“Riparti Lombardia”, Cgil Cisl Uil chiede subito un focus su Malpensa
A proposito dei frontalieri il sindacato ha «dubbi motivati» di fronte al fatto che Regione Lombardia affronti ora la questione fiscale
Nel corso dell’incontro promosso, presso il Centro Congressi di Ville Ponti a Varese, dal Consiglio regionale, con il titolo “Riparti Lombardia – Insieme al territorio”, sono intervenuti il presidente della Camera di Commercio di Varese, Fabio Lunghi, nonché rappresentanti delle associazioni economiche e diversi stakeholders. Tra gli altri ha preso la parola Umberto Colombo, segretario generale della Cgil di Varese, componente della Giunta camerale, che è intervenuto anche a nome di Antonio Massafra, Segretario generale della Uil di Varese, e di Roberto Pagano, rappresentante della Reggenza della Cisl dei Laghi, anch’essi presenti alle Ville Ponti.
Il segretario generale della Cgil ha subito posto l’accento sui rischi occupazionali legati alla ripartenza. «È importante sottolineare come la ripartenza debba portare con sé una forte attenzione a lavoratrici e lavoratori e ai loro problemi. Abbiamo appoggiato in giunta – ha detto Colombo – la manovra straordinaria di oltre 7 milioni di euro da parte della Camera di Commercio di Varese. Una parte di queste risorse deve essere impiegata per sostenere processi di formazione, riqualificazione e innovazione a favore di lavoratrici e lavoratori, in modo da scongiurare emergenze occupazionali sul nostro territorio provinciale. Senza dimenticare, da parte di Regione e Provincia, di mettere in campo subito adeguate politiche attive del lavoro».
Altro nodo rilevante sul fronte della fase 2, quello di Malpensa. «Se imprese e sindacati condividono le stesse preoccupazioni – ha ripreso Umberto Colombo, a nome di Cgil Cisl e Uil -, allora vuol dire che ci troviamo di fronte ad un grosso problema. Parliamo del più grande luogo di lavoro della provincia, in cui sono occupati 20mila lavoratrici e lavoratori, ai quali vanno sommati altri 20mila addetti dell’indotto. Un’assoluta necessità, quella di impedire licenziamenti e un peggioramento delle condizioni di lavoro. Occorre organizzare subito un focus-Malpensa, con istituzioni, imprese, sindacati, dato che se va in crisi Malpensa, le ripercussioni sull’economia dell’intero territorio potrebbero essere molto negative».
Infine Umberto Colombo ha rivolto l’attenzione ai lavoratori frontalieri, «più di 30mila, che ogni giorno, da Varese, varcano il confine con la Svizzera. A questo proposito, come sindacato, confessiamo di nutrire qualche motivato dubbio di fronte al proposito di Regione Lombardia di affrontare ora la questione fiscale. In questo difficile momento di gestione della pandemia ci sembra una mossa inopportuna. Ci dovranno essere altre sedi e altri momenti per discuterne in un confronto sereno tra istituzioni e parti sociali. Inoltre siamo altrettanto critici sulla possibilità che i ristorni possano essere rallentati, nel loro passaggio dal governo centrale ai Comuni di frontiera, da un coinvolgimento della Regione. A questo proposito Cgil, Cisl, Uil, insieme ai due principali sindacati svizzeri, stanno redigendo un documento con le opportune osservazioni, che renderemo note nei prossimi giorni».
«Oggi siamo attenti a gestire al meglio la fase 2, quella della emergenza sanitaria – conclude Umberto Colombo -, ma dobbiamo anche guardare alla fase 3. Una volta che i riflettori si spegneranno sui problemi sanitari, è probabile che ci si dimentichi dell’emergenza economica. Una fase in cui, invece, per evitare problemi occupazionali, dovrà essere ancora forte la presenza di ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro e di riqualificazione, per evitare licenziamenti. Per impedire che la crisi pesi sulle spalle di lavoratrici e lavoratori le risorse e gli ammortizzatori devono viaggiare veloci, più di quanto non sia accaduto finora. Ne va del futuro del lavoro nella nostra provincia e, dunque, del futuro di tutto il nostro territorio».
Per Malpensa e frontalieri rispunta la zona economica speciale (Zes)
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