Nel 2023 l’occupazione in Lombardia cresce di oltre 100mila unità
Le assunzioni a tempo indeterminato rappresentano il 90,4% del saldo totale. Varese cresce ma l'exploit è di Mantova dove la crescita è superiore al 189% di quella del 2022
Nel 2023 l’occupazione in Lombardia cresce di 100.882 unità, migliorando di 3.558 posizioni (3,7%) il risultato del 2022. In questo però fa meglio l’Italia, che migliora di 103.457 posizioni, ossia del 24,7%, sull’anno precedente.
Il saldo degli occupati nell’ultimo trimestre è di -31.388 unità, seguendo quello di 4.547 del trimestre precedente. È comunque ricorrente nella serie storica che il IV trimestre dell’anno abbia segno meno e nel caso del 2023 il dato è inferiore del 12% alla media degli ultimi dieci anni. Anche a livello nazionale il dato è inferiore a quella media, ma solo dell’1,6%.
Conseguentemente l’incidenza del dato dei nuovi occupati in Lombardia sul dato nazionale scende al 19,3% dal 19,6% del terzo trimestre e soprattutto dal 23,2% del 2022.
Il saldo positivo dell’occupazione continua a dipendere in modo preponderante dalle assunzioni a tempo indeterminato, che rappresentano il 90,4% del saldo totale, contro l’86,2% del 2022. Nel dato nazionale invece c’è un leggero peggioramento rispetto all’anno precedente, dall’83,5% all’80,6%.
Come per gli anni precedenti il saldo positivo tra i lavoratori a tempo indeterminato è dovuto alle trasformazioni dei contratti a termine (180.360). Il dato è in linea con quello dell’anno precedente (179.986), mentre nel dato nazionale c’è un incremento dell’1,3%. Il saldo occupazionale dei contratti di apprendistato (3.938) è invece in accentuata flessione rispetto al 2022 (-11%), contrariamente a quanto succede in Italia, dove il medesimo saldo cresce del 40%. Comunque sia in Lombardia, sia nel dato nazionale i nuovi occupati tramite apprendistato continuano a rimanere meno di un terzo di quanti erano nel periodo pre-pandemico.
Tra le tipologie dei contratti temporanei, i contratti stagionali chiudono l’anno con un saldo negativo. Saldi invece positivi per contratti a termine, intermittenti e somministrati. I primi due hanno valori comunque inferiori a quelli del 2022, contrariamente ai somministrati che risultano in crescita rispetto all’anno precedente.
Passando ad analizzare le differenze di genere, di età e di cittadinanza rispetto al 2022, si registra una leggera flessione dell’incremento occupazionale femminile, una stabilità di quello giovanile ed un aumento di quello relativo agli stranieri.
Nel saldo di genere l’incremento dell’occupazione femminile, pur mantenendosi su valori alti rispetto alla serie storica, cala rispetto al 2022 del 9,7%, a fronte di una flessione del 14,5% del genere maschile. Nell’analisi dei saldi occupazionali per età, il trend del saldo dei giovani risulta analogo a quello dell’anno precedente, così come per le età intermedie. Migliora invece del 10,3% il saldo negativo dei lavoratori anziani. Sul fronte delle nazionalità, il saldo dell’occupazione degli stranieri supera per la seconda volta, dopo l’anno della pandemia, quello degli italiani, con 53.689 unità contro 47.193 e arriva ad un’incollatura dall’incremento occupazionale record del 2021.
Considerando le imprese e i settori, il trend nel complesso resta buono. Nelle classi dimensionali di impresa la dinamica è trainata dalle piccole imprese. Il loro saldo occupazionale positivo cresce del 30% sul 2022. Il saldo continua ad essere positivo anche per le aziende di medie e grandi dimensioni, ma in calo rispetto all’anno precedente, dell’1,4% nel primo caso, dell’11,4% nel secondo.
A differenza del 2022 tutti i settori presentano un saldo occupazionale positivo. Nei settori della finanza e delle aziende varie si inverte il segno da negativo a positivo. Agricoltura, costruzioni, commercio e pubblica amministrazione fanno meglio dell’anno precedente. In particolare nel commercio il saldo positivo cresce del 46,7%. L’incremento è invece minore del 2022 nel manifatturiero, nell’informazione e nelle imprese professionali.
Considerando infine i dati della città metropolitana e delle province lombarde abbiamo andamenti occupazionali positivi, ma differenziati. La Città Metropolitana continua a superare la metà del saldo occupazionale della regione (51%), ma per il secondo anno consecutivo la quota è in arretramento a partire dal 64% del 2021, insieme ad una progressiva riduzione dei nuovi occupati.
Fatta eccezione per Bergamo e Lodi, nelle province invece l’occupazione cresce più dell’anno precedente, con un vero e proprio exploit a Mantova, dove la crescita è superiore al 189% di quella del 2022.
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