Crisi delle materie prime: la mancanza di microchip colpisce l’automotive
Sono molte le aziende del settore che per le difficoltà a reperire i semiconduttori sul mercato sono state costrette a rallentare temporaneamente la produzione
La guerra delle materie prime, che va avanti ormai da molti mesi, sta generando un duplice effetto: il difficile reperimento di questi materiali sul mercato e l’aumento vertiginoso del loro prezzo. La mancanza di acciaio, rame, silicio, solo per citarne alcune, e delle cosiddette “terre rare“, materiali che vengono usati soprattutto nei dispositivi digitali, crea non poche difficoltà alle aziende che sono spesso costrette a bloccare temporaneamente la loro produzione per difficoltà nell’approvigionamento.
In questo inizio di ripresa, dopo le ferie, a rallentare la produzione è di nuovo la scarsità e l’aumento di prezzo dei semiconduttori. Era già accaduto la scorsa primavera, quando i colossi della produzione di elettrodomestici avevano dovuto fermare le linee produttive, nonostante la domanda in aumento.
Ora tocca alle aziende del settore automotive.
La Scania, azienda leader mondiale nella produzione di camion, è stata costretta per la prima volta da un anno a questa parte a fermare temporaneamente la produzione. Stessa decisione è stata presa per gli stabilimenti Stellantis di Melfi e Pomigliano D’Arco, tra i più grandi produttori di automobili in Italia, obbligati anch’essi allo stop momentaneo della produzione per la mancanza dei componenti elettronici.
Una situazione che produce un effetto a cascata sull’indotto e che preoccupa non poco le organizzazioni sindacali. «Gli effetti di questa mancanza di forniture – riporta una nota stampa della Fiom Cgil nazionale – potrà colpire le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli altri impianti di assemblaggio. La crisi di componenti elettronici rischia anche di scatenare un effetto a catena su tutta la componentistica».
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