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Zona rossa: da Confcommercio provincia di Varese è allarme sul futuro di imprese e lavoratori

I presidenti delle cinque Ascom si rivolgono alle istituzioni: "Sbagliare non è più consentito. Ristori subito e da allargare ad altre categorie». Sul Dpcm: «Pagano in pochi gli errori di tutti"

Saronno, la sera prima del nuovo lockdown

«La chiusura delle attività inserite nella zona rossa, soprattutto se prorogate nel tempo, innesca il rischio della chiusura definitiva per decine di migliaia di imprese e il rischio della disoccupazione per centinaia di migliaia di addetti. Anche nella nostra provincia».

I presidenti delle cinque associazioni territoriali (Varese, Giorgio Angelucci; Busto Arsizio, Rudy Collini; Gallarate, Renato Chiodi; Saronno, Andrea Busnelli; Luino, Franco Vitella) si uniscono al grido d’allarme lanciato da Confcommercio a livello nazionale.

«Sbagliare non è più consentito», è il messaggio dei presidenti varesotti alle istituzioni. «In primo luogo perché a patirne le conseguenze sono i cittadini il cui diritto alla salute rischia di non essere garantito». Il secondo pensiero va invece al terziario e al turismo: «Le conseguenze economiche degli errori commessi, dei ritardi accumulati, della mancata vigilanza sul rispetto delle regole anti Covid, vengono pagate soprattutto dal settore del commercio e da tutta la filiera che passa dall’artigianato all’industria. È perciò quanto mai vitale e urgente che vengano introdotti indennizzi adeguati e moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive. Nessuno sia lasciato senza risposte e senza aiuto. Ne va della tenuta sociale del Paese».

Il primo passo devono essere i ristori, «da riconoscere in modo rapido alle categorie inserite nel primo decreto e da allargare al maggior numero possibile di settori. Attendiamo in tal senso il decreto bis, confidando nel fatto che vengano accolte le richieste arrivate dai “comparti” esclusi in prima istanza e contiamo sul supporto del governatore Attilio Fontana che si è impegnato fare pervenire aiuti congrui e veloci».

Insomma, ciò che si sollecita è attenzione e tutela nei confronti di tutti, cosa che invece non accadrà con l’entrata in vigore domani dell’ordinanza regionale con la quale si disporranno le nuove chiusure. «Vengono colpite solo alcune attività, quelle che paradossalmente hanno investito di più in questi mesi per mettere il proprio negozio, bar e ristorante in regola con le misure di prevenzione di diffusione del virus. Pagano in pochi gli errori commessi da altri».

I numeri uno delle cinque Ascom della provincia di Varese chiedono perciò «a chi ci governa e che ha in mano il nostro futuro» di agire con chiarezza e in modo razionale, «evitando l’imbarazzante spettacolo al quale abbiamo assistito in questi giorni, tipico di chi non vuole assumersi le responsabilità». In gioco c’è il futuro di tante, troppe, persone e famiglie: «Le istituzioni, oggi più che mai, sono chiamate a prendere decisioni dalle quali dipende la vita di un’attività e di chi ci lavora. La nostra provincia e la nostra regione sono tra i principali motori dell’economia nazionale: mettere un freno a questo traino significa mettere in seria difficoltà l’intero sistema nazionale».

Pubblicato il 05 Novembre 2020
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