Da dieci anni cresce il numero dei frontalieri: sono oltre 29.000 i varesini che lavorano in Svizzera
Sono 90.090 gli italiani impiegati nella Confederazione che impiega 381.435 frontalieri. Nello studio di Uniascom la fotografia del lavoratore che ha tra i 30 e i 60 anni anche se sono in forte aumento i ventenni
Invertire il trend di crescita, costruire opportunità e investire su una comunicazione nuova e attrattiva. Sono gli obiettivi che il presidente dell’ente bilaterale del Turismo Alessandro Castiglioni ha annunciato alla luce dell’indagine sul frontalierato degli ultimi 10 anni. Un obiettivo ambizioso su cui, come ha aggiunto il Presidente dell’ente bilaterale del Commercio Giuseppe D’acquaro, occorrerà investire di più, iniziando dal rinnovo dei contratti di lavoro ormai scaduti e che hanno bisogno di risorse economiche aggiuntive per ritrovare appeal tra i giovani.
Il punto di partenza è stato il report dal titolo “Analisi ed evoluzione del fenomeno lavoratori frontalieri in provincia”. Una fotografia resa possibile grazie ai dati forniti per la prima volta dal Centro Studi svizzero e rielaborati dal professore universitario Emiliano Conte dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
IN LOMBARDIA 7 RESIDENTI SU 1000 SONO FRONTALIERI
La fotografia che ne è uscita riproduce una realtà nota: il fenomeno del frontalierato verso la Svizzera negli ultimi 10 anni è in netta crescita. Non è una realtà esclusivamente italiana, riguarda molto di più il tratto francese e meno quello tedesco.
La Lombardia conta sette frontalieri ogni 1000 residenti ed la regione con la maggior incidenza dato che il rapporto in Piemonte è di uno a mille, così come in Trentino.
LA MAGGIOR PARTE LAVORA A LUGANO, MENDRISIO, CHIASSO E STABIO
Lo scorso anno si contavano 90.090 frontalieri in aumento del 5,3% rispetto all’anno precedente. L’86,1% degli italiani ha trovato lavoro in Canton Ticino e, in particolar modo, lo scorso anno c’erano 15.374 lavoratori frontalieri a Lugano, 10.658 a Mendrisio, 5.659 a Chiasso e 5.311 a Stabio. Tra i 2000 e 300o frontalieri registrano anche Bellinzona, Locarno, Manno, Balerna e Bioggio.
29.146 I FRONTALIERI VARESINI
I frontalieri varesini, rilevati dall’Ufficio studi elvetico a fine 2022, erano 29.146 contro i 29.488 di Como e i 7255 del VCO. lavorano soprattutto in Canto Ticino: 28.630. Nell’ultimo decennio, l’incremento della forza lavoro italiana oltre confine è stato del 30,8% e del 4,7% nell’ultimo anno ( corrispondenti a 1308 lavoratori). Sono in maggioranza uomini (61%), sorpasso avvenuto nel 2019.
NEL 2022 IN FORTE CRESCITA I LAVORATORI OVER 60
Scontato il dato sull’età: il 40,2% dei frontalieri varesini ha tra i 30 e i 44 anni mentre la fascia 45/59 rappresenta il 39,4% del totale. L’ultimo decennio, però, ha assistito a un importante incremento degli under 29 con + 8% raggiungendo quota 14,5%. Crescita del 7,2% anche degli over 60 che sono il 5,9% del totale. I numeri sono ancora più evidenti se l’analisi si concentra sul solo 2022: la crescita degli over 60 è stata del 63,1% ( 671 lavoratori in Piazza), e del 59,9% per la fascia tra i 45 e i 59 anni che in numeri vuol dire 4304 frontalieri in più.
Si tratta nella stragrande maggioranza di dipendenti (98,8%) con permesso di lavoro superiore all’anno ma lievitano anche i frontalieri autonomi: lo scorso anno sono stati 190 in più con una crescita del 147,7%.
NEL TERZIARIO LE MAGGIORI OPPORTUNITA’ DI IMPIEGO
I frontalieri hanno occupazione soprattutto nel terziario ( 62,4%) e nel secondario ( 36,8%) ma è quest’ultimo che, in dieci anni, ha perso forza lavoro ( meno 311 occupati in calo del 2,8%) mentre il terziario ha registrato un boom del 63,8% con 7087 lavoratori in più. Un dato che si può anche ricondurre alla politica di incentivi fiscali che il Canton Ticino aveva sostenuto per attrarre aziende nel territorio.
Le opportunità nel terziario e commercio ticinesi, dunque, continuano a crescere attirando manodopera: lo scorso anno gli impiegati nel commercio sono stati 207 in più ( +4,7%) mentre nei servizi sono stati 780 ( + 6,8%) a conferma di un trend che prosegue da almeno 10 anni. ( dal 2012 il commercio ha incrementato i frontalieri del 26,3%, il turismo del 48,7% e i servizi dell’86,5%).
L’indagine, dunque, non fa che ribadire il momento storico delicato per le aree di confine che si trovano ad affrontare un competitor decisamente più attrattivo in termini sia economici che professionali: la recente legge bilaterale che rivede la normativa del ’74 in termini più stringenti dal punto di vista fiscale viene considerato un deterrente ma è sufficiente?
La fotografia, assicurano i presidente degli enti bilaterali del commercio e del turismo, è solo la base su cui avviare politiche nuove di rilancio e sviluppo: « Il nostro territorio si sta muovendo nella giusta direzione – ha commentato Castiglioni – ci sono idee e offerte. Dobbiamo potenziare una nuova narrazione che attragga più turisti così da avviare un ciclo virtuoso di crescita».
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