che il Crodino avrebbe lasciato Crodo per Novi Ligure. Poco importa se qui la produzione gode di una sorgente d’acqua di montagna e a Novi invece probabilmente di altre fonti, con diverse caratteristiche.
C’è da dire che la battaglia sul Crodino è andata avanti a lungo, non essendo cosa nuova.
Oggi, a causa della globalizzazione, appare inutile parlare di tradizioni, di radici del territorio, di salvaguardia delle peculiarità montane: tutte parole che fanno parte della politica partitica ma non di quella industriale.
A livello occupazionale, forse, non cambierà nulla, certo cambierà a livello affettivo e di ‘’bandiera’’.
Un legame quello con Crodo che non c’è neppure sulla pagina online della Campari, quella dedicata al Crodino; lì leggete tutta la storia, di come è nato e di come ha avuto successo. Non una riga su Crodo, né una sul perché si chiami così.
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