Legislazione sui semi di marijuana in Italia
Quando si parla di leggi inerenti al mondo della cannabis in Italia potrebbero aprirsi discorsi di vario genere
Quando si parla di leggi inerenti al mondo della cannabis in Italia potrebbero aprirsi discorsi di vario genere. Il Belpaese, che prima della demonizzazione di questa pianta era tra i maggiori produttori europei, nell’ultimo secolo ha visto succedersi governi che hanno sempre mantenuto una linea dura dal punto di vista legale nei confronti della canapa.
Tuttavia, l’ultimo decennio ha portato alcune novità importanti in merito alle normative che regolamentano la coltivazione e la commercializzazione della marijuana. In questo articolo faremo un po’ di chiarezza riguardo agli aspetti legislativi che riguardano la pianta e dedicheremo un’attenzione particolare a quelli relativi ai semi.
Cosa dicono le leggi italiane sulla pianta della cannabis
Prima di parlare della possibilità o meno di coltivare o acquistare semi autofiorenti di qualità online presso i migliori shop del settore, è opportuno parlare delle leggi generali riguardanti la pianta di cannabis.
Dal momento che i derivati della canapa contengono il tetraidrocannabinolo (comunemente noto come THC), una sostanza che dà effetti psicotropi, le leggi italiane ne proibiscono la coltivazione e la vendita.
Tuttavia, non sempre una pianta di marijuana genera infiorescenze che contengono una quantità di THC sufficiente a causare effetti alteranti. La cannabis, infatti, ha tanti principi attivi.
Tra questi, quello presente in percentuale maggiore rispetto agli altri è il CBD (cannabidiolo), che, non solo non rientra tra le sostanze stupefacenti, ma in base a vari studi scientifici possiede notevoli proprietà benefiche, alcune delle quali sarebbero in grado di trattare stati debilitanti come l’insonnia e l’ansia.
In molte piante, questa sostanza prevale così tanto sul THC da annullarne qualsiasi effetto psicotropo. Pertanto, quando la percentuale di THC della pianta è al di sotto del valore limite dello 0,2%, in Italia sono consentite sia la coltivazione sia la vendita (in base alle disposizioni della Legge 242 del 2016).
Questo non significa che chiunque possa coltivare piante di cannabis sperando che le sue infiorescenze rispettino tale limite. Solamente chi possiede le autorizzazioni necessarie e si impegna a certificare la produzione di erba legale può dedicarsi alla coltivazione di questa pianta senza incorrere in rischi legali.
Alla luce di quanto detto finora, viene da chiedersi cosa dica la legge italiana in merito alla commercializzazione delle sementi di cannabis e alla loro germinazione.
Semi di marijuana: sono legali o illegali?
Come abbiamo visto, la legalità della coltivazione della cannabis e della vendita dei prodotti da essa derivati è legata alla quantità di THC. Questo principio attivo, però, non è mai presente nei semi. Di conseguenza, non ha alcuna importanza che le sementi provengano da una pianta di canapa light o da una illegale: in entrambi i casi, vendita, acquisto e possesso sono consentiti dalla legge.
Non a caso, la normativa che include la lista delle sostanze che creano tossicodipendenza (Legge 309 del 1990) non fa alcun riferimento ai semi di marijuana. Questi, infatti, sono presenti anche in vari mangimi per uccelli e possono essere utilizzati anche in cucina.
Attenzione, però: i semi di canapa sono legali finché il loro possesso è finalizzato agli utilizzi già menzionati o al collezionismo. Piantarli e portarli a germinazione, infatti, è vietato dalla legge. Questo perché non esistono garanzie del fatto che da un seme proveniente da una pianta di cannabis light non possa nascere una pianta in grado di produrre infiorescenze illegali.
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