“Varese può essere un modello per il futuro dei giovani”
Silvia Pagani, direttore di Univa, firma l'articolo di apertura del nuovo numero di Varesefocus e affronta temi caldi della realtà sociale, scolastica e di sviluppo del nostro territorio
Silvia Pagani, direttore di Univa, firma l’articolo di apertura del nuovo numero di Varesefocus e affronta temi caldi della realtà sociale, scolastica e di sviluppo del nostro territorio
C’è un capitale su cui dobbiamo investire per garantire il massimo di ritorno in termini di sviluppo sostenibile. È quello dei giovani. In parte lo stiamo già facendo, come racconta l’esempio degli Its di cui parliamo nel nuovo numero di Varesefocus, ma dobbiamo aumentare gli sforzi e le risorse.
Le polemiche di questi mesi dei ragazzi e delle ragazze che rifiutano proposte di lavoro e delle imprese che, parallelamente, non trovano le figure da assumere per affrontare le nuove sfide tecnologiche, in primis, quelle della transizione energetica e digitale e della sostenibilità, sono un modo diverso di narrare una frattura che si è andata a creare nel tempo e che non parte certo oggi. Semmai la novità è dettata dalla percezione di una incapacità di dialogo crescente sia a livello di componenti della società, sia a livello generazionale.
Occorre però capire bene il perché di questo gap che mina il nostro futuro. C’è chi punta il dito contro il reddito di cittadinanza, la mancanza di una predisposizione a scelte di studio tecnico-scientifiche da parte di ragazzi e ragazze, gli stipendi troppo bassi, la difficoltà delle imprese di dar vita a organizzazioni in grado di conciliare gli impegni di lavoro con la vita privata, l’assenza di spirito di sacrificio da parte dei giovani, la poca predisposizione al premio al merito, modelli di riferimento sbagliati, un sistema Paese inefficiente e burocratico che spinge all’estero i nostri migliori cervelli, l’alto costo del lavoro in Italia. Da una parte e dall’altra c’è uno scambio di accuse in base alla prospettiva con la quale si approccia lo scenario economico e sociale. La verità probabilmente è che l’attuale situazione è il sunto di un po’ tutti questi aspetti.
Investire sui giovani è il ritornello che sentiamo ripetere da anni. Il che vuol dire tutto e niente. Servono fatti concreti e capacità di misurare i risultati delle nostre politiche. Bisogna riempire di contenuto la scatola dei buoni propositi. Investire sui giovani oggi vuol dire investire nella cultura del lavoro e nella cultura d’impresa. Su questi due scenari Varese può rappresentare un modello. Anzi, lo deve diventare. Perché rispetto alle altre aree del Paese, la nostra provincia paga l’ulteriore scotto di essere schiacciata dalla capacità attrattiva dei più alti livelli retributivi svizzeri netti, da una parte, e dalla dinamicità dell’area metropolitana milanese, dall’altra. Un fronte concreto di impegno è proprio quello degli Its, gli Istituti Tecnici Superiori. Percorsi pots-diploma alternativi allo studio universitario a cui dedichiamo il nostro Focus. I numeri sono sorprendenti. Mentre si parla di un aumento dei Neet (ossia i ragazzi che non studiano, non lavorano e nemmeno cercano un impiego) e di livelli ormai patologici di disoccupazione giovanile, gli Its garantiscono un lavoro in pratica a quasi tutti gli studenti e le studentesse che li frequentano. Garantendo, allo stesso tempo, un’occupazione qualificata e buoni livelli di stipendio, a volte anche superiori ad un laureato. Il mondo evolve verso queste forme di studio e noi dobbiamo essere in grado di raccontare queste trasformazioni perché ancora troppe poche famiglie conoscono questi strumenti di formazione che, invece, in Francia e Germania sono ormai largamente affermate da anni. (Sarà anche per questo che la disoccupazione da loro è più bassa e i tassi di aumento della produttività sono più alti?)
Manca la giusta informazione e consapevolezza su molti, troppi fenomeni sociali in via di affermazione sul territorio. Non ultimi quelli riguardanti la nostra sanità a cui dedichiamo la copertina di Varesefocus, legata ad un’inchiesta svolta all’interno e con il contributo della Asst Sette Laghi per capire come il Pnrr cambierà il sistema sanitario varesino e quali sfide la tecnologia digitale (dai robot, alla realtà aumentata, passando dall’intelligenza artificiale) rivoluzionerà diagnostica e sale operatorie. Nuove frontiere tecnologiche e nuova conoscenza. Come spesso accade la comprensione della modernità e della complessità delle trasformazioni in atto passa da qui.
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