Autunno, piace la vacanza nei piccoli borghi del Varesotto
Dalla raccolta di funghi e castagne al trekking sui sentieri rurali, sono molti gli spunti d’attrazione dell’area prealpina. Coldiretti: "I paesi di laghi e valli sono custodi di prodotti e tradizioni, valore aggiunto per il turismo
(Cuasso al Monte, foto di Andrea Betti) – Una tendenza consolidata già in estate: i borghi rurali tra lago, collina e montagna attraggono sempre più un turismo di prossimità che, pure in un anno drammatico per il comparto, vede la campagna meta di diversi connazionali che scelgono le province del nord Lombardia per trascorrere qualche giorno di vacanza. E’ così anche in autunno, complice la partenza della stagione di raccolta di funghi e castagne, con la speranza di un bel tempo per i prossimi weekend, che possa consentire di prolungare la stagione turistica.
Le attività autunnali, in ogni caso, attraggono nel Varesotto un buon numero di appassionati soprattutto dall’area metropolitana milanese: ad esse si aggiungono le opportunità offerte dall’escursionismo, dai sentieri in bicicletta al trekking che attraversa luoghi caratteristici del territorio, dai vigneti che guardano i laghi agli itinerari che lambiscono le ferrovie dismesse, come quella della Valmorea lungo il corso dell’Olona, solo per fare alcuni esempi.
«Il turismo autunnale è favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali – dice il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – Nella nostra provincia, paesi e valli sono scrigno di risorse preziose, come la Formaggella del Luinese, le pesche sciroppate di Monate, i salamini di capra, il miele e i formaggi che affondano le loro origini nella tradizione. Prodotti che, ovviamente, trovano un posto d’onore nell’offerta degli agriturismi del territorio prealpino».
Il paesaggio rurale del Varesotto è segnato dalle produzioni agricole e dai pascoli che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico. Si tratta di un valore aggiunto non solo ambientale ma anche di armonia e bellezza che rappresenta anche un elemento di attrazione turistica che sempre più identifica il territorio all’estero, di cui l’agroalimentare made in Italy è senza dubbio il fiore all’occhiello.
Un patrimonio immateriale condiviso con il resto del Bel Paese: il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo una recente indagine Coldiretti/Symbola, nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
«A garantire l’ospitalità nei piccoli centri è soprattutto una rete nazionale composta da 24mila agriturismi -– rileva Coldiretti provinciale – Queste strutture, spesso situate in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è stato più facile, nell’estate del Covid, garantire il rispetto delle misure di sicurezza. Proprio per questo il 56% dei cittadini ritiene che l’agriturismo rappresenti una risorsa importante per il rilancio della vacanza Made in Italy duramente colpita dal calo di presenze determinato dall’emergenza cororavirus. La vacanza nei piccoli borghi, da sempre fortemente caratterizzati dalla presenza dell’agricoltura, rappresenta un esempio di turismo sostenibile prezioso per il sistema Paese che, se adeguatamente valorizzato, può sempre più confermarsi quale risorsa strategica per il nostro futuro».
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