Anche per i colloqui di lavoro serve un vero allenamento
La piattaforma iCri, fondata da Cristina Castiglioni, aiuta i giovani a trovare il modo giusto per presentare le proprie competenze, oltre il classico curriculum
Quando va male li definiscono sdraiati e bamboccioni. Quando va bene «cervelli in fuga», come se essere alla ricerca di una realizzazione professionale sia una colpa. L’universo giovanile, visto dagli adulti, ha sempre il sapore di una sfida generazionale che poco aiuta i ragazzi a far venir fuori il talento e le caratteristiche che contano per poter trovare il proprio posto nel mercato del lavoro.
In una recente missione tecnologica di un gruppo di imprenditori varesini all’MIT di Boston, Serenella Sferza, responsabile dei rapporti tra il celebre istituto e l’Italia, disse che i giovani italiani sono molto apprezzati nella comunità scientifica perché hanno caratteristiche particolari. Ne elencò alcune, tra cui: la capacità di lavorare in team, la buona gestione delle relazioni e la creatività nella ricerca delle soluzioni ai problemi.
Non sempre però queste capacità, definite soft skills, emergono nei colloqui di lavoro nonostante siano ritenute determinanti per un’assunzione al pari delle competenze specifiche. La ragione è attribuibile a un cambio culturale che ha stravolto lo stesso concetto di posto di lavoro, che non si conquista una volta per tutte, ma richiede di ripensare costantemente le proprie abilità in una logica non più lineare.
Nei colloqui aziendali non basta più dunque sfoderare un curriculum con l’elenco di titoli, master e specializzazioni ma occorre imparare a narrare la propria vita professionale e sociale. È un cambio di prospettiva che richiede un allenamento e una formazione mirata. Cristina Castiglioni, esperta nella gestione di risorse umane e fondatrice di iCrionline.com, piattaforma digitale di Hr, parla di «palestra di preparazione ai colloqui».
Perché a un certo punto della sua carriera professionale ha deciso di fondare questa piattaforma?
«La decisione è stata una conseguenza naturale degli incontri che faccio quotidianamente sia faccia a faccia che in videochiamata con i ragazzi. Vedo molti ingegneri e anche tanti neodiplomati con una grande preparazione teorica ma incapaci di trasmettere a chi hanno di fronte le loro soft skills. Parlo di giovani in gamba e freschi di laurea che fanno fatica a tirar fuori chi sono nella vita, i loro talenti e i valori condivisi. Questo succede perché non esiste una formazione specifica per presentarsi in azienda e iCrionline.com nasce per colmare questo vuoto».
Che esercizi si praticano nella sua “palestra”? E qual è il target a cui propone questo servizio?
«Ci si esercita a fare colloqui, anche in inglese, per prepararsi a quelli che verranno poi sostenuti in azienda. Si fanno interviste per evidenziare i propri punti di forza e di debolezza. Non c’è un modello standard da seguire in quanto ognuno di noi è unico e quello che faccio io è tagliato su misura, come un vestito da un sarto. C’è quindi la possibilità di indagare su alcune aree per cercare di far emergere cosa veramente si vuole e capire quali sono le reali potenzialità. Del resto in azienda i colloqui si svolgono in diversi step e in ognuno di questi si creano possibilità per la persona. Il target va dai 18 ai 25 anni».
Qual è la cosa che più la colpisce nei ragazzi che utilizzano i servizi della sua piattaforma?
«Il loro valore, che in molti casi è notevole e spesso inesplorato e sconosciuto. È interessante vedere come prendono coscienza del loro potenziale che in alcuni casi è anche imprenditoriale perché l’ecosistema digitale stimola il lato creativo. Ho visto e ascoltato giovanissimi che senza laurea hanno skills incredibili. Tante volte i ragazzi dicono di non riuscire a trovare lavoro perché le aziende richiedono esperienza, ma i giovani hanno attività collaterali dove sviluppano abilità ed esperienze che potrebbero essere molto utili in azienda».
La formazione dei ragazzi oggi non è più lineare. In questo contesto così cambiato, che ruolo ha la scuola?
«Oltre a formare, le scuole fanno molta alternanza e placement. L’alternanza scuola-lavoro è ottima e aiuta i giovani a respirare il clima aziendale, a capire come funziona quel mondo e altrettanto utili sono gli stage. All’ultimo anno delle scuole superiori alcune ore vengono dedicate alla stesura del curriculum ma non si fanno incontri con le aziende».
La sua palestra è aperta anche agli adulti esperti?
«Certo c’è uno spazio anche per le persone adulte e per chi ha un curriculum già consolidato e vuole rimettersi in gioco all’interno dell’azienda o nel mercato del lavoro in generale».
Chi ha fatto un’esperienza all’estero è avvantaggiato nel colloquio aziendale? «Certamente si porta uno zaino culturale che può fare la differenza in termini di maggiore consapevolezza. In ogni caso il mio compito è rendere il candidato più solido nelle risposte, che non vuol dire essere arroganti o troppo sicuri di sé. Ognuno deve comprendere e capire la propria modalità di interfacciarsi con un’azienda piccola, media o grande che sia».
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