Imprese e lavoratori resistono. La politica ancora una volta ha deluso
Nella conferenza stampa di inizio anno gli industriali della provincia di Varese hanno fatto il punto della situazione. Nel 2020 il fatturato medio è calato del 14%, nonostante la crisi pandemica le imprese continuano a investire. Il presidente di Univa Roberto Grassi: «I dati del manifatturiero ci rendono fiduciosi»
Quella di Univa non è stata una conferenza stampa di inizio anno come tutte le altre. E non perché si è svolta su Zoom, la piattaforma che ha clonato la realtà, in attesa del ritorno alla normalità. La vera ragione di questa novità sta in alcuni temi che Roberto Grassi, presidente degli industriali della provincia di Varese, ha messo sul tavolo accanto ai dati elaborati dell’Ufficio studi di Univa, primo fra tutti quello della crescita demografica che in Italia è ormai prossima allo zero.
Un paese che non fa figli è un paese che ha perso la fiducia nel futuro e la fiducia è una delle leve più importanti dell’economia. Se manca, le persone non consumano, le aziende non investono e non si creano nuovi posti di lavoro. Affrontare questo tema, non a margine di quello economico, ma inserendolo in un discorso sulla sostenibilità sociale, economica e ambientale, vuol dire andare al cuore del problema e rimettere al centro una questione che la politica ha colpevolmente cancellato dai suoi programmi. Roberto Grassi ne ha parlato a più riprese, citandola tra le principali azioni in tema di sostenibilità, accanto all’innovazione e all’esportazione, che Univa ha messo in agenda per la ripresa. «Non abbiamo una soluzione adesso – ha detto il presidente degli industriali – Stiamo facendo una serie di studi e analisi perché riteniamo che questo sia il problema del futuro e pertanto vada affrontato in modo serio e con dati alla mano. Come imprese stiamo già approntando tutti quegli strumenti per agevolare la flessibilità sul posto di lavoro, in particolare l’accesso agli asili e l’assistenza sanitaria per gli anziani in modo da non penalizzare l’attività dei nostri collaboratori».
I DATI DELL’INDUSTRIA VARESINA NELL’ANNO DELLA PANDEMIA
Non ci vuole una sfera di cristallo per immaginare quanto sia accaduto alle imprese durante i primi due lockdown e lungo tutto il 2020. La puntuale fotografia del sistema industriale della provincia di Varese realizzata da Paola Margnini, responsabile dell’Ufficio studi di Univa, ci rimanda tre risultati significativi: la caduta del fatturato medio che nel 2020 ha fatto segnare -14%, con andamenti differenziati da settore a settore; un quarto trimestre meno negativo rispetto a quanto si pensava; la tenuta degli investimenti delle imprese.
Il 62% delle 338 aziende intervistate, per un totale di oltre 12 mila addetti, ha dichiarato di aver fatto investimenti nel 2020 e la stessa percentuale conferma investimenti anche nel corso di quest’anno, seppur con una sensibile rimodulazione al ribasso rispetto a quelli già programmati. Si tratta di interventi per la sostituzione e l’ammodernamento dei macchinari (66%), ampliamento della capacità produttiva (39%), adeguamento degli spazi aziendali (31%) e investimenti in beni immateriali, cioè in ricerca e sviluppo e brevetti (31%). Una buona fetta di questi investimenti (46%) hanno riguardato la digitalizzazione (Ict, sicurezza informatica, produzione e catena di sviluppo a valle, piattaforme di condivisione e software).
«Nei prossimi mesi – ha detto Paola Margnini – avremo bisogno di una campagna vaccinale che riesca a riportarci alla normalità. Ma non serviranno solo iniezioni di vaccino, ma anche di fiducia, affinché si possa ricominciare cambiando pelle e dandosi nuovi obbiettivi».
LE INCOGNITE PIÙ GRANDI NEL PROSSIMO FUTURO
Ci sono tre i grandi domande che pesano sulla ripartenza: che cosa accadrà con la scadenza del blocco dei licenziamenti? Sapremo spendere nel modo più qualitativamente adeguato le risorse del recovery fund? C’è un progetto di rilancio per il nostro territorio?
«Questa pandemia – ha risposto Grassi – ha messo in luce la resilienza del sistema varesino e di tutte le sue imprese. Stiamo resistendo e le nostre industrie fanno da argine sociale alla crisi. Al contempo le imprese stanno affrontando il cambiamento e si stanno adattando a suon di investimenti al nuovo contesto».
La resilienza, di cui tanto si parla, altro non è che il risultato della resistenza unita al cambiamento, «è il vero valore aggiunto delle nostre aziende». Riportate sul territorio, quelle tre incognite dovranno tenere conto dell’andamento della pandemia e degli scambi internazionali, essendo la nostra una provincia fortemente vocata all’export. «I dati del manifatturiero ci rendono fiduciosi – ha continuato il presidente di Univa -. La situazione è meno preoccupante di quanto fosse lecito aspettarsi solo qualche mese fa. Il timore principale riguarda Malpensa e le 40mila persone a cui dà lavoro, compreso l’indotto. È un problema che come Paese e territorio dobbiamo essere pronti ad affrontare perché apre una crisi occupazionale di cui, ancora oggi, non siamo in grado di prevedere l’intera portata».
Parlando di futuro bisogna pensare ai giovani creando nuove opportunità di lavoro. «È necessario fare più investimenti nel post diploma, in particolare negli Its, vere e proprie fabbriche di occupazione – ha precisato Grassi – prevedere agevolazioni e decontribuzioni, passare dalla difesa del posto di lavoro a una politica di occupabilità delle persone, quindi meno politiche passive e più politiche attive. Ripensare seriamente alle pari opportunità, in special modo la conciliazione dei tempi lavoro e famiglia». Affrontando il capitolo investimenti nelle infrastrutture del territorio, Grassi ha mostrato idee molto chiare: potenziamento della Pedemontana, collegamento ferroviario tra Malpensa T2 e Gallarate e allargamento del tratto ferroviario Rho- Gallarate. Occorre un rilancio della domanda pubblica a partire dalla nuova edilizia scolastica e tutte quelle opere che stimolano la creazione di nuovi posti di lavoro. «E poi c’è l’appuntamento delle Olimpiadi 2026, un vero acceleratore di innovazione del territorio. Come Univa abbiamo già iniziato a muoverci per l’impiego di intelligenza artificiale delle tecnologie spaziali sui fronti della sicurezza, mobilità sostenibile e della mobilità aerea urbana. Per fare tutto questo occorre una strategia e una visione comuni in grado di coinvolgere tutti i portatori di interesse».
L’ERRORE STORICO DELLA POLITICA
Alla vigilia della definizione del recovery plan o, meglio, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, pesa sul nostro Paese un giudizio non proprio lusinghiero in termini di utilizzo dei soldi che arrivano da Bruxelles. «L’Italia – ha sottolineato Grassi – ha una cronica incapacità di spendere le risorse europee in modo adeguato, al punto che ogni anno ne perdiamo il 60%, con un tempo medio di esecuzione superiore ai quindici anni».
Sulla crisi politica ad orologeria, innescata proprio nel momento in cui si deve presentare il piano per l’impiego dei 209 miliardi di euro che la Ue ha stanziato per l’Italia, Grassi è stato tranciante: «È un errore storico» che mina alle fondamenta la credibilità della classe politica nostrana.
Secondo il presidente di Univa, se le imprese e i lavoratori hanno dato una prova di responsabilità facendo da argine sociale alla pandemia, lo stesso non si può dire della politica. «L’impresa è moderna se riesce ad anticipare gli scenari – ha detto Grassi – altrimenti non è impresa. I numeri ci dicono che le nostre aziende sono alla ricerca costante della modernità e i numeri parlano di una realtà industriale in movimento verso il nuovo».
«Purtroppo di modernità nella politica ne vediamo poca – ha concluso il presidente di Univa – la crisi politica in atto è quasi offensiva nei confronti di imprenditori, lavoratori, studenti e per i sacrifici di un intero paese. Tutto si sta trasformando tranne la politica che a tutti i livelli ha deciso di stupirci ancora una volta in modo negativo. L’auspicio è che l’intero arco parlamentare appoggi il progetto di un governo che il Presidente Mattarella ha affidato a Mario Draghi, persona di altissimo profilo. Lo speriamo perché abbiamo bisogno di stabilità, responsabilità e unità per affrontare le sfide che ci aspettano».
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