Caro prezzi materie prime: rischio blocco cantieri
L'Associazione nazionale costruttori edili ha sollecitato sia l'intervento del Governo che della Regione per affrontare il problema dell'aumento esponenziale delle materie prime. A rischio anche i cantieri del Pnrr
Il caro prezzi e le difficoltà di approvvigionamento dei materiali ha colpito pesantemente anche il settore delle costruzioni. In questo intervento Massimo Colombo, presidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Varese, spiega che cosa sta accadendo e i rischi che si corrono nella sottovalutazione del problema. Più volte Ance nazionale ha chiesto al Governo l’introduzione di meccanismi di revisione dei prezzi dei materiali per rinegoziare le condizioni economiche delle commesse pubbliche. Per quelle private invece rimane l’uso degli strumenti civilistici che però fa aumentare il contenzioso. Le imprese, chiuse in questa morsa, rischiano la paralisi.
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Alla questione dei prezzi dei materiali da costruzione Ance sta dedicando molte energie perché, con grande preoccupazione, riteniamo che la mancata incidenza sul problema si tradurrà, a breve, nel blocco generalizzato dei cantieri in corso e di quelli da aprire tramite il recovery plan. A titolo esemplificativo alleghiamo una tabella di sintesi relativa degli aumenti del prezzo di alcuni materiali da costruzione aggiornata a fine maggio che riteniamo possa fornire una chiara visione della gravità del problema e dei rischi derivanti dalla sua sottovalutazione.
Tabella di sintesi dei prezzi di alcuni materiali_giugno (1)
I dati citati nella tabella provengono da Enti terzi indipendenti. Storicizziamo in estrema sintesi il tema: la prima lettera ufficiale del presidente nazionale ANCE Gabriele Buia, del 24 marzo 2021, dà conto degli aumenti vertiginosi, a partire da fine 2020, dei prezzi di acquisto dei principali materiali da costruzione. A questa prima lettera, Buia allega alcune istanze predisposte dagli uffici di Ance per richiedere, come previsto dal vecchio Codice, l’introduzione negli appalti pubblici di un meccanismo di revisione dei prezzi dei materiali edili, al fine di rinegoziare le condizioni economiche della commessa. Tale carenza, più volte segnalata da ANCE, è importante perché le imprese sono esposte a costi non prevedibili né programmabili che vanno ben oltre ogni ipotizzabile alea contrattuale.
Le argomentazioni citate da ANCE sono suffragate dalle pronunce della Cassazione che evidenziano la necessità di ricondurre ad equità il rapporto contrattuale, con doveroso riconoscimento alle imprese di un’indennità legata agli aumenti. Le imprese che lavorano con amministrazioni pubbliche mi segnalano solo che i RUP (responsabile unico del procedimento) suggeriscono di iscrivere riserva sulla contabilità, in attesa di un eventuale provvedimento legislativo che imponga di riconoscere all’appaltatore un’indennità e continuano ad applicare penali anche in caso di ritardi nella consegna delle forniture.
Per i cantieri privati in essere possono essere attivati solo gli strumenti civilistici, fino ad arrivare alla risoluzione del contratto per eccessiva onerosità sopravvenuta, soluzione però francamente improponibile, per i rischi di contenzioso che essa comporta. Potrebbe essere utile lo strumento proposto, del credito d’imposta a ristoro di chi avesse acquistato in questi mesi i materiali “incriminati”, ma anche sotto questo profilo la questione è ferma.
Nella lettera al sistema associativo del 25 maggio, Buia riferiva che il Governo, nonostante l’allarme lanciato da ANCE, ha negato la necessità di un intervento normativo sul tema, ed esprimeva rammarico per la situazione che sta mettendo in ginocchio il nostro settore, proprio quando dovremmo dare il massimo contributo per realizzare nei tempi previsti le opere del PNRR. Pongo l’attenzione su questa circostanza: gli interventi edilizi che utilizzano i bonus prevedono date di fine lavori perentorie, pena la decadenza del credito e la proroga del superbonus 110% al 2023, data troppo frettolosamente per scontata, sembra invece sempre più complicarsi.
Lo stesso rischio di inadempienza sussiste per i lavori previsti con il recovery, se non venissero rispettati i tempi di fine lavori. A questo si aggiunge un problema ugualmente grave e sempre maggiore, ma a torto poco considerato, di difficoltà di approvvigionamento dei materiali e delle attrezzature edili (verificati furti di ponteggi in Veneto) e di reperimento di mano d’opera qualificata, dato che non ci sono i tempi utili per formarla. Il 1 giugno vi è stata l’audizione di ANCE presso la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame del DL 73/2021 (decreto Semplificazioni bis), senza che si siano ottenute misure che permettano di fare fronte al “caro materiali”. Negli ultimi giorni è sembrato aprirsi uno spiraglio: i ministri Franco e Giovannini potrebbero aver cominciato a prendere consapevolezza del problema e penserebbero ad un intervento normativo che preveda interventi di compensazione e sostegno all’interno di un “decreto omnibus” sugli appalti pubblici.
Un aggiornamento positivo degli ultimi giorni anche in ambito regionale: ANCE Lombardia ha inviato una comunicazione scritta al presidente Fontana e all’assessore alle infrastrutture Claudia Terzi l’8 giugno scorso, a cui ha fatto seguito l’incontro svoltosi il 15 giugno. Queste, sostanzialmente, le richieste e i pareri espressi : 1) l’intervento della Regione, tramite la Conferenza Stato-Regioni, per sollecitare il Governo a predisporre un meccanismo di ristoro per gli operatori che si trovano a dover portare a termine commesse a costi “fuori mercato” per cause non imputabili agli stessi.
La Regione Lombardia si è resa disponibile ad intervenire presso il Governo per sollecitare l’approvazione di un D.L. volto a introdurre un meccanismo di compensazione a ristoro dei maggiori costi derivanti dall’aumento di prezzo delle materie prime, mentre valuterà la proposta di inviare a tutte le Stazioni appaltanti presenti in Regione la richiesta di introduzione di analogo meccanismo di compensazione nei nuovi bandi di gara, senza che esso sia lasciato, secondo il Codice degli appalti vigente, alla facoltà delle singole Stazioni appaltanti. Infine, l’Assessore si è impegnato a valutare con i propri uffici e dare riscontro a breve in relazione alla nostra richiesta di procedere ad una revisione straordinaria del prezzario 2021 e di introdurre un aggiornamento più frequente per le prossime annualità. 2) la predisposizione di un’immediata revisione del Prezzario regionale delle Opere pubbliche al fine di riallineare i prezzi utilizzati per le nuove progettazioni ai valori reali di mercato. La nostra proposta consiste nel prevedere la costituzione di un gruppo di lavoro interregionale (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna) che adotti una nuova piattaforma di rilevamento costi e prezzi per realizzare in modo trasparente e condiviso tra Operatori, Stazioni Appaltanti e Professionisti, le analisi delle lavorazioni, lasciando poi ai singoli territori la possibilità di diversificare i prezzi, in base ai costi delle materie prime e della manodopera rilevati nel proprio territorio. L’introduzione di questa piattaforma consentirebbe di avere dei prezzari omogenei in tutte le Regioni del nord, pur nel mantenimento delle singole peculiarità, di avere uno strumento aggiornabile con maggior frequenza rispetto agli attuali e di adottare in trasparenza le analisi di prezzo in modo da risolvere efficacemente eventuali criticità.
L’assessore ha mostrato vivo interesse alla proposta, assicurando di attivarsi a stretto giro per una prima valutazione con i suoi colleghi delle altre Regioni, nella consapevolezza che questo progetto, da implementare nei prossimi anni, potrebbe risolvere molti dei problemi che si stanno verificando con il prezzario attuale. Auspichiamo che si inneschi una campagna mediatica autorevole e convincente che faccia emergere il problema altrimenti difficilmente si riuscirà a incidere sulla sua soluzione.
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